Con Twisters torniamo a farci strapazzare da tornado paurosi nelle pianure dell’Oklahoma, quasi 30 anni dopo il film originale.
Cosa ci si aspetta da un Disaster Movie? Che faccia vedere disastri, perché non c’è niente di più bello che trovarsi in mezzo a naufragi, tifoni, uragani, inondazioni, glaciazioni, incendi, stando comodamente seduti sulla poltrona di una sala cinematografica a guardare gente che lotte per la vita e spesso soccombe.
E se in Magnolia (che però parlava di disastri esistenziali) piovevano rane, in Twister, film del 1996, piovevano mucche. In questo Twisters, anno di grazia 2024, non potevamo aspettarci molto di più, perché un tornado è un tornado, al massimo sono due che si accoppiano.
Quindi il nuovo film, che si rifà alla lontana a quello del passato, con qualche doveroso omaggio soprattutto al cinema di quegli anni, rimette in scena due diversi gruppi di “cacciatori di uragani”, uno che lo fa per motivi loschi ma ammantanti da scuse di ricerca scientifica, l’altro di sciamannati gestori di un canale youtube, con look alla Mad Max, che per passione si buttano nel vortice della vita, che per loro è quello dei tornado.
La perfettina traumatizzata Kate, ricercatrice convinta, dopo un tragico evento lascia le pianure dell’Oklahoma e si rifugia a New York a lavorare ben lontano dai campi. Ma dagli schermi dei computer la strappa un vecchio amico rimasto nel giro, anche se dalla parte sbagliata.
Il primo fatale incontro fra la ragazza di città e il ragazzone delle pianure.
Ma tornando a scorrazzare per le pianure afose del suo vecchio Stato, incontra Tyler, sfacciatamente felice di vivere una vita da nomade, all’inseguimento dei venti. Come dubitare di ogni dettaglio di ciò che seguirà?
Ma non è questo il fulcro del film, che mette in scena l’ennesima variante alla Girl Power (gli uomini servono ma poi le donne sono capaci di andare avanti da sole) di una storia in cui fra Lui e Lei non c’è nemmeno il classico bacio, nemmeno finale.
Twisters, distribuito da Warner, vuole essere un classico disaster movie estivo, da sala con mega schermo e Dolby Atmos, magari anche con il solito catino di popcorn di fianco, senza il minimo rovello a solleticare le menti di spettatori che vogliono solo vedere edifici sbriciolati, persone e mezzi meccanici risucchiati e magari mucche volanti (qui però non succederà, volano galline).
Glen Powell, finalmente divo.
Il tutto spolverato da un po’ di critica sociale (gli avvoltoi che sfruttano anche le sciagure per approfittarsi dei poveracci). Qualcosa di più forse ci si poteva aspettare dagli effetti speciali delle scene dei disastri, che non sono poi così diverse da quelle del film di quasi 30 anni fa.
Del resto in questi anni i tornado hanno continuato a compostarsi allo stesso modo e la distruzione che provocano è sempre la stessa e la CG del film del ’96 era ottima. Il film ci lascia con la scoperta di un divertente modo per posteggiare l’auto a prova di rimozione forzata.
Il regista coreano Lee Isaac Chung torna in quell’Oklahoma che aveva già frequentato per Minari, il film indipendente che gli ha dato fama, Oscar nel 2021, e mostra di saper manovrare anche budget ed esigenze di altro livello, mentre lancia lo spettatore a rotta di collo a bordo di massicci Pick up e tecnologici Suv verso uragani sempre più violenti, sulle note del tonico country pop/rock della colonna sonora (quella originale è di Benjamin Wallfisch).
La quiete dopo la tempesta.
Daisy Edgar-Jones eredita il marchingegno Dorothy e aggiunge robot che si chiamano Uomo di latta e Spaventapasseri come nel Mago di Oz, ma sembra un po’ incolore e spaesata in questo tipo di storia.
Glen Powell, lanciatissimo dopo Hit Man e Tutti tranne te, è il nuovo fenomeno cinematografico del momento, perfetto per il suo ruolo, spavaldo, simpatico e rassicurante. Anthony Ramos è l’amico che ha lasciato la retta via, la veterana Maura Tierney fa la madre contadina, piedi grossi e cervello fino.
Compare nel ruolo di un personaggio antipatico David Corenswet, il nuovo Superman. Tante facce note nel resto del cast, molte da serie tv di successo come Daryl McCormack (Bad Sisters, The Woman in the Wall).
La frase chiave del film è “Se lo senti, lo segui”, mentre il buon senso suggerirebbe il contrario. Ma è meglio vivere una vita prudente, al riparo dai venti troppo forti delle proprie passioni, oppure buttare all’aria la cautela e lanciarsi risucchiare in quel tornado che può essere un’esistenza degnamente vissuta?
Ci piacciono gli interrogativi alla Marzullo, anche se non pensiamo siano nelle intenzioni degli autori di Twisters, che nel finale lanciano un loro nobile message in a bottle, con la sequenza “di paura” più coinvolgente, in cui per salvarsi si deve andare al cinema, chi vedrà capirà.
Scheda tecnica:
Regia: Lee Isaac Chung
Cast: Glen Powell, Daisy Edgar-Jones, Anthony Ramos, Katy O’Brian, Maura Tierney, David Corenswet, Daryl McCormack
Distribuzione: Warner Bros
Genere: avventura, azione