Race for Glory – Recensione

Race for Glory è un film che racconta dei rally automobilistici, ai tempi della rivalità Lancia/Audi sotto la guida del mitico Direttore sportivo Cesare Fiorio.

Gareggiare per partecipare? No, gareggiare per vincere. Questa era la ragione di vita di Cesare Fiorio, influente personaggio nel mondo automobilistico italiano, dagli anni ’60 fino al 2000.

Decisivo il suo ruolo di direttore sportivo Lancia/Fiat nel campo dei rally, specialità che dagli anni ’60 aveva raggiunto un gradimento di pubblico altissimo.

Le vittorie costituivano il più potente spot pubblicitario per vendere più macchine, gli sponsor abbondavano e i telespettatori erano milioni. Con Fiorio, Fiat Lancia ha vinto 18 titoli mondiali.

Il film Race for Glory, distribuito da Medusa, è diretto da Stefano Mordini (La scuola cattolica, Gli infedeli, Pericle il Nero), da lui scritto insieme a Filippo Bologna. Il regista è alla sua quinta collaborazione con Riccardo Scamarcio, che di questo film è anche produttore oltre che interprete.

Riccardo Scamarcio Katie Clarkson-Hill

Un direttore sportivo e il suo team.

La trama si focalizza sul Campionato del Mondo del 1983, in cui la teutonica Audi, forte di superiore tecnologia (la trazione integrale su tutto), di maggiori finanziamenti, sotto la valida guida di Roland Gumpert (Daniel Brühl) rappresentava il nemico da battere.

E si racconta la strenua lotta di Fiorio, per convincere i vertici dell’azienda, per trovare i piloti giusti, uno su tutti Walter Röhl (l’attore Volker Bruch), soprannominato “Re di Montecarlo”, e per fare fronte a tutti i mille incidenti di percorso che una simile impresa implicava.

Alcuni sconfitti anche con italica creatività, con qualche escamotage da furbetto, senza mancare però di dirci che anche Audi aveva preso qualche disinvolta scorciatoia.

Riccardo Scamarcio Daniel Brühl

Riccardo Scamarcio e Daniel Brühl, Cesare Fiorio e Roland Gumpert, Lancia vs Audi.

Questa narrazione è intrecciata alle varie sessioni di gara sui veri percorsi dei famosi circuiti (fra cui Grecia, Monte Carlo e Sanremo), con gli inevitabili problemi tecnici e relativi incidenti.

Se c’è un aspetto più debole nella narrazione, consiste nel voler inserire anche qualche notazione sull’intimità di Fiorio, ma così poco dettagliata e di scarso peso che quei momenti si avvertono come una perdita di tempo.

Quindi Race for Glory (titolo originale 2Win) resta in equilibrio fra una biografia parziale e rispettosa e la descrizione di un campionato entusiasmante, che in quell’anno era stato molto seguito vista la disparità fra i due maggiori contendenti.

Riccardo Scamarcio Volker Bruch

Il direttore sportivo e il suo pilota di punta.

L’ambiente in cui si muovono i personaggi è multilingue e spiace che nella versione italiana siano stati tutti doppiati, con solo poche battute lasciate in originale con sottotitolo. Che senso ha avere Daniel Brühl, per doppiarlo?

Scamarcio stesso pronuncia qualche battuta in francese e in inglese, lingua in cui ha recitato interamente in Assassinio a Venezia. In un cameo compare Lapo Elkann nel ruolo del mitico nonno, l’Avvocato. Quando mai gli poteva capitare.

Nel finale vedremo i reali protagonisti della storia vera, che però si dichiara ufficialmente assai romanzata. E questo una volta di più lascia perplessi, come in tante altre recenti biografie.

Lancia Audi

Un sorpasso brutale.

Se si chiama un personaggio con il suo nome e cognome, non dovrebbe essere lecito variare troppo la sua storia. Riccardo Scamarcio conferisce a Fiorio una pensosità un po’ luttuosa che non sappiamo se gli appartenesse davvero.

Si può ipotizzare che tutta la storia vera, il campionato e il personaggio, siano stati più appassionanti di questa finzione.

Le riprese delle prove e delle gare sono discretamente realizzate (migliori quelle dall’esterno delle vetture), con un ottimo l’audio, e mostrano anche con realismo la follia del pubblico che si affollava sui bordi delle strade, senza la minima protezione, per veder passare a tutta velocità le macchine del cuore, rischiando davvero la vita (come si vede anche nel film Ferrari, nella scena dell’incidente del 1957 durante le Mille Miglia).

In presenza di capacità produttive infinitamente inferiori, è ingiusto ogni paragone con film come Rush o (soprattutto) Le Mans ’66 (Ford vs Ferrari). Ma Race for Glory resta un film ibrido, in cui non funziona completamente il mix fra ol ritratto personale del protagonista e la narrazione di quel mitico campionato, capace di entusiasmare le masse in modo oggi inimmaginabile. Un entusiasmo che lo spettatore del film non potrà condividere.

Scheda tecnica:

Regia: Stefano Mordini

Cast: Riccardo Scamarcio, Daniel Brühl, Haley Bennett, Volker Bruch, Katie Clarkson-Hill

Distribuzione: Medusa Film

Genere: drammatico, biografico, sportivo

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.