Until Dawn – Recensione

Until Dawn, tratto dal videogame per Playstation, è uno slasher da manuale, che si sviluppa lungo una serie di ammazzamenti sanguinosi.

La caratteristica dei film slasher è la messa in scena di morti sanguinose e crudeli. Più sono numerose e più sono crudeli, meglio è riuscito il film. Quindi il trucco sta nel moltiplicarle, come successo ad esempio nel franchise Terrifier, che altra ragione di esistere non aveva.

Nel caso di Until Dawn, “survival horror” liberamente ispirato al videogame per PlayStation, del 2015, la pensata consiste nel far ammazzare un gruppetto di cinque amici più e più volte, perché dopo ogni eliminazione efferata si ritrovano tutti resuscitati e al punto di partenza, in una specie di macabro Giorno della marmotta, anche se le morti sono ogni volta diverse e pertanto imprevedibili.

Quello che dovranno imparare infatti non arriverà solo dagli errori ogni volta commessi, ma dalla loro voglia di vivere e abbandonare vecchi lutti, dalla loro capacità di fare fronte unito anche se questo può significare il sacrificio estremo, ragionando con attenzione e soprattutto rimanendo solidali.

Forse allora la tragica clessidra incastonata su un muro smetterà di rigirarsi e i cinque potranno uscire a rivedere l’alba cui fa riferimento il titolo. I ragazzi sono tre femmine e due maschi, alcuni amici da sempre, che stanno viaggiando in zone remote alla ricerca della sorella di una di loro. Incappano in una radura misteriosa con una bella villetta vittoriana, che nasconde terribili segreti.

Odessa A’zion

Quando il gioco si fa duro…

Quando cala la notte inizia un atroce gioco di eliminazione, che i ragazzi dovranno decifrare, dopo avere scoperto che là sono scomparse tante altre persone. La trama contiene pure qualche “spiega”, vanamente diremmo, perché la storia è chiaramente insensata e non c’è spiegazione che tenga, si accetta solo come pretesto per il motivo di cui sopra: siamo in uno slasher.

Inutile aggiungere che le morti saranno efferatissime e le mostruose creature che le infliggeranno saranno inquietanti il giusto. Il cast è composto da volonterosi giovani sconosciuti, che interpretano personaggi tratteggiati velocemente.

Le ragazze sono la quasi-protagonista Ella Rubin, Odessa A’zion, faccia interessante, figlia d’arte (la mamma è Pamela Adlon), l’orientale I-young Yoo. I ragazzi sono Michael Cimino (nessuna parentela con il regista) e Belmont Cameli.

Gira la perfida clessidra, gira e tutto ricomincia.

L’unico “adulto” della storia è Peter Stormare, la cui faccia stranota da sola costituisce spoiler. Dirige David F. Sandberg ( due Shazam ma anche Lights Out e Annabelle 2). Omaggio subliminale a Rami Malek, che prestava la sua voce nel gioco originale.

Visto che dopo ogni decesso i ragazzi si risvegliano vivi, noi spettatori assistiamo a tre round della vicenda e poi saltiamo alla tredicesima notte, quella definitiva che, se finisse come le precedenti, sancirebbe la sconfitta delle vittime che finirebbero risucchiate in un inferno di orrori.

Per nostra fortuna ma anche per scelta dello sceneggiatore Gary Dauberman, perché altrimenti, a colpi di cinque decessi moltiplicati per dodici, saremmo arrivati a sessanta morti violente da mettere in scena e sarebbe statua ardua impresa (anche noiosa per chi assiste).

Ci accontentiamo così di qualche accenno riassuntivo. Al di là dello scarso entusiasmo con cui stiamo parlando di questo film, all’interno del suo genere Until Dawn, film Sony distribuito da Eagle, scorre veloce fra un ammazzamento e l’altro, che è quello che lo spettatore avveduto si aspetta. Parafrasando Gerturde Stein, uno slasher, è uno slasher è uno slasher.

Scheda tecnica:

Regia: David F. Sandberg

Cast: Ella Rubin, Michael Cimino, Odessa A’zion, I-young Yoo, Belmont Cameli, Peter Stormare

Distribuzione: Eagle Pictures

Genere: horror

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.