Venom The Last Dance – Recensione

Con Venom: The Last Dance, Tom Hardy si concede l’ultimo ballo con il suo simbionte anche se sappiamo bene che ci sarà un altro sequel.

Dall’Universo Marvel non-Disney, prodotto da Sony, nel 2018 era arrivato sugli schermi un “cattivo” noto ma non notissimo, avversario dell’Uomo Ragno, ideato negli anni ’80 da David Michelinie, con i disegni di Todd McFarlane, con un trattamento però ben lontano dalla pagina scritta.

Avevamo fatto la conoscenza di Eddie Brock (Tom Hardy), un giornalista d’inchiesta di San Francisco, ma non uno di quelli tipo Watergate, uno d’assalto dei tempi di Internet, che se ne andava in giro in moto a girare filmati con il suo cellulare, piccole inchieste locali, scandali di basso livello.

Nel primo film le sue mire si erano appuntate sul miliardario Drake (Riz Ahmed), che aveva inviato nello spazio l’astronave Life (quella in cui era stato “posseduto” Jake Gyllenhaal nel film omonimo) per recuperare da una cometa degli organismi alieni, per sue folli mire.

Quando Eddie si era introdotto clandestinamente nei laboratori, era finito casualmente “infettato” da uno dei campioni, diventando “ospite” di Venom, creatura mostruosa, perennemente affamata, dotata di un vocione assordante ma di un discreto sense of humor. Con lui aveva instaurato una proficua collaborazione, dopo qualche malinteso iniziale.

Tom Hardy

Un momento di crisi della strana coppia.

L’incrocio aveva dato luogo a un’entità diversa da entrambi i singoli componenti, producendo un giustiziere e non solo un famelico predatore, perché come in tutti i buddy movie che si rispettino l’uno aveva migliorato l’altro.

Hardy e il simbionte avevano però formato una specie di duo comico, che al di là delle scene d’azione trovava la sua parte migliore nei momenti di dialogo, come se il Dottor Jekyll si ritrovasse a litigare con un irrefrenabile Hyde. Ma questo indirizzo non era stato gestito bene.

Nel secondo film del 2021 avevamo ritrovato Eddie con una vita privata devastata dalla sua convivenza forzata con Venom, anche se il simbionte si era umanizzato parecchio, affezionandosi al suo contenitore ma era rimasto dotato di una personalità esuberante a dir poco, che provocava sfracelli in continuazione.

Tom Hardy

Il momento della “fusione” fra Eddie e il simbionte.

Eddie aveva affrontato un serial killer, Cletus (Woody Harrelson), che aveva sviluppato anche lui un simbionte ferocissimo, ma il film era proprio mal riuscito, con la narrazione che procedeva a strappi, suddivisa dai siparietti fra Eddie e il suo scomodo coinquilino, a battibeccarsi in continuazione come neanche Sandra e Raimondo (ma le infilate di battutine non erano mai memorabili, le gag sempre scontate e artificiose).

A ritmici intervalli arrivavano le scene d’azione, frenetiche e violentissime, in quanto a sfracellarsi c’erano due gommosi simbionti praticamente invulnerabili che si prendevano a mazzate. Arriva adesso, con aspettative pari allo zero, il terzo capitolo, Venom: The Last Dance.

Ritroviamo Eddie ancora profugo in Messico, mentre continua a trovare difficile da gestire il suo ingombrante compagno di viaggio, anche se ormai sembra rassegnato a questa bizzarra convivenza, che gli consente ogni tanto di raddrizzare qualche torto.

Tom Hardy

Il simbionte che si sta impadronendo di un ignaro cavallo.

Ma in un universo lontano lontano un essere malvagio, Knull, padre di tutti i simbionti, dai quali è stato esiliato, trama feroci rivalse. Eddie e Venom quando sono fusi insieme sviluppano un “codex-MacGuffin”, che potrebbe ridare a Knull i suoi poteri. Per catturarli il perfido invia sulla Terra uno xenofago, mostruosa creatura quasi invincibile, un gigantesco mix fra rettile e crostaceo.

Quando Eddie e Venom capiranno la natura e l’entità della minaccia, sarà fuga, perché si tratta davvero di un avversario temibile e se vincesse, guai a loro due, guai alla Terra e a tutta l’umanità.  Se la prima parte del film sembra una copia di altre, qualche scenetta buffa, un combattimento con odiosi umani, il primo scontro con l’entità malvagia e l’inizio della fuga, poi il film rialza un poco il suo livello.

Questo succede mentre Eddie è in viaggio verso Las Vegas con un’improbabile famigliola di hippie (il capofamiglia è Rhys Ifans, sulla carta improbabile pure lui) in cerca degli alieni dell’area 51 e a sorpresa questa digressione, salutata inizialmente con grande perplessità, conduce ad un leggero miglioramento (grazie anche all’uso di due epocali hits degli anni ’60), dando al personaggio “umano” quel minimo di spessore che gli era stato negato.

Venom Tom Hardy

Venom in tutta la sua divertita strapotenza.

Questo tono porta anche a una conclusione accettabile della (ovviamente) movimentata storia, sulle note di Memories dei Maroon Five. Tom Hardy, dopo la spenta partecipazione a The Bikeriders, rifà mosse scomposte e facce da cartone animato, ma poi si concede anche qualche momento di recitazione più sobria.

Nel film troviamo anche Chiwetel Ejiofor, un Generale che dovrà ricredersi sui simbionti, come tanti militari prima di lui si sono ricreduti su Transformers, Avengers, X Men eccetera. L’apparentemente fragile Juno Temple è una scienziata che ritroveremo nel sequel, personaggio davvero poco approfondito.

Ricompare brevemente Stephen Graham, bravo attore da film e serie tv inglesi, il poliziotto Mulligan, personaggio la cui utilità si è rivelata solo alla fine del secondo film. Venom: The Last Dance, distribuito da Eagle Pictures, è il quinto film dello Spider-Man Universe rimasto in possesso di Sony, dopo i due precedenti Venom, Morbius e Madame Web, prodotti non entusiasmanti, di diverso gradimento da parte del pubblico.

Altro discorso per i due splendidi Spider-Man in animazione, per fortuna, nostra e di Sony. Dopo il prevedibile combattimento fra una quantità di simbionti come piovesse e numerosi altri mostruosi xenofagi, il film si conclude quasi malinconicamente.

Il che ci fa capire che c’era la possibilità di trattare il personaggio in modo diverso e migliore, in questo film e pure nei due precedenti, ma le cose non sono mai andate per il verso giusto. La sceneggiatura e la regia sono di Kelly Marcel, autrice dei due capitoli precedenti, anche con la collaborazione di Hardy, mentre come regista è al suo esordio.

Due scene nei titoli di coda, una a metà e l’altra proprio alla fine, per farci capire che ormai degli universi paralleli proprio non si può fare a meno.

Scheda tecnica:

Regia: Kelly Marcel

Cast: Tom Hardy, Juno Temple, Rhys Ifans, Chiwetel Ejifor, Peggy Lu, Cristo Fernández, Stephen Graham

Distribuzione: Eagle Pictures

Genere: fantastico, azione

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.