The Equalizer 3 – Recensione

L’ultimo capitolo della serie di film The Equalizer con Denzel Washington ci conferma che Giustizia e Vendetta possono coincidere.

La figura del giustiziere negli anni non ha perso una virgola del suo fascino. Figura politicamente scorretta, ha invece acquisito ancora più appeal nella percezione delle masse, sempre più frustrate, oppresse, vessate da tutti, dagli ausiliari del traffico ai nostri governanti, dalle amministrazioni di condominio alle massime banche mondiali. Tutti fanno di noi ciò che vogliono e tocca subire, ogni giorno.

Non stupisce quindi il successo raggiunto dal film The Equalizer nel 2014, ispirato alla serie tv degli anni’80 Un giustiziere a New York, interpretato allora da Edward Woodward. In questo nuovo trattamento Antoine Fuqua aveva diretto l’amico Denzel Washington, attore anche lui sempre in vetta ai gradimenti del pubblico, nonostante o più probabilmente grazie alla sua lunga, onorata carriera.

Allora Washington aveva 60 anni e questo invece che un handicap, aveva rappresentato proprio il motivo del successo del film. Perché a “equalizzare”, a rimettere a posto i “livelli” di giustizia era il già anziano Robert, ex super-agente CIA pentito, vedovo solitario, inconsolabile e insonne, umile impiegato di un simil-Leroy Merlin, dove si limitava a rintuzzare le bonarie prese in giro dei colleghi, accontentandosi di dare una mano a qualche bisognoso, di raddrizzare piccoli torti.

Nel primo film era stato trascinato in una guerra con dei malavitosi russi, scatenando le ire del solito magnate efferatissimo con tanto di emissario sociopatico, così tatuato e feroce da far sembrare agnellini i protagonisti di La promessa dell’assassino.

Denzel Washington

Un uomo che medita sul proprio ritiro lavorativo?

La regia era così enfatica che perfino Tony Scott si sarebbe imbarazzato. Ai tempi di Training Day sembrava che Antoine Fuqua potesse imboccare una strada diversa, poi con L’ultima alba, King Arthur, Shooter e Attacco al potere si è capito che il percorso era ben diverso, molto più commerciale e “ganassa” (migliore Brooklyn’s Finest che però non ha avuto successo, in Italia è finito addirittura direct to video).

Era seguito un secondo film nel 2018 in cui Robert si era riciclato come “uber” a Boston ad ascoltare e sogguardare i casi umani sul suo sedile posteriore, per poi fare ritorno alla sua casa ordinata e silenziosa a leggere e ricordare, una vita che procedeva su binari consolidati, con una routine che ogni tanto si interrompeva per compiere gesta atte a ristabilire un certo ordine delle cose, sempre nella sua ottica.

Ma un caso di ben maggiore spessore lo aveva coinvolto, impossibile fare finta di niente e aspettare che le autorità preposte facessero quel poco che in generale si degnano di fare. Questo secondo film aveva un tono meno iperbolico del primo e metteva maggiore accento sull’uomo, più che sull’eroe, immettendolo in una trama piena di deviazioni.

Denzel Washington

The Eye of the Tiger.

Ora lo ritroviamo ben lontano dai luoghi precedenti, addirittura in Sicilia, dove è planato per aggiustare un torto di cui non sapremo molto fino alla fine. Questo suo intervento determina il suo soggiorno in un’amena cittadina sul mare, dove finisce per curarsi una ferita.

Il luogo è idilliaco, i cittadini garruli e amichevoli, Robert si fa in fretta degli amici, anche se la sua presenza spicca come la classica mosca nel bicchiere di latte. Potrebbe essere il posto dove fermarsi, vagheggia l’ormai definitivamente anziano eroe, che sta meditando il pensionamento.

Ma se Robert non cerca guai, saranno loro a cercare lui. La cittadina è infatti vessata da un gruppetto di giovani delinquenti, che taglieggiano e umiliano i miti cittadini, comprese le scarse forze dell’ordine.

Dakota Fanning

Una giovane donna ha sempre bisogno di un mentore, anche se è un’agente della CIA.

Il capetto dei bulli (il nostro Andrea Dodero, apprezzato nella serie tv The Good Mothers) ha per di più un fratello maggiore potente e spietato, che a Napoli ha le mani in pasta in mille giri sporchi, mentre si sta riciclando in palazzinaro di lusso.

Per questo motivo traffica con non meglio specificati “terroristi siriani”, pagando la loro droga con soldi che poi quei malvagi impiegano per organizzare un attentato terroristico a Roma. Dove avremo modo di conoscere anche un Capo della Polizia corrotto e viscido in modo caricaturale.

