Renfield – Recensione

Renfield, il nuovo film con Nicolas Cage, divertente e splatter, ci racconta la figura di Dracula da un’angolazione differente.

Abbiamo spesso scritto che uno dei mestieri da cui è difficile dimettersi è quello del sicario, perché i datori di quel tipo di lavoro non contemplano il concetto del pensionamento.

Questa riflessione vale anche nel caso di Renfield, il celeberrimo aiutante di Dracula, perché in fondo la sua figura si può accostare ai molti ingaggiati dal loro capo per compiere azioni criminose.

Il caso di questo personaggio è molto particolare, vero underdog della cinematografia che ha avuto come fulcro il Conte Dracula, nato nel 1897 dalla penna di Bram Stoker, ispirandosi al principe rumeno Vlad Tepes Dracul.

In questo nuovo trattamento, Dracula, dopo un periodo sfortunato, orribilmente ustionato per un incidente, sta riprendendo forze a New Orleans, con l’indispensabile aiuto del suo “famiglio” (leggi schiavo) Renfield, che rastrella la città in cerca di vittime.

nicolas cage
Il mitico Nicolas Cage negli eleganti panni dell’altrettanto mitico Conte Dracula.

Impresa difficile perché non tutte sono di gradimento del suo signore e padrone, che vuole gente “pulita” e innocente, dal sangue puro e maltratta con durezza il povero ragazzo che gli scarica in casa solo piccoli delinquenti raccattati nei locali. A differenza del suo Padrone, Renfield può muoversi alla luce del sole e inizia a frequentare un gruppo di sostegno per persone abusate dai propri partner.

Perché tale si sente il povero ragazzo, dall’aspetto tanto perbene, ex agente immobiliare che un paio di secoli fa si era presentato nel castello di Dracula per concludere un buon affare ed era rimasto bloccato nell’ingrato compito di servitore a vita. E i super poteri a lui donati, per cui inghiottendo un insetto vivo ne acquisisce la forza vitale, non sono serviti a rendere più piacevole il suo lavoro.

Stretto fra la necessità assoluta di sganciarsi dal manipolativo Dracula, che sa sempre come fare leva sulle sue debolezze, e i gravosi incarichi da lui assegnati, Renfield finisce nel bel mezzo della guerra personale fra Rebecca, una giovane agente di polizia, collerica e sboccata ma autenticamente coraggiosa, e un boss locale della droga.

Nicolas Cage, Nicholas Hoult
Un datore di lavoro e il suo impiegato sotto costante mobbing.

Di lei e del suo coraggio il giovane uomo si incanta e dall’incontro trae la forza per recidere il suo putrido cordone ombelicale. Quando Dracula però si accorge della manovra, la sua collera dilaga, come possiamo ben immaginare, e il migliore veicolo per la vendetta saranno proprio i nemici di quello che è diventato suo nemico principale, proprio il povero Renfield.

Awkwafina interpreta Rebecca, attrice scelta forse per andare incontro al gradimento delle platee orientali, come in altri suoi film (Jumanji, Shang Chi e la legenda dei Dieci Anelli). Ben Schwartz è il boss della droga, afflitto da una madre la cui malvagità potrebbe competere con quella di Dracula, affidata alla sempre affascinante attrice iraniana Shohreh Aghdashloo (The Expanse).

Dopo un elegante incipit che nel suo bianco e nero cita il Dracula di Browning, il rosso sangue scorre ed esplode come densa salsa di pomodoro, mentre budella e arti lasciano i loro alloggiamenti naturali, in un’apoteosi splatter/gore che tocca il suo vertice nella scena della fuga dal motel.

Shohreh Aghdashloo Nicolas Cage
Il pericoloso incontro fra due grandi malvagi.

Ma anche prima e dopo, fra varie risse e sparatorie, le occasioni per mettere in scena fantasiosi e divertenti massacri non mancano. La storia di Renfield era stata scritta già una decina di anni fa da Robert Kirkman, noto fumettista, autore di The Walking Dead, Outcast, Invincible e diverse opere del mondo Marvel, e solo oggi arriva sugli schermi, diretta da Chris McKay (Lego Batman, La guerra del domani).

Renfield, ritorno di Universal nella sua famiglia horror, entra a pieno diritto nella schiera di film dedicati a questo succoso tema, nella sua declinazione più comico/grottesco/trash (dimentichiamo Gary Oldman che attraversa gli oceani del tempo), in cui spira, come in altri prodotti di questi ultimi mesi, un’aria nostalgica degli anni ‘80/90.

Il merito va ovviamente a Nicolas Cage che dilaga nel suo istrionismo più amato (da lui e dai suoi fan), truccato da somigliare al suo onorato predecessore Bela Lugosi, con una dentatura che ricorda più uno squalo che un vampiro.

Awkwafina
Awkwafina, una poliziotta sotto mobbing pure lei.

Ributtante, spietato, manipolatore (e narcisista), il suo vampiro trés chic, assetato solo di potere e non di amore, si ritaglia il suo spazio nell’infinita galleria di predecessori. Oltre ai già citati Lugosi e Oldman, elenchiamo i principali, Max Schreck, Christopher Lee, Klaus Kinski, George Hamilton, Frank Langella, Luke Evans, Jonathyan Rhys Meyers, Claës Bang.

Ma non va dimenticata la recente serie tv di Taika Waititi What We Do in the Shadows, che ha impresso un tono allegramente folle a questo genere di narrazione.  Non delude l’angelico Nicholas Hoult, nel ruolo del protagonista, dalla pelle candida come l’anima tormentata da mille scrupoli, vittima consenziente di un Sistema spietato da cui si era illuso di poter trarre vantaggio, restando però a mangiarne le briciole, mentre si sporcava le mani.

Ricordando in questo i tanti asserviti a vari poteri forti per esserne le “mosche cocchiere”. E in questo modo giustificando una lettura quasi “politica” del suo personaggio.

Dracula mira a ottenere una società fatta da tanti Renfield per altrettanti Renfield, tutti servi di un padrone supremo da nutrire. Solo se smettiamo di servirlo perderà il suo potere.

Come dirà il vampiro, “il mondo è pieno di gente debole e inetta che aspetta solo che un essere superiore li guidi, li controlli, li domini e si nutra di loro”. Se non è il capitalismo questo…

Scheda tecnica

Regia: Chris McKay

Cast: Nicolas Cage, Nicholas Hoult, Awkwafina, Ben Schwartz

Distribuzione: Universal Pictures

Genere: horror, fantasy

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.