Erano ragazzi in barca – Recensione

Il film Erano ragazzi in barca, diretto da George Clooney, racconta una storia vera di riscatto avvenuta in America prima della Seconda Guerra Mondiale.

Quando le cose vanno male, cosa si fa? Ci si accanisce in uno sterile cupio dissolvi, si incrementa il pessimismo, si accentuano i toni cupi raccontando desolate storie senza speranza?

No, deve aver pensato George Clooney, 62enne di gran fascino e successo, con un invidiabile patrimonio personale, democratico convinto, bella moglie avvocatessa che si batte per i diritti civili fra un party e l’altro.

No, ha pensato, raccontiamo invece un’edificante storia vera di riscatto e rinascita, ambientata ai tempi della Grande Depressione, periodo che oggi sembra sul punto di ritornare, con le tante baraccopoli che stanno invadendo il paese, simili a quella su cui si apre il film.

E così Clooney ha scelto il libro di Daniel James Brown, pubblicato nel 2013, Erano ragazzi in barca, che racconta la storia vera della squadra di canottaggio dell’Università di Washington che vinse una medaglia d’oro alle Olimpiadi estive di Berlino del 1936, quando Hitler voleva dimostrare al mondo la superiorità della Germania anche in campo sportivo.

callum turner

Callum Turner interpreta il protagonista della storia.

Seattle, 1936, fame e miseria. Joe Rantz, in cerca di figure di riferimento dopo la morte prematura della madre e l’abbandono del padre, vive in una macchina abbandonata ma studia ingegneria all’Università di Washington.

Per pagare la retta non gli resta che affrontare una dura selezione per entrare nella squadra di canottaggio, sport di cui non sa nulla, che gli offrirebbe però una stanza e una paga.

Tutti gli altri compagni di vogata arrivano da situazioni problematiche e si forma così una squadra di veri “underdog”, di ragazzi coraggiosi e volonterosi, ma emarginati e disprezzati rispetto alle altre squadre di uno sport “da ricchi”.

Chris Diamantopoulos Joel Edgerton, James Wolk

Alcuni dei pochi sostenitori del team di ragazzi poveri.

Il film segue la solita nobile trafila dei film sportivi (se è scontata non vuol dire che non sia vera), narrata seguendo le usuali tappe: l’introduzione del personaggio, la selezione, il rapporto con altri compagni, i duri allenamenti, la prima gara vittoriosa.

Segue la prova più importante, e ancora l’ultimo ostacolo da superare, la trasferta lontano da casa, gli allenamenti sempre più duri, i nervosismi e i dubbi, impegnati in una gara di rivalsa sociale: ricchi borghesi contro poveracci, establishment contro emarginati, vestiti logori e scarpe con i buchi contro divise di lusso.

E si chiude con l’apoteosi finale in una Berlino di cui non sapevano niente, contro tedeschi già antipatici, contro cui avrebbero combattuto ben più tragicamente pochi anni dopo.

callum turner Hadley Robinson

Perché non si vive di solo canottaggio.

Anche essere scelti per il cast di un film diretto da George Clooney corrisponde alla selezione per entrare nella squadra, che in The Boys on the Boat (il titolo originale) è composta da Callum Turner, giovane attore molto lanciato (è nella serie Masters of the Air, lo ricordiamo anche in The Capture, Ripper Street e I Borgia, oltre che come fratello di Newt Scamander in Animali fantastici e dove trovarli).

Insieme a lui si notano alcune facce interessanti a fianco di altre più anonime. Vedremo se qualcuno di loro farà strada. L’ottimo Joel Edgerton, sempre in crescita e attivo anche come sceneggiatore, come ricordavamo parlando del film The Rover, è l’allenatore capace di sognare.

Qui è affiancato e spalleggiato dal fido James Wolk e da Chris Diamantopoulos, il cronista radiofonico che tifava per la quadra di outsiders (entrambi due facce note). Così come noto è Peter Guinness, il paterno progettista degli scafi. Le due figure femminili del film sono l’innamorata del bel Joe e l’altrettanto innamorata moglie dell’allenatore.

Jack Mulhern Callum Turner

Uno sport di squadra che richiede molta solidarietà.

Siamo però sempre alla retorica che anche dal fango di una baraccopoli ci si può rialzare e con impegno (lacrime e sudore sempre) si può risalire la china sociale, arrivando magari perfino a vincere. Per quanto, ricavandone cosa, non si sa bene.

Tutto ottimo, figurarsi, ma in un momento sociale così drammatico per gli USA ci saremmo aspettati qualcosa di diverso, di più coraggioso di un onesto film, diretto con uno stile tanto classico da sembrare semplicemente vecchio.

Un film diretto da una persona animata dalle migliori intenzioni, non dubitiamo, ma che non ha mai provato davvero ciò di cui sta parlando. Sui titoli di coda vedremo i veri protagonisti della storia.

Nello sport, uno per tutti e tutti per uno.

Belle le riprese delle gare soprattutto quelle dall’alto, del resto il canottaggio ben si presta con le sottili lance che fendono l’acqua e i remi che si muovono potenti e in perfetta sincronia.

Avremmo preferito una narrazione tragica, di speranze spezzate e sogni infranti, un Furore del nuovo millennio? Non è questa la storia e non è questo il regista. Vediamo chi ci arriverà, a raccontare l’America di oggi che somiglia tanto, troppo a quella di più di un secolo fa.

Antiquato e piacevolmente old style, Erano ragazzi in barca, distribuito direttamente in streaming da Prime Video dal 21 marzo, è come un alchermes sorseggiato nel salotto della nonna, mentre traduce in immagini una storia vera, che per tanti versi avrebbe potuto risultare appassionante e anche commovente, senza però riuscire nell’intento.

Se non nel generico messaggio sullo sport di squadra, per cui non conta solo il singolo, che da solo è sì necessario ma non può farcela, ha bisogno del gruppo unito e solidale. Che sembra un po’ la versione semplificata del “non chiedere cosa può fare il paese per te ma cosa puoi fare tu per il paese”, di kennediana memoria.

Una nota di blando ammonimento morale anche nel finale, quando uno dei canottieri incoraggia l’atleta nero Jesse Owens, quattro medaglie d’oro a Berlino, supremo “affronto” alla Germania hitleriana, a “mostrare al mondo cosa può fare”. Lui risponde correggendolo: per “mostrare cosa posso fare alle persone a casa”.

Tanto poi probabilmente sarebbero partiti tutti per la guerra, che si sarebbe abbattuta come la grande livella che è, su tutti, poveri e ricchi, bianchi e neri.

Scheda tecnica:

Regia: George Clooney

Cast: Callum Turner, Joel Edgerton, Jack Mulhern, James Wolk, Hadley Robinson, Peter Guinness

Distribuzione: Prime Video

Genere: drammatico

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.