Taylor Sheridan e l’America degli uomini veri – Articolo

Taylor Sherdian è un interessante personaggio dell’intrattenimento americano, divenuto molto influente dopo numerose serie tv e film di gran successo.

Taylor Sheridan, nome poco noto al pubblico generalista, è diventato in pochi anni uno degli uomini più influenti dell’industria cinematografica americana, scrittore e sceneggiatore e anche regista di film e serie tv di grande successo, capace di rilanciare l’ideale della “grande frontiera”, aggiornandolo ai nostri giorni sempre violenti, in questo poco diversi da quelli di un paio di secoli fa. Perché homo homini lupus e le regole valgono per chi è capace di farle rispettare.

Nato nel 1970, è cresciuto a Forth Worth nel Texas, dove ha trascorso gran parte dell’infanzia in un ranch, esperienza indubbiamente per lui formativa. Nel 1995 ha interpretato il suo primo ruolo nella serie Walker Texas Ranger e ha poi proseguito una carriera modesta con ruoli minori in varie serie tv fra cui Veronica Mars e anche in tre stagioni di Sons of Anarchy.

Ma altre erano le sue doti e nel 2015 scrive la sceneggiatura di Sicario, film diretto da Denis Villeneuve, violentissima storia sulla lotta fra la legalità e il narcotraffico, che avrà un seguito in Soldado, diretto dal nostro Stefano Sollima nel 2018. Inoltre scrive un paio di piccoli capolavori, Hell or High Water, con Jeff Bridges, e I segreti di Wind River, con Jeremy Renner, che anche dirige, ottimo successo.

Nel 2018 esce la serie tv Yellowstone (visibile su Sky) e la sua vita cambia, con un’accelerazione di progetti veramente sorprendente. Scrive due prequel di Yellowstone, che con le sue 5 stagioni vanta un successo di pubblico world wide, responsabile del rilancio di un divo un po’ appannato come Kevin Costner (rilancio che gli ha permesso di produrre e dirigere i suoi due film Horizon, An American Saga, di cui però da noi è stato distribuito solo il primo).

Taylor Sheridan

Taylor Sheridan, attore, regista, sceneggiatore, affarista, cowboy.

Il primo prequel è 1883 e il secondo, 1923, visto il successo dell’operazione, vede la partecipazione di divi come Harrison Ford e Helen Mirren. Sempre attratto da quella frontiera, Sheridan scrive anche Lawman: Bass Reeves, una serie western che racconta la carriera del primo sceriffo di colore a Ovest del Mississippi, con Daniel Oyelowo.

Unico film di scarso successo è stato Quelli che mi vogliono morto del 2021, scritto e diretto da lui stesso, con Angelina Jolie. Di Yellowstone ci sarà uno spin off, 6666, che è il nome del mitico ranch realmente esistente in Texas, che ha infatti ispirato a Sheridan la storia della fortunata serie “madre”.

Il Four Sixes Ranch è stato fondato nel 1870 da Samuel Burnett quando possedeva 100 capi di bestiame, diventando poi uno degli allevatori più importanti del Texas. Il ranch, rimasto in mano a una nipote dopo la sua morte, è stato acquistato da Sheridan insieme a un gruppo di investimento per 320 milioni di dollari.

Jeremy Renner Elizabeth Olsen

Jeremy Renner e Elizabeth Olsen in Wind River.

Sheridan possiede anche il Bosque Ranch a Weatherford, sempre Texas, con un allevamento di cavalli, e là ospita riprese televisive e cinematografiche, organizza concerti, festival, eventi di ogni genere, avendone fatto una piccola città che i turisti possono visitare.

Per provare l’emozione della vita degli antenati, sono disponibili tour di 90 minuti per sei giorni alla settimana (il John Dutton di Yellowstone rabbrividirebbe). Per fare soldi, certo, ma anche per preservare quella che per lui e i suoi soci è una cultura nazionale, per diffondere un messaggio.

