La petite – Recensione

La petite è un film francese di buoni sentimenti e di brave persone, sul tema della maternità surrogata, interpretato da un grande Fabrice Luchini.

Oltre ai generi cinematografici canonici (commedia, dramma, noir, thriller, fantascienza e così via), bisognerebbe cominciare a considerare anche “commedia francese”.

Perché, che sia lieta o malinconica, intimista o socio/politica, che sia un poliziesco o una storia di sentimenti, con la giusta drammaticità o con una grazia mai melensa, avrà spesso quel tocco che la renderà più gradevole, grazie anche a interpreti sempre all’altezza.

Certo si tratta di film pensati per una distribuzione oltre i confini nazionali, forse anche in Francia certi film meno riusciti se li tengono solo per il mercato interno, resta che il confronto con la media delle produzioni italiane è spesso perdente per il nostro cinema, incapace di raccontare con i toni giusti storie di vite comuni e di attualità.

Un esempio che riunisce una bella narrazione (e ottime interpretazioni) a un tema assai interessante e molto dibattuto, è La petite (la piccina), diretto da Guillaume Nicloux, tratto dal romanzo Le berceau di Fanny Chesnel, pubblicato nel 2019, quando il problema trattato nel film era forse oggetto di minori polemiche.

Fabrice Luchini

Fabrice Luchini, un attore che è diventato una garanzia.

Nel ruolo del protagonista troviamo Fabrice Luchini, attore che invecchiando è costantemente migliorato, garanzia di film di sempre buon livello (non ci spieghiamo ancora Un uomo felice, dell’anno scorso, ma tutti possono sbagliare, ogni tanto).

Qui interpreta Joseph, solitario vedovo mai consolabile, raffinato restauratore e piccolo collezionista in quel di Bordeaux, in condizioni economiche non eccelse. Una vita dedicata alle sue passioni, la moglie e il lavoro, lo ha reso poco empatico nei confronti dei figli, Emanuel e Aude.

Del maschio ha accettato l’omosessualità senza problemi, meno convinto di Joachim, l’uomo con il quale è andato a convivere. Che ha voluto un figlio, che dovrà nascere da una madre surrogata, che sta crescendo nel suo utero un figlio, nato dall’ovulo di una donatrice anonima e dal seme di Emanuel.

Fabrice Luchini, Mara Taquin

Quella che potrebbe essere una piccola, nuova famiglia.

Ma il destino decide diversamente e i due giovani uomini muoiono in un incidente aereo. Joseph, la figlia e i due genitori di Joachim sono distrutti dal dolore, ma in Joseph si fa subito strada il pensiero della creatura in arrivo, della quale per motivi legali finirebbe per decidere la madre (che madre non è).

Se infatti Joseph e gli altri sono tutti francesi, la giovane donna che a pagamento ha accettato di offrire il suo utero in affitto ma niente più (la “mère porteuse”, in francese), è belga e là vigono leggi diverse e la neonata potrebbe finire in adozione a estranei totali.

Joseph decide che la vita gli ha già portato via abbastanza e quindi rintraccia la ragazza, faticosamente, perché le leggi là in vigore non aiutano. Trova una giovane donna su cui la vita si è già accanita e per niente incline a capire i rovelli dell’anziano signore.

Fabrice Luchini, Mara Taquin

Fabrice Luchini e Mara Taquin, un padre e una ragazza che non sa essere madre.

La petite, evitando accuratamente ogni alzata di toni, ci porta lungo il percorso virtuoso che intraprenderanno tutti i personaggi, ciascuno alle prese con le conseguenze dei propri sbagli, che non sono dipesi sempre e solo da loro stessi.

Il che dovrebbe portarli a considerare come evitare che questa catena pesi anche su una nuova vita, del tutto innocente, che non ha chiesto nulla, nemmeno di essere messa al mondo. Ma questo è avvenuto ed è obbligatorio affrontare le conseguenze, da parte di chi in vario modo è rimasto coinvolto.

La petite è distribuito da Movies Inspired, casa capace di scegliere bene i suoi titoli (ricordiamo alcune delle ultime commedie, il drammatico Un altro mondo, il brillante L’innocente, il surreale Il mistero del profumo verde e il sentimentale Una relazione passeggera), sempre garanzia di un buon livello qualitativo.

Il film racconta di vita e di morte, di vite vecchie e vite nuove, di come il senso morale di una persona onesta possa, debba avere la meglio della cieca burocrazia, sull’egoismo e l’indifferenza di tanti.

Lo fa con sentimento, anche sentimentalismo, se vogliamo, ma sobriamente, mentre accarezza le orecchie dello spettatore con la bella colonna sonora di Ludovico Einaudi.

Senza moralismi, senza proclami politici, senza dubbi etici, oltre ai travagli affettivi dei personaggi, il film mostra i problemi legati a certe scelte, quando non si sia provveduto con la massima chiarezza a coprire ogni possibile problema legale futuro, legato a fenomeni imponderabili, a sviluppi inimmaginabili. Perché si sa che gli dei ridono sempre, mentre gli uomini fanno i loro piani.

Scheda tecnica:

Regia: Guillaume Nicloux

Cast: Fabrice Luchini, Mara Taquin, Maud Wyler

Distribuzione: Movie Inspired e Circuito Cinema

Genere: drammatico

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.