Assassinio a Venezia – Recensione

Con Assassinio a Venezia Kenneth Branagh torna per la terza volta nei panni del famoso investigatore Hercule Poirot, in una trasferta veneziana.

Sir Kenneth Branagh torna sui nostri schermi per la terza volta come protagonista e regista di un film dedicato a Hercule Poirot, l’investigatore nato dalla penna di Agatha Christie nel 1920.

Dopo Assassinio sull’Orient Express (2017) e Assassinio sul Nilo (2022), Assassinio a Venezia è tratto dal romanzo breve Poirot e la strage degli innocenti scritto nel 1969, ma così liberamente da risultare quasi irriconoscibile. Siamo nel 1947 a Venezia, città che come il resto del paese sta cercando di risollevarsi dalla fine della guerra.

Poirot vive in isolamento, rifiutando contatti personali e professionali con il mondo, protetto da un ex poliziotto dai modi brutali e sbrigativi (Riccardo Scamarcio). A bussare alla sua porta suscitando la sua curiosità sarà Ariadne Olivier (Tina Fey), vecchia amica, scrittrice ambiziosa, che lo coinvolge in una seduta spiritica nel palazzo di seducente decadenza della cantante Rowena Drake (Kelly Reilly), ancora sconvolta dalla morte dell’amatissima figlia Alicia.

Mentre nella città impazzano i festeggiamenti di Halloween, festa che si dichiara già importata dagli americani (prendiamola per una licenza poetica), sul posto arriva la medium di fama mondiale Joyce Reynolds (Michelle Yeoh), guardata con sospetto o perplessità dal gruppetto di ospiti di Rowena.

Kenneth Branagh

Il nuovo aspetto del vecchio personaggio.

Che sono una tormentata governante (Camille Cottin), un medico reduce di guerra (Jamie Dornan) con il suo affezionato figlioletto, l’ex fidanzato di Alicia, uno chef di lusso. Al gruppo si aggiungono due giovani aiutanti della medium.

Quando avviene il primo delitto, è fra loro che Poirot si metterà a indagare, mentre il maltempo infuria e il palazzo resta isolato dal resto della città, aggredito esternamente dalla furia degli elementi, mentre all’interno bastano i segreti e i peccati degli ospiti ad agitare le acque.

“Chiunque può averlo fatto e tutti hanno una buona ragione per farlo”, come già aveva detto in un film precedente Hercule. Che torna in una sempre valida caratterizzazione da parte di Kenneth Branagh, molto differente dall’iconografia classica, più gradevole fisicamente dell’originale anche se munito di un paio di foltissimi e prolungati baffoni che gli tagliano orizzontalmente la faccia.

Kenneth Branagh Tina Fey

Tina Fey in un ruolo “serio”.

Abbiamo spesso detto che non è necessario che un film duri due ore o più per mettere in scena efficacemente la storia che vuole raccontarci. In questo caso però al film, che dura un’ora e 43’ compresi i titoli di coda, avrebbe giovato un po’ di tempo in più per approfondire i personaggi, donare loro almeno un poco di interazione per definirli meglio, per avvicinarli allo spettatore e renderlo così più partecipe alle loro sventure, per contrariarsi ai loro decessi.

Un poco di spazio viene dato al dottore in PTSD e al suo figlioletto e ovviamente a Poirot e alla scrittrice. Il resto sono figurine, la cui storia è raccontata in veloci recap durante l’indagine, mentre Poirot cerca di ricostruire l’accaduto. Sempre ammaliante la laguna veneziana che fa da scenario, dopo l’Europa dell’Est percorsa dall’Orient Express del primo film o il Nilo e il deserto del secondo.

Assassinio a Venezia, distribuito da Disney, porterà ancora più turisti nella nostra bellissima città, che non faranno una piega nel pagare il biglietto d’ingresso a tanta meraviglia. La bellezza della cornice, la suggestione delle scenografie, enfatizzate dalla bella fotografia di Haris Zambarloukos, che negli interni incrementa il tono horror dell’atmosfera, non bastano però a suscitare la curiosità dello spettatore, a provocare il suo coinvolgimento.

La Grande Bellezza della nostra città più nota.

Anche il tema dello scontro razionalità vs sovrannaturale in cui dovrebbe dibattersi Poirot, è dichiarato più che partecipato. Tutti abbiamo i nostri fantasmi, non importa di che sostanza o natura siano, l’unica soluzione è andare avanti a vivere come meglio si può.

Non molta sostanza per appoggiarci un intero film, se la parte crime è scontata e poco appassionante. Il che stupisce perché la scrittura è ancora una volta di Michael Green, autore della sceneggiatura dei due film precedenti, che vanta la collaborazione anche a film come Logan, Blade Runner 2049 e altri successi su grande e piccolo schermo.

Colonna sonora dell’ottima compositrice islandese Hildur Guŏnadóttir (Tar, Joker, Soldado) e selezione di canzoni meno banale del solito, così come la coloritura dei personaggi italiani è più sobria del solito.

Per concludere, anche questa terza trasposizione di un capolavoro di Agatha Christie per mano di Kenneth Branagh (appena visto in un piccolo ruolo in Oppenheimer), è un elegante esercizio di stile dal tono demodé, con qualche raffinatezza registica che si fa notare, con un protagonista più umanizzato e in preda ai sentimenti di quanto sia mai stato sulla pagina scritta.

Manca però per lo spettatore il gioco delle indagini, l’interpretazione degli indizi (che Agatha Christie metteva sempre a disposizione del lettore), nella speranza di prevenire le deduzioni di Hercule, di smascherare in anticipo le bugie, le finte confessioni, il complesso piano che sta dietro l’assassinio, perché gli viene fornito poco materiale di base.

Tutto si risolve in una serie di incontri/scontri fra l’investigatore e i personaggi, qualche flashback, mentre i pochi “jump scare” sono dovuti agli effetti sonori. La scansione dell’azione, l’alternanza dello scambio di battute, i campi e controcampi, la raffinatezza della scenografia fra arredi e costumi, anche il parco uso di CG è tradizionalmente confortante, quasi rassicurante, niente grosse emozioni, pochissimo sangue, nonostante trailer ingannevoli che promettevano un tono più gotico/horror.

Potere alla parola, insomma, in una trasposizione che più ancora delle altre mantiene un tono teatrale.

Scheda tecnica:

Regia: Kenneth Branagh

Cast: Kenneth Branagh, Camille Cottin, Jamie Dornan, Tina Fey, Kelly Reilly, Riccardo Scamarcio, Michelle Yeoh, Jude Hill

Distribuzione: Walt Disney

Genere: thriller, poliziesco

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.