Povere creature! è il nuovo film del discusso regista Yorgos Lanthimos, in cui l’indiscutibile bellezza della forma non sopperisce ai difetti del contenuto.
Che uno sia maschio o femmina, alto o basso, bello o brutto, ricco o povero, la differenza la fa sempre il cervello. E quello è il problema principale di Bella Baxter, una giovane donna di cui si occupa il misterioso Dottor Godwin Baxter, stimato chirurgo in una Londra vagamente ottocentesca.
Quando gli era stato portato il cadavere di una giovane donna incinta, che si era suicidata lanciandosi nelle gelide acque del Tamigi, Godwin aveva velocemente operato e trapiantato il cervello del feto ancora vivo nel corpo morto della madre, rivitalizzando la sua creatura in stile Frankenstein, chiamandola Bella in questa sua nuova vita.
Esperimento riuscito, con la sua Creatura vive e vegeta, impegnata nel difficile compito di crescere, un corpo adulto governato dal cervello in rapido sviluppo di un neonato. Godwin è uno scienziato laico, un uomo che in nome della ricerca ha subito dal padre terribili mutilazioni, e vive pertanto in modo molto riservato, al di fuori delle sue lezioni universitarie.
Bella è tenuta anche lei lontana dal mondo, per evitare traumi a lei ma anche a chi la incontrasse, bellissima ma goffa, intelligente ma priva di qualunque tipo di freno, un’intelligenza in rapido sviluppi ma senza filtri, capricci infantili e pretese da adulta.
Una bambina, una donna?
Tutto procede faticosamente bene, finché in casa non entra il viscido avvocato Wedderburn, che se ne incapriccia, data anche la totale mancanza di freni inibitori di Bella (che adora i “furiosi sobbalzi”, come chiama fare sesso), e la convince a seguirlo.
Godwin non si oppone, perché rispetta l’indipendenza della sua creatura, che deve potersi sviluppare, deve apprendere, sperimentare, scegliere e decidere in tutta autonomia. E questo farà Bella, sempre sicura di se stessa nonostante il mondo maschile la voglia relegare a un unico ruolo, attraverso una serie di incontri e di esperienze anche scioccanti, mai imposte ma razionalmente accettate.
Da frequentazioni diverse, letture istruttive, esperienze fondanti, Bella arriverà ad affrontare l’ultimo ostacolo fra lei e una piena presa di coscienza, quando incontrerà l’uomo che era stato all’origine di tutto.
Bella con una “bestia”.
Povere creature!, premiato con il Leone d’oro al Festival di Venezia del 2023, distribuito da Walt Disney Company, è diretto da Yorgos Lanthimos, con la sceneggiatura di Tony McNamara, già con lui per La favorita, ispirandosi molto liberamente al romanzo di Alasdair Gray, pubblicato nel 1992.
Purtroppo Lanthimos tramuta i molti interessanti spunti della narrazione in un’irritante lezioncina sulla condizione femminile e sul rapporto con il potere, sui meccanismi capitalistici, sullo sviluppo della sessualità femminile.
Nel suo stile, lo fa accentuando il tono grottesco e indugiando su molti dettagli disgustosi, con il compiacimento che gli è proprio. Toni che per di più non appartengono al romanzo originale.
Lo scienziato dalla “mostruosa” sensibilità.
Per fortuna a bilanciare questi problemi della narrazione c’è la gran prestazione degli attori. Emma Stone, che ha già lavorato con Lanthimos in La favorita, offre una prova di maturità davvero sorprendente in un ruolo difficile, dopo tante commedie di successo (La La Land, Crudelia).
Willem Dafoe riesce a essere toccante in questa versione di un particolare “mad scientist”. Mark Ruffalo è il laido avvocato, la cui esibita e compiaciuta corruzione morale non tocca Bella, che ignora tutti questi concetti basati su religione, moralismo, pregiudizio. Non puoi essere peccaminosa se ignori cose significhi il peccato.
Ramy Youssef, Golden Globe nel 2020 per la sua serie tv Ramy, è l’assistente volonteroso e innamorato. Compaiono anche Christopher Abbott, Hannah Schygulla e Margaret Qualley.
Una splendida e bravissima Emma Stone.
Visto che indiscutibilmente la parte migliore del film, oltre alla recitazione, si trova nella confezione più che nel contenuto, ci dilunghiamo nel sottolineare la bellezza e l’originalità delle scenografie e degli arredamenti, di spettacolare bellezza e originalità.
