Con Fast X frequenteremo ancora una volta l’allargata Famiglia Toretto in un’avventura che però non è l’ultima.
Chissà se la premiata ditta Universal ha mai pensato di erigere un monumento al dirigente (chissà chi, sarebbe divertente saperlo) che nel lontano 2001 aveva approvato la produzione del primo dei 10 film di una delle saghe più divertenti degli ultimi decenni.
Tutto aveva avuto inizio con un film in cui divertirsi infantilmente per una serie di gare mozzafiato, spettacolari incidenti, travolgenti inseguimenti, massicce scazzottate, clamorose sparatorie, macchine scintillanti, ragazze vistose, musiche martellanti, per ridendo alle lapidarie battute pronunciate con convinzione da un cast al quale non avremmo mai pensato di affezionarci tanto.
Dopo nove altri film e dopo innumerevoli avventure in cui è stato instaurato con il pubblico di riferimento un saldo (e acritico) legame, adesso ritroviamo i Nostri in una relativa calma, istituzionalizzati dalla loro collaborazione con l’Agenzia del mitico Mr. Nobody (che questa volta non comparirà, ma lascerà la scena alla sua volitiva erede), intenti a godersi la vita, attività che per ciascuno di loro implica differenti faccende.
Ma può il loro turbinoso passato lasciarli tranquilli? Da molto lontano arriva una vendetta, che si incarna in Dante Reyes, “villain” spietato, figlio fuori di testa di un loro avversario, comparso nel quinto film.
Per il ruolo è stato scelto Jason Momoa che, con acconciature e outfit davvero da sballo, gigioneggia follemente riuscendo a rendere divertente il suo istrionico personaggio. Che con Dom ce l’ha davvero a morte, considerandolo colpevole della morte del pur non amato padre, convinto che “per certi torti la morte non è punizione sufficiente, ci vuole la sofferenza”.
E questo lui vuole impartire a Dom, colpendo tutti i suoi affetti più cari, in una lenta scalata che deve culminare con il suo figlioletto. Passando attraverso varie nazioni (Italia, Portogallo, Stati Uniti, Inghilterra, Antartide), lungo una catena ininterrotta di scene d’azione una più folle dell’altra, i due si fronteggeranno, prima da lontano poi sempre più vicino, mentre scendono in campo tutti i personaggi della saga, buoni e cattivi, con qualche new entry di spessore (Brie-Captain Marvel- Larson, Alan Ritchson ex Reacher nella serie tv).
Non mancherà la mitica Dodge Challenger di Dom, in una sequenza come Ursus nell’arena fra i tori. Una scena a metà dei titoli di coda, con un gradito ritorno, nessuna alla fine. L’avviso principale da fare è che Fast X si tronca in media res perché seguirà un secondo (e forse un terzo) episodio.
Tanti critici negli anni hanno storto sdegnosamente la bocca, e tanti continuano a farlo. Ma qui si parla di un cinema che di raffinate esegesi non ha bisogno, non le cerca, non le vuole.
Vuole solo l’amore di un vasto e traversale zoccolo duro di fan che negli anni ha saputo crearsi e conservarsi, che si è lasciato gioiosamente sopraffare da crash ed esplosioni, da stunt, effetti speciali e audio clamorosi, oltre che dalla solita martellante colonna sonora di dance hall giamaicano, reggae e hip-hop latino.
Intanto la saga si evolveva negli anni in una specie di clone di vari action esagerati, stile Mission Impossible, Die Hard, Transporter, 007, un videogame e un cartone animato, condito con un po’ di soap alla Ocean’s Eleven per quanto riguarda i rapporti fra i vari membri del gruppo. Ma sempre con sentimento, che è cresciuto negli anni.
Agli attori/personaggi è stato sottratto dal destino davvero ingiusto Paul Walker (mai dimenticato, come vedremo anche questa volta), ma hanno goduto all’ingresso di Dwayne Johson, Charlize Theron (bella come un cyber-Grimilde) e poi Jason Statham e family (Luke Evans e Helen Mirren) e pure l’anomalo zietto John Cena.
Come sempre, più di sempre in questo episodio non cerchiamo sottigliezze psicologiche nel tratteggiare i caratteri o plausibilità negli accadimenti, soprattutto il rispetto delle leggi della meccanica o della fisica, nella più complice e giocosa sospensione dell’incredulità (e l’infrangibilità dei corpi è scontata).
