The Killer, diretto da David Fincher, si affida al carisma del divo Michael Fassbender, che interpreta un sicario fin troppo glaciale.
C’è un mestiere che piace molto a letteratura, fumetti e cinema: il killer a pagamento, il sicario, all’inglese detto Hitman.
Mestiere rischioso, che richiede molta applicazione e mal sopporta fallimenti, ma se svolto con professionalità, molto redditizio. Ha però una durata abbastanza breve e, paradossalmente, non contempla pensionamento.
Come abbiamo visto in tanti film sull’argomento, il killer a pagamento può essere un sadico violento che gode nell’eseguire i suoi criminali incarichi o un gelido professionista, un uomo del tutto privo di passioni e interessi.
Entrambe le tipologie sono però talvolta afflitte da un punto debole, qualche affetto, una donna, una figlia, un fidato amico. In questo modo vari possono essere gli svolgimenti di vicende che ruotano quasi tutte intorno allo stesso soggetto.

Un uomo in agguato.
Di questa figura si occupa oggi David Fincher, con la sua passione per le storie “nere”, sul cui valore non siamo certo qui a discutere, dopo film come Seven, Fight Club, Zodiac (citato di recente nel film Lo strangolatore di Boston), The Social Club, Gone Girl, ideatore/produttore di serie tv come House of Cards, Mindhunter, Love, Death and Robots.
Qui, sotto l’egida Netflix, ci fornisce la sua rilettura del fumetto francese Le Tueur, scritto da Matz e disegnato da Luc Jacamon. A interpretare il glaciale professionista chiama il redivivo Michael Fassbender assente dai grandi schermi dall’X-Men del 2019. E mai scelta fu più oculata, visto il modo con cui Fincher raggela la materia.
Assunto per ammazzare un qualche potente, inopinatamente il protagonista sbaglia il colpo. Quando si fallisce una missione a quel livello è ovvio che ci sarà qualche conseguenza, ma questa si abbatterà su un altro bersaglio, che sta molto a cuore all’uomo.

Un professionista che si mescola al paesaggio.
Che da lì parte a risalire la catena di comando, per arrivare al responsabile ultimo. Niente di originale quindi, e nemmeno di coinvolgente, vista la chiave narrativa scelta, ovvio il riferimento al Delon di Le Samourai (ma non dimentichiamo Tom Cruise in Collateral e il Cogan di Brad Pitt).
Va detto che questo genere di personaggio è stato ottimamente portato sugli schermi anche in alcuni onorevoli B Movie di Jason Statham (di cui uno era remake di un film con Charles Bronson, altro impassibile assassino a pagamento). Diversa la mancanza di emotività di Timothy Olyphant con il suo Hitman, assassino mercenario geneticamente modificato.
Ma qui alla regia, si è pensato, David Fincher farà la differenza. Nel suo The Killer la freddezza del protagonista, appena incrinata, in modo tutto sommato incongruo, da un legame affettivo che provocherà il suo percorso di vendetta, lo rende un impassibile robot, dal quale è superfluo cercare di trarre ragionamenti filosofici sulla “professionalità” del male.

Tilda Swinton, detta “il Cotton fioc”.
Incombente è la voce fuori campo, perché nei lunghi momenti di organizzazione e attesa, l’uomo parla fra sé e sé, riflettendo, ricordando, rimuginando e ripetendo come un mantra quelli che sono i principi su cui si fonda la sua esistenza professionale: “Attieniti al piano. Non fidarti. Niente empatia. Gioca d’anticipo, non improvvisare. Mai concedere un vantaggio. Combatti solo se sei pagato per combattere. Attieniti al piano”.
Per il resto Fassbender pronuncia pochissime battute, qualche personaggio parla di più, la più loquace è Tilda Swinton, detta Q Tips (Cotton fioc) e mai soprannome fu più azzeccato per l’eterea attrice, sempre valida in qualunque ruolo la si faccia recitare (di recente ha dato anche voce alla Morte nel Pinocchio di Guillermo del Toro).
Fincher spoglia di ogni enfasi retorica, di ogni abbellimento estetizzante la figura del suo assassino, che si rivela essere oltre a un tecnico di armi, anche uno specialista di sistemi informatici e di ogni tattica di elusione. Una sola violentissima sequenza d’azione durante i 113 minuti del film, assai ben coreografata.

Un’attività fatta di lunghe attese.
Si fa notare la colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross, alla quale si mescolano le canzoni dalla lucida malinconia di Morrissey con i suoi Smiths, che il protagonista ascolta a riempire la sua solitudine.
Dopo un inizio promettente, la storia purtroppo scivola nel già visto, verso un finale di eccessiva banalità, da cui non riesce a strapparlo la riflessione finale per cui da “uno dei pochi”, il protagonista comprende di essere diventato “uno del molti”.
Senza guizzi di originalità, Fincher mette in scena un personaggio che somiglia a troppi altri, al di là delle citazioni volute, che non trova un suo spazio tale da renderlo non attrattivo, ma particolare, indimenticabile.

The Killer si rivela un film che potrà essere apprezzato solamente per la regia d’autore e per l’impassibile prestazione del divo Fassbender, e nulla più.
Scheda tecnica:
Regia: David Fincher
Cast: Michael Fassbender, Tilda Swinton, Charles Parnell, Arliss Howard, Sophie Charlotte
Distribuzione: Netflix
Genere: thriller, azione