American Fiction – Recensione

Il film American Fiction dimostra con humor come anche la troppa correttezza politica stia facendo vittime.

Thelonious “Monk” Ellison è un professore universitario di letteratura, scrittore di un solo libro di successo, poi tante produzioni mediocri.

Monk è un uomo di colore che si avvia alla mezza età, amareggiato e stressato da un mondo che pretende di combattere battaglie che lui vorrebbe lasciarsi alle spalle.

L’intellettuale che è in lui è stanco dei pregiudizi “politicamente corretti” di un mondo di bianchi che pensa di ripulirsi la coscienza a forza di tanti nuovi luoghi comuni in positivo quanti erano quelli negativi di un tempo.

Sospeso dall’insegnamento per un dissidio con una studentessa bianca, si ritrova senza alibi a dover tornare a casa, in una famiglia che non frequenta da anni, madre, un fratello e una sorella che nel frattempo hanno preso strade che lui ignora.

Jeffrey Wright John Oritz

Il protagonista e il suo agente letterario, quasi un matrimonio.

Riprende faticosamente i contatti, nella loro bella villetta in riva al mare, poco fuori Boston, e pure intreccia un’amicizia inaspettata con una vicina di casa. Monk però rimugina e partorisce un’idea geniale.

Se nessuno vuole l’ennesimo libro di uno scrittore che rifiuta di adeguarsi ai cliché dei bianchi, lui, nascosto dietro uno pseudonimo, darà alle masse ciò che desiderano, un libraccio drammatico che gronda di tutti i luoghi comuni più triti sulla visione che i bianchi hanno dei neri, per poter continuare a fare ammenda. Perché tanto “i bianchi non vogliono capire, vogliono essere assolti”.

Non si pensi a un ennesimo atto di accusa, a un trattamento pensoso e politicamente corretto, perché anche il regista Cord Jefferson, alla sua prima regia, già attivo come produttore e sceneggiatore, e il suo cast di persone di colore, sembrano essere stanchi di questa narrazione, necessaria fino ad un certo punto, ma che non va replicata all’infinito, pena il rifiuto da stanchezza.

Jeffrey Wright Erika Alexander

Una coppia nuova che potrebbe essere felice.

Senza dimenticare che il film è tratto dal romanzo Erasure di Percival Everett del 2001, quindi ben lontano dall’attuale periodo della cancel culture.

Eppure in questo modo, la satira emerge ugualmente e anche di più, in modo brillante e spiritoso, non solo nel ritratto degli ipocriti bianchi delle varie case editrici, dei presentatori degli show, dei festival letterari, degli uffici stampa, ma dello stesso ambiente di Monk, che è in cerca di una sua nuova identità slegata dal colore della pelle (impresa però impossibile), e rivendica il riconoscimento di tutta un’altra serie di problemi.

Un ottimo cast concorre alla riuscita del film, tutti attori ben noti. Jeffrey Wright dalla lunga carriera ricca di film di successo (Asteroid City, The Sandman, Westworld, The Batman, No Time to Die), è un Monk irrimediabilmente umano, che sotto una pelle di colore diverso è semplicemente un uomo (siamo uomini o gangsta, siamo uomini o luoghi comuni?).

Sterling K. Brown

Sterling K. Brown in una grande interpretazione.

Splendido, travolgente Sterling K. Brown, vent’anni di carriera e ancora poco noto, ma faccia conosciutissima anche per la serie tv This Is Us, interpreta il fratello, gran personaggio, alle prese con un enorme problema, che esula la “negritudine” e rivendica la sua vita rispetto a ben altri luoghi comuni.

Si impone all’attenzione anche Tracee Ellis Ross, la sorella allegramente disillusa, la mamma è Leslie Uggams. L’amata ma senza la giusta determinazione, è Erika Alexander. Adam Brody (visto di recente in Shazam! Furia degli Dei) fa il regista pulp stile tarantino, quello che vuole essere più nero dei neri.

Issa Rae si diverte a fare la scrittrice di successo, che ha deciso di cavalcare la tigre e quindi è sbandierata in tutti i talk e in testa alle classifiche, con il solito tomo sulle dure origini di un nero e sulla fatica per uscire dal ghetto. John Ortiz è il simpatico agente letterario di Monk. In un divertito cameo compare il veterano Keith David, che di storie così ne deve aver passate tante.

American Fiction, distribuito da Prime Video, è un film amaramente divertente, spiritoso e sarcastico, con uno humor che sorprende e rallegra lo spettatore, stanco appunto dei soliti pensosi o tragici film sulla condizione dei neri americani.

Perché a fronte di tanta politica correttezza, non molto è cambiato nel frattempo, specie nelle classi sociali più disagiate, l’ipocrisia irrita e comunque molto pubblico “bianco”, magari mai stato razzista, è stanco di sentirsi colpevolizzato. American Fiction per fortuna evita queste trappole, portando a termine il suo intento in modo intelligente e quasi trasversale.

Scheda tecnica:

Regia: Cord Jefferson

Cast: Jeffrey Wright, Sterling K. Brown, Issa Rae, Erika Alexander, Tracee Ellis Ross, Adam Brody, John Ortiz, Keith David, Leslie Uggams

Distribuzione: Prime Video

Genere: commedia

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.