Intanto da un punto di vista creativo Sheridan ha realizzato la serie poliziesca Mayor of Kingstown, Lioness (Corpi speciali della CIA), Tulsa King, rivisitazione del genere gangster con un divertito Sly, e Landman (sempre grandi cast, qui Billy Bob Thornton, Jon Hamm, Demi Moore, Ali Larter), sui petrolieri del Texas.

Jeremy Renner Toby Bamtefa

Ancora Jeremy Renner nella serie Mayor of Kingstown.

Tutta questa serie di progetti è legata da un pensiero univoco, mettere in scena un paese che sembrava estinto da decenni e invece rappresenta ancora lo zoccolo duro su cui si fondano gli Stati Uniti più divisi che si possa immaginare.

Ci siamo così incuriositi sul creatore di tutto questo e sui suoi progetti creativi, affaristici e perché no, politici. Anche perché nella 5 stagione di Yellowstone e nella 2 di Lioness si è ritagliato due ruoli particolari, molto in linea con il personaggio.

Il padrone della baracca sì, in quanto proprietario del 6666, ma anche cow boy addestratore sopraffino di cavalli da rodeo, specialità Reining (termine che deriva dal verbo to rein, guidare fra le redini, perché il cavaliere deve guidare il cavallo in figure particolari solo con un tocco delle briglie, senza mai forzarlo).

Jeff Bridges Gil Birmingham

Jeff Bridges, sceriffo in Hell or High Water.

Ed è uno spettacolo vedere il regista/scrittore/attore (e altri come lui), esibirsi in performance spettacolari come il cutting (un contrasto fra cavallo e vacca che sembra un balletto), spin (il cavallo da fermo gira su se stesso più volte) e sliding stop (la frenata subitanea). In Lioness è invece un durissimo “mastino da Guerra”, un ex-marine divenuto contractor per ideale e non per soldi, a disposizione solo di branche segretissime dei servizi speciali.

Sherdian inquartato e super macho gode nell’interpretare, oltre che nello scrivere, uomini veri, che si sporcano le mani, si spezzano la schiena e altre parti del corpo, che rischiano la pelle, marines, mercenari di stato, cowboys, gente che lavora nel petrolio, civili che agiscono con più efficacia delle forze dell’ordine.

Tutto questo in nome e per il bene non del Re o della Patria, ma della Famiglia, del proprio gruppo di elezione, anche a costo di terribili sacrifici, scelte strazianti, lutti devastanti. Jeremy Renner in Mayor of Kingstown rischia la vita ogni giorno per fare da “mediatore” fra vari gruppi di potere malavitosi e l’impotenza della Legge, per “proteggere” la sua famiglia e la comunità in generale.

Taylor Sheridan 6666

Il vero ranch 6666, che ha ispirato la serie tv Yellowstone.

John Dutton di Yellowstone che marchia i suoi uomini come buoi, però garantisce loro un gruppo solidale e protettivo cui appartenere a vita, basta meritarselo (niente fannulloni nel mondo di Sheridan). In Lioness è chiaro che da quei Corpi speciali non ci sono dimissioni e nessuno del resto si sognerebbe di darle, mettendo in secondo piano anche la famiglia (con la effe minuscola in questo caso).

In Landman i padroni sono multimiliardari con il jet come seconda macchina, però gli uomini sul campo sono trattati con rispetto, a patto che mettano l’azienda in prima fila nella loro vita. Il gangster approdato a Tulsa si sta lasciando alle spalle la “Famiglia” di New York per crearsene una sua personale. Tutte serie in streaming su Paramount plus, con cui adesso Sheridan ha stretto un accordo.

Lo Stato è sempre lontano e ostile, buono solo a mettersi di traverso con un concetto di legalità che ovviamente è bel lontano dai dettami quasi biblici dei protagonisti, pronto solo a chiedere tasse e coprire le manovre delle multinazionali che vogliono distruggere quanto resta della “vera” America o degli scorretti ricconi senza principi morali.

