The Crow – Recensione

Torna The Crow – Il corvo in un remake rischioso che conferma le previsioni meno ottimistiche.

E così anche il più maledetto dei film ha avuto il suo remake. Nel 1994 sul set del film Il corvo moriva Brandon Lee, il suo protagonista, giovane uomo avviato a una promettente carriera, figlio del mitico Bruce.

Morto per un incidente, una pistola di scena in cui c’era un proiettile difettoso, molte speculazioni ovviamente, sgomento, dolore. Non solo per questo luttuoso evento però, il film è rimasto nella storia e giustamente, perché si trattava di un film suggestivo, intensamente romantico nella sua struttura da revenge movie.

A dirigere c’era Alex Proyas, autore anche del memorabile Dark City, regista capace di usare le scenografie come forte elemento narrativo. Enfatico, melodrammatico, barocco, Il corvo raccontava di una sfortunata coppia di amanti, poveri ma bellissimi, Eric e Shelly, ammazzati dalla soldataglia del crudele boss del loro miserabile quartiere (che era uno splendido Michael Wincott, rimasto nella storia dei “cattivi” anche grazie al successivo Strange Days).

In una fatiscente città, ripresa sempre di notte e sotto una pioggia battente (ma “non può piovere per sempre”), si consumava la lineare vendetta di Eric, che tornava dall’aldilà ad Halloween solo per il tempo necessario, guidato da un meta-corvo.

Bill Skarsgård FKA twings

L’amore irripetibile dei giovani amanti.

Ci troviamo adesso davanti al rifacimento, in questo caso definito reboot, in vista probabilmente di un sequel, così come era stato per l’originale, tre film successivi e una serie tv. Il Corvo del 2024 è diretto da Rupert Sanders (Biancaneve e il cacciatore, Ghost il the Shell in live action), un progetto che si trascinava dal 2008 e a forza di trascinarsi qualcosa è andato storto.

La trama attuale: la ragazza Shelly per sfuggire a una cricca di ricchissimi malvagi con i quali è rimasta improvvidamente coinvolta, si fa ricoverare in un ospedale psichiatrico, dove incontra Eric, ragazzo dal passato traumatico. Cupido scocca la sua freccia e i due fuggono insieme.

Per un po’ se la spassano, ma la longa manu dei cattivi li raggiunge e li ammazza. Eric però, in un confuso via vai con una specie di aldilà, avrà la possibilità di vendicare Shelly e se stesso.

Bill Skarsgård, FKA twings

Alternativi ma modaioli, i due amanti, ben diversi dall’originale.

Una trama assai diversa dal film del 1984, e inutilmente, perché ogni cambiamento ha solo l’effetto di diluire e rendere inerte la storia primaria e meno attrattivi alcuni personaggi, Shelly su tutti, qui ragazza viziata e di poco spessore, interpretata pure da un’attrice con scarsa esperienza di recitazione (la “popstar” FKA twings) e non basta essere carine e con una bella bocca, per saper recitare.

Anche il “cattivo supremo”, affidato a un Danny Huston che recita inserendo il pilota automatico, è un personaggio confuso, un miliardario con la passione per le giovincelle ma dotato pure di poteri sovrannaturali, con un “sussurro” omicida.

Molto più efficace era Top Dollar, l’elementare boss carogna del primo film (che era solo uno spietato trafficante di periferia e non una specie di demone), con la sua banda di luridi scagnozzi sadici, molto più suggestivi dei soliti killer/guardie del corpo in black suits. Con una trama molto più semplice, la tragedia dei due gentili amanti era più toccante e coinvolgente.

Bill Skarsgård

Eric, nel momento della sua mutazione nel Corvo.

Qui si insiste con una quantità di estetizzanti scene che li vedono insieme, senza che il sentimento fra i due giovani amanti, le cui effusioni sono messe in scena più esplicitamente e più frequentemente che nel film originale, passi allo spettatore, coinvolgendolo nel loro triste destino.

E non parliamo delle gotiche scenografie e dello stile barocco della vecchia narrazione, ben più interessanti di questa anonima messa in scena. Dopo circa 40 minuti di proiezione si avverte che non è ancora successo nulla di rimarchevole, nulla in grado di suscitare l’interesse dello spettatore, che non fosse già al corrente di quanto dovrebbe avvenire, mentre si tira eccessivamente in lungo sull’introduzione dei vari personaggi.

Poi dopo vari passaggi (e ripetute “spieghe”) si arriva al dunque, con Eric che si trucca e va a fare una sanguinosa strage molto splatter al Tetro dell’Opera (sulle note di Robert le Diable, di Meyerbeer), scenario abusato, fra l’altro. Ma ormai siamo a mezz’ora dalla fine, che stravolge pure quella originale, senza una vera giustificazione e, anche qui, perdendo in emozione.

Danny Huston

Danny Huston, un villain di routine, poco appassionante.

Peccato per Bill Skarsgård, che avrebbe il physique du rȏle, era Pennywise in It ma anche il malvagio dandy criminale di John Wick 4. Il nuovo The Crow – Il Corvo è stato girato fra Praga e Monaco, ed è distribuito da Eagle Pictures.

Nei titoli di testa si cita il fumetto di James O’Barr ma non la sceneggiatura originale di David J. Schow e John Shirley, cui avrebbero fatto meglio a restare più fedeli Zach Baylin e William Josef Schneider. Colonna sonora ricca di nomi di peso, ma anche quella precedente non scherzava.

Anticipando i tanti film coreani della serie The Grudge, ci veniva allora detto che l’anima inquieta di chi viene ingiustamente ucciso non trova pace e anche in questo remake non si manca di citare la celebre frase originale: “Quando una persona muore, un corvo accompagna la sua anima nella terra dei morti, ma a volte accadono eventi così terribili che l’anima non riesce a riposare, finché non rimette le cose a posto. E così le viene concesso di tornare”.

Non bastano però un ragazzo in cerca di vendetta e un corvo per rifare un cult. Si dirà che è ingiusto giudicare un film alla luce di quello precedente. Ma non si venga a dire che non si contava sul traino di un precedente così famoso, perché altrimenti una trama così banale (e banalizzata) non sarebbe stata presa in considerazione. Ma è stata una mossa rischiosa e, per noi, sbagliata.

Scheda tecnica:

Regia: Rupert Sanders

Cast: Bill Skarsgård, FKA twings, Danny Huston, Sami Bouajila

Distribuzione: Eagle Pictures

Genere: drammatico, fantasy

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.