The Mother – Recensione

Nell’action The Mother Jennifer Lopez ci ricorda che l’istinto materno fa parte di una donna, anche se è una soldatessa spietata o un’informatrice in fuga.

Mamma si nasce o si diventa? Una donna ha l’istinto nel sangue o lo impara vivendo? Certo dovrebbe condurre una vita normale, con famiglia e affetti altrettanto normali.

Se invece si tratta di una donna che una vita implicitamente dura ho condotto a militare nei corpi scelti dell’Esercito americano, diventando un cecchino infallibile con record di uccisioni, forse non è così automatico.

La donna protagonista del film The Mother, visibile su Netflix, che mai avrà altro nome se non questo, la madre, priva di legami e di uno scopo nella vita, alla fine del servizio ha deciso di scegliere il “lato oscuro” ed è diventata complice di un suo capo militare, longa manu del solito spietato trafficante.

Ma scrutare fino in fondo l’abisso le ha provocato un sussulto di coscienza, facendola passare dall’altra parte della barricata. Si è messa a collaborare con la giustizia, diventando una preziosa infiltrata. In questo rischioso compito ha concesso le sue grazie a entrambi gli uomini, restando imprudentemente incinta.

Jennifer Lopez Lucy Paez
Sono una mamma, non sono una santa.

L’FBI però non si è lasciata intenerire e, sotto la pressione della prevedibile sete di vendetta dei trafficanti, ha convinto la donna a sparire e a dare la figlia in affidamento, per garantirle così una vita tranquilla.

Dopo 12 anni a vivere come un cercatore d’oro stile Jack London in una sperduta e gelida landa dell’Alaska, si trova però richiamata in campo, perché la vendetta di chi si è sentito da lei tradito è un piatto che va bene mangiare anche molto freddo. La figlia ignora quasi tutto del suo passato e nel rapporto con la donna sconosciuta non saranno d’aiuto i problemi caratteriali della stessa.

Basterebbe poco per rendere il loro rapporto meno ostico e invece si finisce per parteggiare per la povera ragazzina, quando in generale gli adolescenti della recente serialità sono tutti insopportabili (anche se lascia perplessi che sembri sconvolgersi di più per morta di un cervo che farà da pranzo, che per quella di una persona cara).

Gabriel Garcia Bernal
 Il trafficante latino, sempre più emotivo.

Del resto la donna, mai stata veramente madre, non sa dare alla ragazzina nessuna anche elementare risposta, incapace di rapportarsi nella logica di un rapporto che non ha mai sperimentato nella sua dolorosa vita.

Si rende così odiosa agli occhi di Zoe, perché ha bandito i sentimenti dalla sua esistenza, in quanto non necessari per sopravvivere, pensando di poterne fare a meno per sempre. Ma contano le azioni che un genitore compie per il figlio o le parole che spande nell’aria?

La seconda parte del film verte sulla fuga di madre e figlia, con ritorno alla sede in Alaska e conseguente addestramento volto alla sopravvivenza (stile Hanna), una “educazione siberiana” necessaria alla civilizzata Zoe in vista dello scontro che prima o poi avverrà. La fuga di anni si è rivelata inutile, quindi meglio attrezzarsi bene e attendere a piede fermo il nemico. Resa dei conti finale, fra il ruggito delle sempre scenografiche motoslitte.

Joseph Fiennes
Il braccio destro del trafficante, sempre più carogna.

Joseph Fiennes è uno dei due cattivi, ormai abbonato a ruoli da carogna dopo l’exploit in The Handmaid’s Tale, mentre Gabriel Garcia Bernal compare brevemente nel ruolo dell’altro villain, cercando di attribuire un po’ del suo carisma all’eccentrico trafficante.

Ma la sceneggiatura concede poco spazio e dire che per scriverla si sono messi in tre, Misha Green, Andrea Berloff e Peter Craig, gente con rispettabile curriculum. Omari Hardwick (la serie The Power) fa l’eroico agente FBI. La figlia contesa è interpretata da Lucy Paez, quasi esordiente di origine messicana.

Quanto a Jennifer Lopez, a parte stigmatizzare quanto sia in ogni occasione troppo bella e levigata per essere del tutto credibile, si impegna come sempre per dare un minimo di spessore al suo personaggio, ma non riesce ad essere sufficientemente espressiva.

Jennifer Lopez
Lopez sempre bellissima in ogni circostanza.

La cantante e attrice, che ha alle spalle una carriera in cui ha dimostrato come minimo di avere una determinazione fuori dal comune, ha spesso scelto di portare sullo schermo personaggi fuori da un certo cliché (le commedie “rosa”), finendo però in quello opposto, da donna badass, anche se coinvolta in faccende sentimentali come nel recente Un matrimonio esplosivo. Meglio comunque questo secondo tipo di ruoli che quelli stile Un amore a cinque stelle.

Nella colonna sono echeggiano Massive Attack, Portishead e, nel finale, la bella This Woman’s Work di Kate Bush (“Tutte le cose che avremmo dovuto fare, anche se non l’abbiamo mai fatto, tutte le cose che avrei dovuto dare, ma non l’ho fatto”).

Nell’obbligata frettolosità dei suoi 120 minuti, il film non riesce a costruire quello che doveva essere il fulcro della storia, il rapporto madre/figlia, strappandolo alla banalità del già visto, mentre la costruzione del personaggio principale è affidata a qualche rapido flashback. Forse nei tempi più lunghi di una serie tv si sarebbe potuto fare meglio.

Alla lontana pensiamo ad altri film in cui la genitrice oltre che dare vita ai figli, la toglie a molti altri, come Lou con Allison Janney o Kill Boksoon, entrambi su Netflix. La regia senza originalità è di Niki Caro, di cui ricordiamo la versione in live action di Mulan.

The Mother è un film molto derivativo, la trama è affollata di cliché, con un’elevata richiesta di sospensione dell’incredulità, molti dettagli improbabili, elementi che si possono accettare in film in cui si è riusciti a creare una complicità con lo spettatore (le grandi saghe action, i vari Fast and Furious), certe coincidenze temporali forzate suscitano davvero ilarità.

E si affida tutto il messaggio alla metafora della lupa che protegge i suoi cuccioli, splendido esemplare che compare a dieci minuti dall’inizio, proseguendo poi su quella elementare falsariga. Un po’ poco, nel complesso, quindi non resterà che ammirare una bellissima anche se ingrugnita J.Lo che stermina schiere di maschi cattivi, interrogandosi che tipo di ragazza potrà mai diventare Zoe in seguito. Meglio non essere nei panni della sua madre adottiva, se la genetica manterrà le sue promesse.

Scheda tecnica

Regia: Niki Caro

Cast: Jennifer Lopez, Lucy Paez, Joseph Fiennes, Gabriel Garcia Bernal, Omari Hardwick, Paul Rauci

Distribuzione: Netflix

Genere: azione, drammatico

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.