Ritorna in un film divertente Super Mario, il prode idraulico del noto videogame, portando con sé tutto il suo mondo frenetico e assurdo.
Nel 1981 Nintendo sviluppa Mario, all’interno di Donkey Kong, un gioco del genere platform, elementare nel suo susseguirsi di inseguimenti a ostacoli e fughe con salti che sfidano le leggi di gravità, ideato da Sigerou Miyamoto.
Il personaggio era un buffo piccoletto baffuto in salopette di jeans, un semplice ma prode artigiano italoamericano, l’idraulico Mario (inizialmente chiamato Jumpman), accompagnato in seguito dal più imbranato e insicuro fratello Luigi. Così nel 1983 nasce Super Mario Bros.
Si metteva in scena un universo colorato e ottimista, assurdo e divertente, dove i “mamma mia” si sprecavano. Il personaggio è passato attraverso tanti adattamenti per diverse console, diventando anche protagonista di fumetti, serie tv e altro franchise.
Nel 1993 si era pensato di portarlo su grande schermo, con un film in live action e un discreto cast ma un risultato fallimentare, anche perché la trama del film si era discostata parecchio dall’originale. Varie traversie durante la realizzazione avevano concorso a farne un grosso flop.

Dopo tanti anni si è pensato di trarne una nuova, buffa storiella da sottoporre al pubblico in sala. Il progetto è stato preso in carico da Illumination Entertainment e Chris Meledandri, che sono riusciti a trasportare un videogioco folle e puramente spassoso in un film che ne rispetta lo spirito originale, senza nessuna pretesa se non far divertire.
Certo una pretesa ci sarebbe, quella di piacere a un’estesa fetta di pubblico, come al solito divisa fra quello generalista (adulti o adulti con piccini al seguito, adolescenti non giocatori, ce ne sono anche se può sembrare strano) e quello dei giocatori, fra i quali però ci sarà gente di ogni età, perché se il gioco risale agli anni ’80, nel pubblico di elezione ci saranno anche dei cinquantenni e oltre.
L’operazione si può dire riuscita, sempre restando nell’ambito del più innocuo intrattenimento, senza scontentare troppo nessuno, gratificando forse maggiormente i conoscitori del gioco.

Del resto gli artefici del film il loro lavoro lo sanno fare, i già citati Illumination Entertainment e Chris Meledandri sono responsabili di film come i vari Cattivissimo me, L’era glaciale e Pets e poi Robots, Ortone, Sing, Il Grinch, Il gatto con gli stivali 2.
E Nintendo stessa ha vegliato attentamente sull’operazione. La sceneggiatura, una vera e proprio “origin story”, è scritta da Matthew Fogel, già visto al lavoro su The Lego Movie 2 e Minions 2.
Mario e Luigi sono due piccoli (in ogni senso) idraulici “broccolini”, immigrati ben decisi a rendere migliore la loro amata New York, ma anche a diventare famosi e rendere così la famiglia orgogliosa di loro.

Nel corso di un fortunoso intervento finiscono aspirati un altro universo, in due mondi diversi: Mario finisce nell’amichevole Regno dei Funghi, governato dalla dolce Principessa Peach, mentre il povero Luigi si ritrova nelle Terre Oscure, dove impera il crudele tiranno Bowser, una specie di tartaruga/dinosauro. Il mostro, che vorrebbe sposare la bella Peach, minaccia di invadere i pacifici funghetti.
Ma non ha fatto i conti con l’energico Mario. Due scene nei titoli di coda. I registi Aaron Horvath e Michael Jelenic (Teen Titan Go!) sono stati capaci di realizzare al meglio un mondo coloratissimo, ricco di creature bizzarre, che si appropria di tanti elementi, oggetti e strutture presenti nel videogame.
Oltre ovviamente ai personaggi che poco alla volta entrano in scena, dopo la tenera coppia di fratelli protagonisti, con la loro pittoresca famiglia. E poi la volitiva principessa, molto disneyana nella scrittura, i mitici funghetti (fra cui un baldanzoso e simpatico aiutante di Mario), il malvagio Bowser, con una sorprendente passione per le esibizioni musicali, e le sue tartarughe guerriere, e alla fine il famoso Donkey Kong.

Spassoso anche un buffo “sfavillotto” di cosmico pessimismo. Selezione convenzionale di canzoni anni ’80 (ancora Holding Out for a Hero, risentita di recente in Bullet Train e in Shazam 2), mentre nella colonna sonora di Brian Tyler riecheggiano i temi del gioco scritti da Koji Kondo.
Il cast di voci originali è composto da attori di primo piano: Chris Pratt, Anya Taylor-Joy, Seth Rogen, Jack Black (esilaranti le sue esibizioni musicali nel panni di Bowser), solo per citarne alcuni, ma il doppiaggio italiano, accenti a parte, è accettabile. Mario ha la voce di Claudio Santamaria, che si impegna tanto da risultare irriconoscibile (e in questo caso è un complimento).
Trama elementare ma scene d’azione frenetiche e divertenti, insomma, con tante citazioni del videogame e tanto fan service e guai non fosse così: tutto è ben inserito all’interno di una storia buffa e tenera, che cerca di dare spessore agli elementari caratteri originari.

Tanto per cambiare il valore principale è quello della famiglia, si dice più volte “Tutto andrà bene finché resteremo insieme”. Come necessario aggiornamento, si noterà che la principessa non è più una fragile damigella da salvare, ma è una guerriera volitiva e ben decisa a salvare se stessa, i suoi sudditi e pure i nuovi amici.
Ci sono tanti tipi di videogame e di conseguenza tanti modi di trasportarli in un medium diverso. Ovvio che se già nel gioco è presente una forte struttura narrativa (pensiamo all’esempio più recente con The Last of Us), il lavoro dei realizzatori è più semplice.
Qui la materia originale era davvero più povera, ma nel dare agli spigolosi e grezzi pixel originali la morbida rotondità della CG attuale, un po’ di spessore è rimasto anche su questi protagonisti.
Scheda tecnica
Regia: Aaron Horvath, Michael Jelenic
Cast (voci): Chris Pratt, Anya Taylor-Joy, Seth Rogen, Jack Black, Claudio Santamaria
Distribuzione: Universal Studios
Genere: animazione, avventura, commedia