Sono opera di Shona Heath e James Price, in un’esplosione di stili in cui si trovano fantasiose rivisitazioni fra vittoriano/liberty/steampunk, con architetture in CG che sarebbero piaciute a Dalì.
Per i folli costumi fra vittoriano, barocco e moderno, ringraziamo Holly Waddington, le deliziose e inquietanti creature ibride, frutto di esperimenti stile Dottor Moreau, sono di Simon Hughes, artista degli effetti visivi.
Bella e il suo viaggio.
A riprendere tutta questa meraviglia, la fotografia di Robbie Ryan, che dal bianco e nero vira in colori sempre più saturi mano a mano che procede la narrazione, assecondando la passione di Lanthimos per il grandangolo.
Discorso a parte le musiche, dalle note dissonanti, quasi dodecafoniche, di Jerskin Fendrix. A tratti urtanti per l’orecchio dello spettatore, stranianti e spiazzanti, archi che feriscono le orecchie, stonature e distorsioni, percussioni improvvise, risultano alla fine l’unico commento musicale possibile per una storia come questa.
Quindi cosa ci vuole dire il cinquantenne Lanthimos, con la sua visione nichilista del mondo, dell’umanità, per cui ogni rapporto sottintende un dominio e una sottomissione, dalla famiglia allo Stato?
I costumi di spettacolare ricchezza.
La presunta fustigazione del “patriarcato” sembra essere la tigre da cavalcare di questi tempi, specie se da parte di un uomo, che così dimostrerebbe la sua sensibilità.
Lanthimos lo fa con argomentazioni che sono uno specchietto che farà emergere le tante allodole che fra spettatori e critici si faranno abbagliare da una storia che tratta con argomentazioni discutibili (ma astute) il tema della formazione e dell’affermazione di un essere umano femminile, privato però di tutti i condizionamenti che l’educazione e la società gli vorrebbe imporre, dalle buone maniere a tavola al controllo della vescica, condizionamenti che ovviamente in questa narrazione vertono sulla sfera sessuale.
Per fare un discorso che ogni donna avrà rimuginato fra sé e sé, vivendo responsabilmente, il regista sceglie un modo estremo, sgradevole, che sembra immergersi con voluttà in dettagli non necessari, concentrandosi sulla sfera sessuale.
Le audaci architetture, futuristico/retrò.
Certo la degradazione disgustosa che Bella accetta razionalmente, non è da lei vissuta come tale, perché Bella è senza vergogna in quanto senza peccato (del resto non è “nata” da un atto sessuale), e chi cercherà di imprigionarla in un ruolo, sarà sconfitto.
Ma che ragionamenti para-filosofici su società e capitalismo debbano passare attraverso l’esibizione del corpo nudo di Emma Stone impegnato lungamente in sgradevoli attività con disgustosi individui, non ci sembra necessario.
E abbiamo ancora bisogno che ci venga “spiegato” che il giudizio morale su una donna dalla sessualità libera è sempre severissimo, mentre l’uomo con un pari comportamento gode della stima e dell’ammirazione universale?
Gli arredamenti di sontuosa eccentricità.
L’espressione della sessualità fa parte dei bisogni primari, esattamente come mangiare o defecare, ma dalla notte dei tempi, per antropologici motivi che qui sarebbe lungo elencare, nelle donne è stata sempre controllata, repressa, anche ferocemente.
Bella, che è un foglio bianco, una tabula rasa, non lotterà, semplicemente vivrà, passando indenne attraverso avventure che potrebbero costarle la salute, la vita, non accettando niente di quanto la società (gli uomini e le donne a loro asservite) cercano di imporle, senza che la sua sia una ribellione violenta.
Semplicemente, razionalmente, smonta i ragionamenti assurdi, le regole ridicole, i giudizi offensivi, ribaltandoli su chi cerchi di bloccarla, di condizionarla. Non è da tutte, non va così per tutte, davvero questa è una strada percorribile?
Siamo nel campo della fiaba, della metafora lo abbiamo capito, ma la forzata, estrema messa in scena non ci ha convinto. Non resta che chiedersi: le “povere creature” del titolo alla fine, chi sono?
Scheda tecnica:
Regia: Yorgos Lanthimos
Cast: Emma Stone, Mark Ruffalo, Willem Dafoe, Christopher Abbott, Ramy Youssef, Margaret Qualley, Jarod Carmichael, Hanna Schygulla, Kathryn Hunter
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Genere: fantastico, drammatico