Transformers: il Risveglio – Recensione

Transformers – Il risveglio, settimo film della serie ispirata ai famosi giocattoli Hasbro, serve da rilancio verso un crossover tutto in famiglia.

Una bella storia non ha bisogno di complicazioni e lungaggini per essere raccontata bene. I problemi sorgono quando il soggetto è ripetitivo, la trama poco appassionante, perché quello che c’era di buono è già stato raccontato ma il “il cassetto” intima di andare avanti.

La saga dei Transformers poteva sembrare avviata all’esaurimento e invece arriva adesso una nuova puntata, che si colloca negli anni ’90, seguendo gli eventi narrati dal film Bumblebee, ambientato negli anni ’80 (uscito nel 2018).

Tutto era iniziato nel 2007, con il primo film della serie, di cui cinque diretti da Michael-il distruttore-Bay. Erano seguiti La vendetta del Caduto nel 2009, un terzo capitolo nel 2011, poi L’era dell’estinzione nel 2014 e L’ultimo cavaliere nel 2017. Due dei personaggi costanti sono stati gli eroici Autobot Optimus Prime e Bumblebee.

La saga era stata attesa con curiosità e, pur con qualche flessione, la serie di film basata sui giocattoli Hasbro, era riuscita a dare momenti di divertimento. Lungo cinque film più un prequel, avevamo imparato a conoscere i giganteschi Autobot provenienti dal pianeta Cybertron, in fuga dai Decepticon capitanati dal feroce Megatron, che era alla ricerca  del cubo AllSpark, fonte di inesauribile energia che risultava precipitato sulla Terra.

Anthony Ramos Dominique Fishback
Enormi robots e piccoli umani lottano insieme.

Era poi subentrato un rapporto di alleanza con gli umani, che avevano imparato a riconoscere i robot buoni da quelli cattivi, alleanza tradita però dal nostro genere, il rapporto con il quale passava nel terzo film attraverso altre movimentate avventure, che culminavano nella devastante battaglia di Chicago.

In questi film l’eroe umano era stato Shia LaBeouf. Nel quarto film era subentrato Mark Wahlberg, come alleato umano a difendere i robot che varie agenzie governative braccavano per sfruttare il materiale di cui sono fatti, il Transformio.

Dopo una battaglia in cui erano entrati in campo anche i Dinobot (antichi robot barbari), Optimus Prime lasciava la Terra e partiva alla volta dei Creatori. Il quinto film (ancora con Wahlberg, per noi il peggiore), risaliva addirittura con un flashback ai tempi di Re Artù, con i suoi Cavalieri e Merlino, con gli umani contemporanei ormai irrimediabilmente ostili ai Transformer, in una trama così arzigogolata da essere vissuta come pure pretesto per scene d’azione, scontri e sfracelli vari.

Anthony Ramos
Noah, il protagonista umano, e Mirage, new entry fra i Transformers.

Nella demenziale storia, che ruotava intorno al possesso dell’antico bastone di Merlino e vedeva l’ingresso in scena anche di draghi-robot, era rimasto coinvolto Anthony Hopkins, che interpretava l’ultimo membro di un’antica discendenza.

Dopo il film dedicato a Bumblebee, che era un prequel, si è andati avanti in quella direzione, narrando fatti antecedenti a quelli del 2007. Oggi, dopo una pausa di sei anni, arriva Transformers – Il risveglio, distribuito da Eagle Pictures, con un interprete maschile latino e una femminile di colore, alcuni Transformer “storici” e alcune novità: i Maximals, robot simili ad animali, che vivono nella giungla del Perù (buoni) e altri del gruppo dei Decepticon (cattivi).

Non per nulla in originale il film si chiama Rise of the Beasts. Il giovane Noah, reduce dall’esercito, fatica a trovare un lavoro che gli permetta di aiutare la madre a pagare l’affitto e le cure mediche per il fratellino malato. Anche l’altrettanto giovane Elena fatica a far riconoscere le sue qualità nel museo in cui lavora, dove viene sfruttata senza che il suo valore sia riconosciuto.

Optimus Prime
 Non poteva mancare Optimus Prime.

Un misterioso manufatto, che è in realtà un Transwarp (Chiave a Transcurvatura, divisa in due parti), li getta nella mischia, nella lotta fra robot buoni e robot malvagi. Il possesso dell’oggetto consentirebbe infatti al malvagio Unicron di assorbire la Terra e passare poi a “pasteggiare” in altri Universi.

Dopo una prima parte introduttiva, si entra nell’azione, con l’alleanza fra i due umani e i Transformers che da New York si spostano in Perù, dove si trova la seconda parte del manufatto. La terza parte del film consiste nello scontro finale, in cui si salderà l’amicizia fra gli umani e le gigantesche creature meccaniche.

Finale che allaccia la saga a un altro noto prodotto della ditta. Una scena nei titoli di coda, nessuna alla fine. Che dire? Forse arriverà un giorno in cui sentendo parlare per l’ennesima volta di “portali temporali che mettono in contatto universi diversi”, lo spettatore avrà un mancamento, perché davvero di certi soggetti siamo un po’ stanchi, puro pretesto per far passare ogni tipo di assurdità, per permettere alla trama ogni svolta più incredibile.

Optimus Primal
Il leader dei Maximals, Optimus Primal.

Del resto siamo qui a parlare di robot giganti che in un nanosecondo si tramutano in camion, auto, moto, aerei. Per raccontare questa esile storia, ci si sono messi in cinque, non stiamo ad elencarli. Dirige professionalmente Steven Caple Jr. (molte serie tv e Creed II). Anche come scelta di canzoni ci aspettavamo meglio, potendo pescare nell’hip hop e nel soul dei primi anni ’90.

Si ripresentano insomma, ma aggravati, tutti i difetti notati negli altri film (con l’eccezione del primo), le trame aggrovigliate, l’eccessiva durata, il montaggio super-frenetico, i finali che non finiscono mai, gli oggetti da trovare stile videogame (l’AllSpark, un oggetto finito sulla Luna, un misterioso “Seme”, il bastone di Merlino, qui il Transwarp), la difficoltà nel conciliare l’azione con la commedia, i troppi robot che alla fine si confondono, l’azione così frenetica da risultare confusa.

Ma si capisce che l’avventura serve da puro ponte verso un nuovo film in cui far incontrare personaggi appartenenti a due universi di successo (non vogliamo spoilerare), risparmiando sul cast “umano” che vede attori non molto noti, se non agli appassionati di serie tv.

Al tema del drop-out, che sia umano o meccanico, che deve fare “famiglia” per venire accettato, riconosciuto e trovare il suo spazio nel mondo, aggiungiamo il solito “messaggio”, per cui uniti si vince eccetera eccetera, il lancio del crossover con un altro noto franchising stelle e strisce, qualche contentino agli spettatori 30/40enni nostalgici a vita e il pacco è confezionato. Che tipo di “pacco” sia, è come sempre soggettivo.

Scheda tecnica:

regia: Steven Caple Jr.

cast: Anthony Ramos, Dominique Fishback, Lauren Vélez

voci: Peter Cullen, Ron Perlman, Peter Dinklage, Michelle Yeoh

Distribuzione: Eagle Pictures

Genere: azione, avventura, fantasy

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.