Una storia nera – Recensione

Una storia nera, con Laetitia Casta, racconta un matrimonio, racconta un delitto, parla di giustizia, di menzogna e verità.

Il nero è chic, il rosa fa un po’ kitsch. Nell’abbigliamento, perché nella vita è diverso. Le storie romantiche sono rosa, quelle drammatiche sono nere. E nerissima è quella raccontata nel film Una storia nera, tratto dal romanzo di Antonella Lattanzi.

Carla quando aveva vent’anni si è innamorata di Vito, sull’onda di quell’amore si sono sposati, hanno fatto tre figli, un maschio e due femmine. Lui però subito dopo le nozze è diventato aggressivo, autoritario e poi violento e abusivo anche di fronte ai bambini terrorizzati.

Anni di ricoveri in ospedale, di denunce alla Polizia non hanno portato a nulla, finché Carla non ha trovato il coraggio di lasciarlo, anche perché da più di dieci anni Vito ha una relazione con un’altra donna.

Una sera però dopo la festa di compleanno della più piccola, cui Carla ha invitato l’ex marito, lui scompare. Quando dopo qualche giorno il suo cadavere viene ritrovato nel Tevere, la Polizia arresta Carla accusandola di omicidio.

Laetitia Casta Giordano De Plano

Una così bella coppia ben assortita, sembravano così felici…

Ma anche di avere avuto un complice, perché da sola non avrebbe potuto spostare il corpo. E si va a processo. Lei ha subito abusi per tutti i 23 anni di matrimonio, dice di essere stata aggredita per l’ennesima volta, di avere agito per legittima difesa.

Con lei si schiera il figlio maggiore, la figlia di mezzo è ondivaga e debole, un’ostile zia, sorella del morto, di facoltosa e arrogante famiglia meridionale, incombe sui ragazzi rimasti soli. Come finirà?

Nel film, diretto da Leonardo D’Agostini e prodotto dalla Groenlandia di Matteo Rovere e Sidney Sibilia, la protagonista è Laetitia Casta, donna umiliata e oppressa dalla violenza per tutta la vita, un ruolo che ritroviamo in tanti casi che la cronaca purtroppo spesso ci racconta, che talvolta abbiamo riconosciuto nei rapporti di qualche coppia di amici.

Laetitia Casta Andrea Carpenzano Lea Gavino

Una mamma e tre figli da difendere, da rovinare.

Al suo fianco c’è Andrea Carpenzano, uno dei nostri migliori giovani attori, visto da poco in Un altro ferragosto di Virzì. Quanto alla vicenda raccontata, il film è molto d’attualità, visto il momento storico (un momento molto lungo) che stiamo vivendo, in cui tanti mariti o ex compagni ammazzano le donne e spesso anche figli e famigliari, rifiutando quello che vivono come un atto di insopportabile ribellione alla loro volontà di possesso.

Visto come thriller, Una storia nera suscita qualche curiosità nel suo svolgimento, anche se l’ipotesi che per prima si affaccia alla mente dello spettatore sarà quella giusta. A salvare dalla banalità, c’è un colpo di scena finale, non imprevedibile neppure lui.

Ugualmente il film, distribuito da 01 Distribution, si lascia guardare, ennesimo esempio di come possano essere ingannevoli gli inizi delle storie d’amore, di come una volta caduti nell’abisso sia difficilissimo uscirne, nell’inefficienza del sistema, di come ci si ritrovi così soli da dover passare dalla parte del torto per avere ragione.

E i figli? Loro pagheranno per tutta la vita le colpe di padri e madri. Qualche dettaglio lascia perplessi, nelle indagini della Polizia, nell’accanimento della donna magistrato della Pubblica accusa, in generale sarà lo spettatore più appassionato ai legal drama a essere più critico.

Ma il risultato finale lascia comunque a riflettere, a interrogarsi, a discutere. E a dispiacersi, perché la cronaca ci mette davanti a storie del genere con troppa frequenza e dietro ogni servizio strappalacrime o scandalistico del TG, oltre ai morti, ci sono sopravissuti con le vite devastate.

Come nel finale di questo film e chi sarà più devastante e chi più devastato, lo deciderà lo spettatore.

Scheda tecnica:

Regia: Leonardo D’Agostini

Cast: Laetitia Casta, Andrea Carpenzano, Cristiana Dell’Anna, Mario Squeglia, Giordano De Plano

Distribuzione: 01 Distribution

Genere: thriller

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.