The Marvels, nuovo film della quinta fase dell’Universo Marvel, delude ogni aspettativa, con un prodotto per l’infanzia appesantito dalla solita retorica disneyana.
Un’anomalia spazio-temporale attira nello stesso luogo i protagonisti del nuovo film The Marvels, Fase 5 del MCU.
Si tratta di Carol Denvers/Captain Marvel, strappata alla sua “fortezza della solitudine” dalla necessità di andare a controllare, da vera “poliziotta” dell’Universo. Di Monica Rambeau, ricercatrice che si avvicina troppo mentre sta lavorando all’esterno della stazione spaziale dove si trova Nick Fury (e il gatto Goose non dimentichiamoci del gatto). E di Kamala del New Jersey, l’esuberante protagonista della serie tv Ms. Marvel, desiderosa di entrare a far parte del mondo delle sue “idole”, con fanciullesco entusiasmo simil Spider-Man.
Tutte ragazze dunque e femmina è anche il “villain” di turno, Dar-Been, giovane donna a capo del popolo dei Kree che sta rischiando l’estinzione, come conseguenza dell’intervento proprio di Captain Marvel (film del 2019) e che è entrata in possesso del bracciale gemello di quello lasciato a Kamala dalla sua nonna.
Dar-Been vuole sottrarre ad altri pianeti quanto ormai scarseggia sul proprio, aria e acqua, e quindi si troverà in inevitabile rotta di collisione con il gruppetto di eroine. Che inizialmente faticano a lavorare insieme, perché l’anomalia ha provocato una certa confusione nei loro poteri e ad ogni azione in cui li usano, si scambiano istantaneamente, finendo l’una nel posto dell’altra.
L’eroina solitaria.
Durante il percorso di avvicinamento al nemico, faranno tappa in un bizzarro mondo, insensata parentesi disneyana con tanto di intermezzi canori e un costume da Avenger che diventa la sua versione in Princess Style. Mentre più drammatico sarà l’esodo sotto le bombe degli Skrull, popolazione che nella saga ne ha passate davvero tante.
Originale e più divertante il modo scelto per far evacuare un’astronave, grazie alla presenza di molti gatti, non possiamo dire di più. Inutile dire che tutto è collegato alle varie serie tv, da WandaVision a Ms. Marvel e pure Hawkeye, oltre che naturalmente Secret Invasion, per far restare ancorati al mondo Disney/Marvel.
Ma alcuni veloci recap rendono lo spettacolo abbastanza comprensibile a tutti. Del resto cosa si vuole ormai “capire” da quando gli sceneggiatori si sono dati un’infarinatura di leggi fisiche e sfornano ormai solo teorie quantistiche for dummies e universi paralleli, strappi spazio/temporali, buchi neri e così via?
L’eroina apprendista.
Lo spettatore ormai accetta tutto passivamente, privato della possibilità di formulare un ragionamento logico e pure di emozionarsi perché anche se l’eroe amato va incontro a una brutta fine, si sa che da qualche parte risbucherà fuori, da qualche altro universo, da qualche altro wormhole.
Qualche siparietto giocato sui diversi caratteri delle eroine e sulle loro interazioni, un po’ di humor alla Nick Fury, i soliti stereotipi che si vorrebbe spassosi sulla famiglia indiana di Kamala, vorrebbero rendere la banalità della trama e la pochezza delle sequenze d’azione più tollerabili. Colonna sonora non pervenuta, qualche hit sparata qua e là per fare da contrasto alla scena cui viene abbinata.
Regia al femminile di Nia DaCosta, sceneggiatrice alla sua prima regia di rilievo, per restare nell’ambito del Girl Power e della quota razziale e niente più. Una scena a metà dei titoli di coda (con l’entrata in scena di un personaggio appartenente ad un’altra saga, purtroppo acquistata da Disney) e, alla fine del rullo, solo un paio di rumorini a schermo buio.
Un gatto che non è proprio tale.
Cosa possiamo dire a Kevin Feige a questo punto? Come stessimo scrivendo una letterina, Caro Kevin, virgola. Potremmo, vorremmo dirgli che a forza di film che hanno cambiato gradualmente il target da maschile a femminile e pure il dato relativo all’età (qui siamo a livello di pargoli decenni o preadolescenti al massimo), con questo 33esimo film siamo arrivati alla completa snaturamento del discorso originario.
Che aveva avuto il pregio di mettere in scena personaggi, situazioni ed emozioni condivisibili da un pubblico adulto e pure digiuno dei fumetti originali. Per questo tipo di spettatori il rimpianto per i “veri” Avengers diventa quasi straziante.
Perfino la più leggera serie I guardiani della Galassia (qui la recensione del capitolo conclusivo) aveva saputo toccare meglio i cuori degli spettatori.
A margine una riflessione che la parte adulta della platea non potrà mancare di fare: in questo film i “cattivi” sono diventati tali per colpa di un’eroina votata al Bene, che però, colpita dalla propria responsabilità, si duole delle sue azioni e predispone un risarcimento.
Certo che se proprio il “cattivo” non ne vuole sapere e va avanti con il suo piano di vendetta, allora è inevitabile finirlo. Ricorda tante situazioni di politica internazionale, volendo. Del resto nella fiction ormai i cattivi veri non esistono più, sono stati sostituti da buoni che sbagliano e magari non per colpa loro. Quando si dice della sublime ipocrisia disneyano/americana.
Attendiamo con vero terrore il minacciato inserimento degli X-Men nella saga, sarebbe catastrofico e controproducente un altro stravolgimento. Ma sembra che da quelle parti abbiano fatto proprio il motto morettiano “continuiamo così, facciamoci del male”.
Scheda tecnica:
Regia: Nia DaCosta
Cast: Brie Larson, Iman Vellani, Teyona Harris, Zawe Ashton, Samuel L. Jackson
Distribuzione: Walt Disney Company Italia
Genere: fantastico, avventura, azione