Another End – Recensione

Another End è un’anomala e toccante storia di fantascienza, che racconta di un’impossibile elaborazione del lutto.

Si nasce e si muore, si esiste e si scompare. Scompare il nostro corpo fisico, ma resta (per chi ci crede) l’anima, resta comunque tutto quello che una persona era, le sue esperienze, i ricordi, le gioie e i dolori che l’avevano formata. E resta il peso le sue interazioni con gli altri.

Il film Another End (che nel titolo contiene altre due parole, Non Her, non lei) immagina che questa essenza possa essere distillata dal defunto e immessa in volontari a pagamento, che, immemori di se stessi, per brevi periodi possono “diventare” il caro estinto.

Perché tutta questa complessa macchinazione? Per dare conforto ai sopravvissuti, per permettere un congedo più consapevole, per dire cose che non si erano dette, chiarire discorsi lasciati in sospeso.

Anche semplicemente procrastinare l’insopportabile momento in cui non si avrà più a fianco quella presenza amata, non si potrà stringere fra le braccia il corpo dell’oggetto del nostro affetto, del nostro amore. Perché se c’è una cosa che emerge da questo come da altri di film sul lutto, è che sempre meno l’umanità sa accettare l’idea della morte, propria e dei propri cari.

Gael García Bernal

Gael García Bernal, un interprete che è una certezza.

Il film, che è diretto da Piero Messina e da lui scritto insieme a Sebastiano Melloni, Valentina Gaddi, Giacomo Bendotti, ci racconta di Sal, inconsolabile per la morte della moglie in un incidente automobilistico, che non si dà pace e tenta perfino il suicidio.

Sal però ha una sorella (Bérénice Bejo) che lavora per l’organizzazione Aeterna e, disperata per lui, gli fornisce un alias della moglie (stessa personalità e ricordi ma ovviamente diverso aspetto fisico), infrangendo anche il regolamento, per ottenere per lui una frequentazione superiore ai regolamenti.

Che però può nuocere all’ospite (Renate Reinsve), inquinando la sua personalità nei momenti in cui riprende la sua vita. Non vogliamo raccontare di più del film, perché la narrazione cambia direzione un paio di volte e nel sottofinale gode pure di un inaspettato colpo di scena, che ci fa rileggere tutti i personaggi.

Bérénice Bejo,

Bérénice Bejo, un personaggio sfuggente fino al finale.

Another End è un film di fantascienza umanista, una storia d’amore plurimo non convenzionale, toccante nonostante il contesto avveniristico. Al risultato concorrono gli interpreti e soprattutto Gael García Bernal, capace di comunicare attraverso il suo personaggio tutta la tenerezza, la solitudine, il senso di colpa e la pena che inevitabilmente prova. Ma ottime sono anche le due interpreti femminili, Bérénice Bejo e Renate Reinsve.

Piero Messina, al suo secondo film dopo L’attesa del 2015, che anche parlava di elaborazione del lutto, si discosta con uno stile preciso dalla media dei prodotti nazionali con un lavoro dal respiro internazionale, anche grazie un cast che, se sulla carta dava adito a qualche perplessità, si mostra invece ottimamente scelto.

Anche se il soggetto ricorda il film Alpis di Lanthimos e la serie tv Altered Carbon e Black Mirror (e chi veda un origami, come può non pensare a Blade Runner), con echi di Gondry e Atom Egoyan, questo non fa diventare Another End un prodotto banalmente derivativo, perché Messina riesce a immettere una carica emotiva che coinvolge fino alla fine. In modo trasversale.

Gael García Bernal Renate Reinsve

I tempi perduti possono tornare?

Another End ricorda anche il bel film Estranei, per quel rimpianto per le occasioni perdute, le parole non dette o dette a sproposito, per le cose mai chiarite. E viene in mente il claim di un film del 1994, Trappola d’amore, remake malriuscito di un indimenticabile film francese del 1970, Les choses de la vie, che recitava “Fai ogni tua mossa come fosse l’ultima”, auspicabile ma impossibile.

Another End, distribuito da 01 Distribution, in originale è recitato in inglese e spagnolo e dura quasi due ore da guardare proprio fino alla fine. Molto funzionali e coinvolgenti le musiche di Bruno Falanga, con una scelta di brani di accompagnamento non convenzionale.

La bella fotografia di Fabrizio La Palombara riflette nel suo grigiore un’ambientazione esterna asettica e gelida che si espande anche sui locali domestici privi di luce come l’esistenza del protagonista.

Per elaborare un lutto, fare i conti con una perdita insopportabile, per cercare di fare ammenda dei propri errori, si può andare a piedi a Santiago de Compostela, si può viaggiare nello spazio, si possono cercare i parenti lontani di gente morta in solitudine. Si possono cercare attori che recitino vite di altri o ricreare cloni, si può cercare vedetta o castigo, giustizia o pietà.

Tutto purché alla fine la morte non abbia più dominio, come recitavano i bellissimi versi di Dylan Thomas nel film Solaris (il remake di Steven Soderbergh), altra storia di impossibile accettazione del distacco definitivo. Del quale siamo consci poco dopo aver iniziato ad esistere e forse è questo che ci rende pazzi.

Scheda tecnica:

Regia: Piero Messina

Cast: Gael García Bernal, Bérénice Bejo, Renate Reinsve, Olivia Williams

Distribuzione: 01 Distribution

Genere: drammatico, fantascienza

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.