Intanto la Cia non si è accorta di niente e, se non fosse per una dritta del nostro Robert, continuerebbe nella sua beata ignoranza. Dubitiamo di come andrà a finire?

Denzel Washington Andrea Dodero

In nuovo smette di avanzare se trova un vecchio come Denzel.

Se questo Equalizer 3, distribuito da Eagle Pictures, fosse stato ambientato in Messico o in Colombia, luoghi che la cinematografia ci ha fatto passare la voglia di visitare, forse saremmo stati meno critici. Ma vedere descritto il nostro paese anche in quest’occasione con la solita faciloneria del cinema americano, infastidisce di più, oltre a generare ilarità per i tanti immarcescibili luoghi comuni.

Se è stato più che convenzionale il ritratto dell’Italia messo in scena in tante commedie romantiche, dal terribile To Rome with Love di Woody Allen a Sotto il sole della Toscana (aggiungiamo anche Made in Italy e Toscana) al recente Book Club 2, qui la cosa diventa più imbarazzante.

Qui si tratta di camorra e ndrangheta, di traffico di droga, attentati terroristici, collusioni ad alto livello, tutte cose che nel nostro paese sono in effetti avvenute (e avvengono ancora, magari con meno clamore) ma che danno della nostra nazione un quadro a tinte troppo forti e paradossali.

Denzel Washington Dakota Fanning

Quando il nuovo incontra virtuosamente il vecchio.

Così come è di maniera e irrealistico il rapporto che si crea fra Robert e una giovane agente CIA (capiremo alla fine perché proprio lei), che lui dall’alto della sua esperienza e disumana saggezza, guida come un burattino.

La sceneggiatura di Richard Wenk (specialista di action violenti, al lavoro anche negli altri due film precedenti) qui sembra far incontrare John Wick con Gomorra, mentre opera una colpevole confusione anche geografica riguardo il nostro Meridione e pure la nostra tradizione gastronomica. Intanto gli eredi di Giacomo Puccini continuano a ringraziare per l’abuso di Nessun dorma. Fra le canzoni aggiunte manca misericordiosamente Volare che invece risuona in uno dei trailer.

La colonna sonora di Marcelo Zarvos passa dal lirico descrittivo della pacifica vita di tutti i giorni al minaccioso/inquietante delle sequenze di violenza. Meglio cercare la versione in originale con sub per gustare la difficoltà dell’integrazione fra Robert e i nostri connazionali, perché il doppiaggio “smarmella” tutto in un italiano davvero improbabile.

costiera amalfitana

Il set sulla costiera amalfitana.

Resta comunque pure improbabile la diffusa conoscenza della lingua inglese da parte dei semplici paesani e dei bulli di provincia. A fare da corona al divo, troviamo Dakota Fanning (l’agente CIA), che ritrova Denzel Washington a quasi vent’anni di distanza da Man on Fire, il nostro Remo Girone, qui in versione brava persona, e altre facce note, nostrane o americane.

La saga si è retta sull’indiscussa allure che ancora esercita Denzel Washington, ormai quasi settantenne ma sempre credibile come eroe che vuole riportare il giusto “equilibrio” in un mondo troppo spesso pesantemente sbilanciato. Il Giustiziere/vendicatore/regolatore di conti di questi tre film è descritto come un guerriero Ninja quasi biblico, un castigo divino in terra, come si schierasse in campo l’Arcangelo Gabriele contro i vari Satana del mondo.

A sorpresa questa fondamentale figura si è incarnata in un eroe nero, appena un po’ appesantito dall’età, interpretato da un attore sempre valido, qui in modo particolare assimilabile ai molti laconici vendicatori che il cinema ci ha fatto amare, alcuni interpretati dall’altrettanto impassibile Clint Eastwood. Con il quale in questo film, come in Cry Macho, Washington sembra condividere un interesse nei confronti del gentil sesso e un desiderio di socializzazione anche loro inattesi. Con Clint però Denzel condivide anche il succo della famosa battuta: se tu sei il Male, io sono la Cura.

Del resto come negarlo, nel mondo c’è un bisogno disperato di pareggiare i conti, di “equalizzazione”. Magari avessimo Denzel (o il Liam Neeson della serie Io vi troverò) fra le nostre chiamate rapide.

Film così si guardano con un sorriso, certi che i buoni vinceranno sui cattivi e chi se lo merita avrà la sua sacrosanta punizione.  Perché Dio perdona, i giustizieri no. E ci mancherebbe, neanche noi.

Scheda tecnica:

Regia: Antoine Fuqua

Cast: Denzel Washington, Dakota Fanning, Gaia Scodellaro, David Denman, Eugenio Mastandrea, Remo Girone, Andrea Scarduzio, Andrea Dodero

Distribuzione: Eagle Pictures

Genere: azione

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.