Wolf Man – Recensione

Wolf Man è il remake privo di originalità di L’uomo lupo, del 1941, uno degli infiniti film girati su questo intrigante argomento dall’inizio della storia del cinema.

Si dice “cinema di genere” e non si intende offendere nessuno. Anche se ormai tutte le storie sono state raccontate, è sempre possibile riprendere una narrazione già sfruttata e rilanciarla, rinnovandola, arricchendola di qualche dettaglio originale e magari aggiornandola ai tempi correnti.

E, nel caso dell’horror, aumentando gli elementi di violenza e di splatter, necessari data la progressiva assuefazione del pubblico nel corso dei decenni. Facciamo questa premessa per dire che l’idea di una nuova storia sulla licantropia non ci trovava ostili, nonostante l’argomento fosse già stato trattato più volte e con varie declinazioni.

In un sintetico elenco, per restare in anni recenti, il primo titolo che viene in mente è Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis con i famosi effetti speciali di Rick Baker e poi il famoso Wolf con Jack Nicholson.

Elenchiamo poi Unico indizio la luna piena, tratto da un romanzo breve di Stephen King; il celebre In compagnia dei lupi di Neil Jordan, di matrice letteraria, con tutte le sue allusioni alla sessualità, e Teen Wolf, film diretto da Russel Mulcahy, tratto dall’omonima serie tv di successo.

Christopher Abbott Julia Garner Matilda Firth,

Una famigliola troppo lontano dalla città.

Anche Joe Dante si è misurato con l’argomento con il film L’ululato, ricordato più per gli effetti visivi che per la qualità complessiva, e nel 1985 Michael J. Fox era stato protagonista di Voglia di vincere, titolo originale Teen Wolf.

Benicio Del Toro è stato un lupo mannaro nel film del 2010 Wolfman, uomo lupo era anche uno dei protagonisti di Twilight, uomini lupo e vampiri si sono fronteggiati nella serie di film Underworld e nella serie tv True Blood, di insuperato, delizioso kitsch.

Quindi ci chiedevamo cosa di nuovo ci avrebbe offerto Wolf Man, co-sceneggiato e diretto da Leigh Whannell per la nota casa di produzione Bloomhouse. Che è coinvolta nel progetto “Monsteverse” che mira al rilancio dei tanti classici horror che Universal ha nel suo catalogo. Whannell infatti è già stato autore del remake di un altro classico come L’uomo invisibile, in cui però un’attualizzazione della storia le aveva conferito maggiore interesse.

Christopher Abbott

Uno spuntino di mezzanotte?

Niente di nuovo abbiamo però trovato, purtroppo, perché questo Wolf Man ripropone tipologie di personaggi e un impianto narrativo più e più volte sfruttati, senza la minima originalità (tutto è prevedibile fino all’esasperazione).

Lo sfortunato Blake non si è mai ben ripreso da un’infanzia traumatica, vissuta nei boschi dell’Oregon con un padre reduce dei Marines, ossessionato da una misteriosa minaccia che abita la foresta. Dopo molti anni Blake ha messo su famiglia a San Francisco e non mancano i problemi, anche se l’uomo ha cancellato dalla sua vita la figura paterna.

Ma quando gli giunge notizia della sua morte, deve tornare nei boschi per sgomberare la baita del genitore. Come già non sapessimo che i cittadini fanno sempre errori drammatici quando si avventurano nel wilde world, alla famigliola accadrà ogni sciagura, tutto in una tragica notte in cui dopo un incidente si ritroveranno perseguitati da una feroce creatura. (non è spoiler, stiamo parlando di un film sui licantropi e prima o poi devono entrare in scena).

Julia Garner Matilda Firth

Julia Garner ci conferma il suo caratterino.

Vanamente Whannell, che afferma di essersi rifatto alle mutazioni del tragico La mosca, fa subire al suo protagonista una metamorfosi che è solo body horror e basta. Se poi l’attualizzazione dovesse passare attraverso il contrasto fra le figure dei due padri, ci sembra che l’atteggiamento ottimale starebbe nel mezzo fra i due comportamenti.

Era infatti eccessivamente brutale il padre di Blake, è esageratamente melenso Blake stesso, che ha messo addirittura in ombra la figura materna. Unico elemento lodevole, l’uso degli effetti sonori, che rendono bene la mutata percezione dell’uomo una volta contagiato, e quelli visivi, perché i sensi del licantropo trasformano la notte in una visione quasi a infrarossi.

Un paio di assalti e combattimenti vivacizzano un film che però non riesce ad appassionare, mentre spreca un cast in cui il protagonista è Christopher Abbott (visto di recente in Povere creature). Al suo fianco la ben più valida Julia Garner, la biondina badass di Ozark, vista poi anche in Inventing Anna.

Il padre di Blake ha la faccia nota da serie tv di Sam Jaeger e Matilda Firth è la figlia della sfortunata coppia, sempre un po’ molesta come tutti gli adolescenti americani nei film o nelle serie tv.

Ora comprendiamo che il film sia un reboot del classico L’uomo lupo, altra produzione Universal Pictures del 1941, che produceva film sull’argomento dal 1913 e non ha mai smesso (infinito l’elenco scorrendo anche solo su Wikipedia, più di cento titoli), ma qualcosa di più si poteva fare, era doveroso fare, visto lo sfruttamento intensivo che dell’argomento è stato fatto nel corso di quasi un secolo.

Scheda tecnica:

Regia: Leigh Whannell

Cast: Christopher Abbott, Julia Garner, Mtilda Firth, Sam Jaeger

Distribuzione: Universal Pictures

Genere: horror

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.