Billy Bob Thornton

Billy Bob Thornton in Landman.

Addirittura in Yellowstone, per scongiurare il pericolo che lo Stato si impossessi e smembri l’immenso possedimento del Montana, l’erede Dutton, pronipote dei primi occupanti abusivi si rispecchierà nei nativi di oggi, unici, lui e loro, ad amare davvero il Grande Paese, disprezzando i turisti molli che sciamano dalle grandi città del vizio.

I lavori migliori di Sheridan restano Hell or High Water, con uno splendido Jeff Bridges (alla lontana apparentabile con Pat Garrett e Billy the Kid) e Wind River, sintesi di quanto avrebbe fatto in seguito, per la violenza brutale messa in atto, l’impotenza della Giustizia ufficiale che può farsi valere solo scendendo allo stesso livello dei colpevoli, per la disillusione riguardo la natura umana.

Allora costituiva una novità la denuncia della violenza alle donne indigene, diventata poi argomento anche di altre serie tv, ripreso da lui stesso in Yellowstone, trattato anche nelle serie tv di altri autori, Daily Alaska, Il Commissario Gamache – Three Pines e nei film River of Silence, Fancy Dance, il celeberrimo Killers of the Flower Moon di Scorsese.

Zoe Saldaña

Zoe Saldaña in Lioness.

Con Yellowstone, Sheridan, dopo l’esaltazione dei padri fondatori che con sudore, lacrime e sangue avevano conquistato quel territorio, si permette di chiudere il cerchio, ciò che era stato sottratto sarà restituito, per incapacità di salvaguardarlo.

E’ palese l’elegia per un mondo che non c’è più, i valori per cui si è morti sembrano annullati, svuotati di significato e dilaga il disgusto per la “civiltà” di oggi e il desiderio di fuga. Al momento Sheridan sta appesantendo un po’ i toni, pur rientrando largamente nei canoni della “frontiera”, urbana o extra che sia.

E alcune narrazioni forzano i limiti della sospensione dell’incredulità. Perché sappiamo che in certi luoghi la Giustizia ufficiale, la Polizia semplicemente, faticano ad arrivare, ma i panorami da lui narrati sono puro Far West, dove la Legge del più forte vince a meno che non si erga uno ancora più forte e il limite della Legge è chiaramente una buffonata per gente senza gli attributi.

Chissà uno così come si porrà nei confronti di un Elon Musk. Potrebbe anche considerarlo una fastidiosa “pussy”, genio tecnologico e imprenditoriale sì, ma dalle mani troppo lisce e senza cicatrici. Insomma, Sherdian non è Peckinpah, si può apparentare più al Kurt Sutter di The Shield e Sons of Anarchy (serie del 2002e del 2008) o agli indipendentisti che ancora litigano con lo Stato per i diritti di pascolo, come la famosa Famiglia Bundy del Nevada.

E consideriamo che se lui non avesse fatto da apripista (anche se Hell on Wheels ha fatto indubbiamente scuola), oggi non avremmo serie tv come American Primeval, in streaming adesso su Netflix, ambientata qualche anno prima di 1883, altra storia di inusitata durezza, con una Iron Lady come Betty Gilpin, che ricorda la Emily Blunt di The English, scritta da Mark L. Smith (The Revenant) e ottimamente diretta da Peter Berg.

Quanto alla coloritura politica, si potrebbe quasi intuire, anche se oculatamente Sheridan non si è mai schierato (perché rischiare di alienarsi una parte di audience?). Ma le categorie europee non si addicono agli americani e quando mette in bocca a un suo personaggio una frase come “ Non puoi possedere un posto selvaggio, devi violentarlo per venderlo, la terra libera non può essere posseduta”, pensiamo che sarebbe troppo anche per Trump.

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.