I valori sono basici, Amicizia, Lealtà, Onore. Il resto è rumore. Quello che è chiaro è che ci sono i buoni e i cattivi e i Nostri sono i buoni, sempre. Simpatiche canaglie anarcoidi, ma con i cuori gonfi di etica e morale, liberi dalle leggi dei comuni mortali ma soggetti alle regole ben precise della loro affiatata Famiglia.
I film della saga sono stati diretti e scritti per la maggior parte da Justin Lin (diretti 5 su 9), che qui ha lasciato il timone a Louis Leterrier (Danny the Dog, Transporter 2, L’incredibile Hulk, Grimsby), pare per screzi con Diesel, restando però alla scrittura insieme a Dan Mazeau.
Tutti i film, anche se in diverse gradazioni, hanno sempre garantito il divertimento (non dimentichiamo l’etimologia della parola, volgere altrove, allontanarsi). Questo si richiede per la visione di film che sono larger than screen.
E questa è la modalità di visone richiesta, su grande schermo, come non si stanca di sottolineare Vin Diesel, responsabile del rilancio della serie da quando nel 2009 è entrato nella produzione, con i suoi possenti bicipiti, il suo immenso torace, il suo collo taurino, ma evidentemente anche con un cervello che è riuscito a rendere più tridimensionali e umani dei personaggi che rischiavano la piattezza della stilizzazione. E l’intensità della storia d’amore fra Dom e Letty è davvero percepibile, come talvolta non si avverte in film di ben altre pretese artistiche.
Si tratta di film da grande schermo, perché necessariamente di vaste dimensioni deve esserlo per contenere insieme le masse muscolari di Vin Diesel, Dwayne Johnson, Tyrese Gibson e anche alcune interpreti femminili, come la torva Michelle Rodriguez (nella serie è transitata anche Gina Carano) o Jason Statham, meno massiccio ma ugualmente letale.
Ad ogni episodio ci chiediamo cosa potrà superare in follia spettacolare scene come quella del sottomarino vs Lamborghini su un lago ghiacciato della Siberia o dell’irruzione di auto impazzite, guidate da remoto, sulle strade di New York come un branco di bisonti nella prateria, mentre altre piovono giù come sassi dai piani alti dei parcheggi.
E poi, frugando nei ricordi, gli inseguimenti nei campi minati nella giungla messicana o l’epico abbordaggio a un super articolato blindato, in cui le macchine dei “buoni” si avvalgono di potentissimi elettromagneti, o addirittura del volo nello spazio. Senza dimenticare la mitica scena in cui Dom afferra al volo la sua Letty da un viadotto all’altro (e in questo ultimo film ripete qualcosa di simile con il suo figlioletto), oltrepassando ogni limite di credibilità, compresi quelli già precedentemente infranti.
Il trucco sta in quella dichiarata autoironia che certo ha più presa sui fan storici della saga e, fra un wow e l’altro, fa accettare allegramente cose che in altri film farebbero subito sbuffare o cambiare streaming (è successo perfino che uno dei protagonisti si interrogasse sulla loro cartoonesca invulnerabilità).
Qui di iperbolico avremo molto, la ripresa della rapina sudamericana, con la cassaforte a spazzare ogni ostacolo nel suo distruttivo scodinzolare, la corsa della sfera/bomba a polverizzare mezza Roma; la fuga in verticale giù per la parete di una diga.
Fast X si interrompe però, come l’ultimo episodio di una stagione di serie tv, e ci lascia agganciati in attesa del prossimo capitolo (sarà poi l’unico?).
Chissà, squadra che vince si vorrebbe tenerla in eterno, staremo a vedere. Certo ci sarebbe da cambiare il genere di riferimento, ormai dall’action siamo trasmigrati nel fantasy. Ma forse è proprio di questo che abbiamo bisogno, è questo quello che cerchiamo quando si accendono le luci di un megaschermo. Dom, portaci via.
Scheda tecnica
Regia: Louis Leterrier
Cast: Vin Diesel, Jason Momoa, Brie Larson, Charlize Theron, Michelle Rodriguez, Nathalie Emmanuel, Tyrese Gibson, Sung Kang, Ludacris, Jordana Brewster, John Cena, Jason Statham, Rita Moreno, Helen Mirren, Michael Rooker, Scott Eastwood
Distribuzione: Universal
Genere: azione, avventura