Maledetti, vi sbranerò.
1917 Francia, durante la terribile battaglia della Somme, i soldati francesi asfissiati dai gas, straziati dalle granate assaltano le trincee dei tedeschi, già allora incarnazione del Male, resi mostruosi dalle perfette maschere antigas, dai mitragliatori immacolati ed efficientissimi con cui spappolare l’armata di disperati che avanza.
Una carneficina. Il Comandante, anche lui gravemente ferito, vede i suoi uomini fatti a pezzi, dalle bombe o dai medici militari nell’ospedale di campo. Ma dal suo addome un medico estrae un proiettile diverso dagli altri.
Ci spostiamo nel tempo, a 35 anni prima, nella magione di campagna di un ricco proprietario terriero, in cui una sorella gioca felice con il proprio fratello, sotto lo sguardo malinconico della madre, donna rassegnata, moglie respinta. Un gruppo di zingari accampa pretese su un pezzo di terra che è stato inglobato nelle proprietà dei ricchi borghesi della zona.
Non si accontentano di un risarcimento e i bravi cittadini se ne liberano drasticamente. Una vecchia, dopo aver assistito al massacro, lancia una maledizione, che resta legata a una rudimentale dentiera fatta con aguzze zanne d’argento. Poco dopo la strage, nella zona cominciano a verificarsi inquietanti avvenimenti, aggressioni forse da parte di bestie feroci, morti sanguinose, mentre tutti gli abitanti sono oppressi da incubi terribili.
Se i ricchi si possono permettere di barricarsi nelle loro case, i contadini devono uscire a controllare i campi e una giovane donna viene aggredita. Per proteggere se stessi e i propri averi, la comunità assume un poliziotto, che è anche uno studioso di patologia (il nostro corpo parla anche dopo la morte, io ascolto, dice). Ma trova omertà e menzogne, anche se non tarda a comprendere l’origine di tutto. E i figli pagheremo per i peccati commessi dagli anziani.
Il film cita e trae ispirazione dalla famosa leggenda del ‘700 della Bestia del Gèvaudan (cui alludevano anche i film Il patto dei lupi e Wolfman, e se ne attende una versione diretta da Kurt Sutter, autore di Sons of Anarchy). The Cursed è un horror dove l’orrore sovrannaturale nasce dall’uomo, dall’ipocrisia su cui si basa il benessere di pochi, con l’avidità di possedere sempre di più, la violenza esercitata non per necessità ma per ingordigia, la crudeltà estrema messa in atto per il gusto di farlo. Scrive dirige e si occupa anche della fotografia Sean Ellis, già autore di film interessanti ma che da noi faticano però a trovare distribuzione, come anche questo, uscito solo per l’homevideo.
Effetti speciali contenuti, la “creatura” è anomala rispetto alla tradizione. Belle musiche di Robin Foster. Nel cast troviamo facce note. Boyd Holbrook lo ricordiamo in Narcos, Logan e la serie Sandman; Kelly Reilly, la figlia perfidissima di Kevin Costner in Yellowstone, era anche in True Detective e nei film su Sherlock Holmes di Guy Ritchie; Alistair Petrie ha interpretato quasi sempre ruoli da “cattivo” in infinite serie tv e film.
Citiamo parte dell’invettiva contro l’umanità contenuta in Ezechiele 22, perché è parte integrante della narrazione e monito: “Come si mette insieme argento, rame, ferro, piombo, stagno dentro un crogiuolo e si soffia nel fuoco per fonderli, così io, con ira e con sdegno, vi metterò tutti insieme e vi farò fondere; vi radunerò, contro di voi soffierò nel fuoco del mio sdegno e vi fonderò in mezzo alla città. Come si fonde l’argento nel crogiuolo, così sarete fusi in mezzo ad essa: saprete che io, il Signore, ho riversato il mio sdegno contro di voi”. Bisognerebbe sempre riflettere su chi sia la Bestia più feroce cui dare la caccia, chi sia più nocivo, più distruttivo. Magari dall’alto dei cieli si intervenisse, ogni tanto.
The Cursed, film cupissimo, che se si apre su una delle infinte prove della bestialità umana, si chiude su un fievole alito di speranza, solo dal bene può scaturire il Bene. Ma non dura a lungo.
Scheda tecnica
Regia: Tommy Wirkola
Cast: David Harbour, John Leguizamo, Beverly D’Angelo, Alex Hassell
Distribuzione: Universal
Genere: azione, thriller