Sound of Freedom parla della lotta alla pedofilia, raccontando una storia vera, anche se romanzata, che ha suscitato molte polemiche.
Di tutte le perversioni più esecrabili, la peggiore è la pedofilia. Di questo parla il film Sound of Freedom, in arrivo sui grandi schermi solo il 19 e 20 febbraio, ispirato (si dichiara) a una storia vera.
Tim Ballard, maggiore della Homeland Security, si trova a indagare su una delle tante reti di pedofili online. Preso dalla frustrazione per la relativa incisività delle sue azioni, riesce a ingannare un arrestato e a entrare più a fondo nell’organizzazione, venendo direttamente a conoscenza del sequestro di un bambino in particolare.
Poco alla volta emerge un disegno ben più vasto e articolato e Ballard decide di non fermarsi al primo successo, ma di continuare a indagare per decapitare tutta la repellente organizzazione. E fare sì che tutti i laidi responsabili abbiano la giusta punizione.
Come dargli torto? Forse che lo davamo a Clint/Dirty Harry o al Giustiziere Bronson, quando facevano fuori psicopatici delinquenti? Qui fra l’altro il crimine commesso è fra i più rivoltanti e in un certo senso i metodi che Ballard sarà costretto a usare sono giustificabili.

Tim Ballard, Jim Caviezel, in missione per conto di Dio.
Non dimentichiamo che l’uomo, sempre con il sostegno della sua numerosa famiglia, amata consorte e sette figli suoi più due adottati, ha dovuto a un certo punto dimettersi e continuare la caccia per conto proprio, per mancanza di sostegno adeguato da parte delle Istituzioni.
La sua indagine lo porterà in Sud America, dove una ex Miss rastrella bambini anche piccolissimi, tutti di povere famiglie e pertanto ignorati dalla Polizia, per venderli a trafficanti di vario genere. Dopo un’avventura un po’ sopra le righe, Ballard arriverà al suo scopo.
Nella finzione, l’agente è interpretato da Jim Caviezel (La sottile linea rossa, Frequency, Passion, la serie tv Person of Interest), con notevole convinzione, attore con un suo carisma, nonostante non sia mai stato molto espressivo, ma la presenza e la voce aiutano molto.

Una finzione che purtroppo ricrea una tragica realtà.
La moglie solidale è Mira Sorvino. Bill Camp, ottimo caratterista dalla lunga e onorata carriera (Vice, Joker, Lo strangolatore di Boston, Drive-Away Dolls), interpreta un peccatore pentito, che si vuole redimere e lo affiancherà nella sua missione.
Alla fine scorrono le immagini dei veri protagonisti e poi ci sono dichiarazioni di Caviezel, che incoraggiano al passa parola per sostenere il film, con tanto di Qr code da scansionare.
Dirige il messicano José Monteverde, che scrive anche la sceneggiatura insieme a Rod Barr, come fosse un action muscolare, con l’eroe bello e buono e i cattivi uno più repellente dell’altro, ma anche questa è una facile tecnica narrativa usata in tante altre occasioni.

Si possono trovare alleati nei peggiori bar sudamericani.
E fin qui tutto bene. Infatti se abbiamo iniziato a guardare Sound of Freedom come un thriller quasi horror perché ci si addentra nel mostruoso campo della pedofilia, del traffico di bambini, abbiamo avuto quello che cercavamo.
Va detto che nella parte conclusiva, nel dipanare le avventure dei “buoni” che si fingono a loro volta trafficanti, la sceneggiatura crea situazioni alquanto improbabili, in contrasto con una prima parte che è migliore.
In ogni modo l’interesse del film sta nell’essere una “storia vera”, anche se romanzata, con un personaggio che incuriosisce, un dipendente governativo che decide di agire in prima persona là dove il Sistema interviene in superficie e poi si gira dall’altra parte.

Un momento toccante con una delle piccole vittime.
Peccato che, a un giro di ricerche più approfondito, si apprendano molte informazioni inquietanti quanto quelle sulla pedofilia e sul traffico di esseri umani.
Perché oltreoceano del film si sono impossessati come un vessillo personaggi discutibili a dir poco, così come anche fra i produttori ci sono personaggi che sollevano delle perplessità.
A produrre è Eduardo Verástegui, che si presta spesso anche come attore, noto per le sue posizioni antiabortiste, che con il regista aveva in precedenza realizzato il film Bella, che era infatti su centrato su questo argomento.

Il buono in mezzo ai brutti e cattivi.
Negli USA è distribuito dagli Angel Studios, di proprietà di un gruppo di mormoni e l’elenco lunghissimo dei finanziatori scorre alla fine dei titoli di coda.
In Italia si affida a Dominus Pictures, di proprietà dell’imprenditrice Federica Picchi Roncalli, passata dall’alta finanza alla distribuzione di film definiti “etici”, con un messaggio positivo (Cristada, la serie God’s Dead, Marie Heurtin).
A inquietare di più sono i “trumpiani” di QAnon con le loro teorie sul Deep State, sostenitori di congetture francamente folli, fra cui quella che vede Obama, Hillary Clinton e George Soros coinvolti in un giro internazionale di traffico sessuale di minori (la famosa bufala del Pizzagate), come molte star di Hollywood, che poi sottraggono loro il sangue (da cui ricavare il fantascientifico adrenocormo), di cui si nutrono per restare giovani.

Un momento alla Mission Impossible.
Di Caviezel la cosa più blanda che si può dire è che sia un fervente cristiano. Ovviamente tutta questa coda di rivelazioni, ha fatto mettere in dubbio anche la veridicità dei fatti raccontati e pure Ballard è stato accusato di alcune delle condotte contro cui ha lottato.
E così tutto questo finisce per inficiare il valore della “storia vera” raccontata, anche a voler essere più generosi possibile. Ma quante di queste faccende arriveranno all’orecchio dello spettatore più casuale?
In fondo speriamo poche, perché pur con qualche momento chiaramente agiografico nei confronti dell’eroe Ballard (che comunque si è trovato davvero a rischiare la pelle e avrebbe salvato almeno 120 bambini), Sound of Freedom è un film che, al netto di alcune ingenuità, si fa guardare e riesce, anche se platealmente, a inquietare.

Che non è difficile, pur facendo la tara, visto il tema che tratta e i numeri spaventosi che scorrono sullo schermo alla fine. Dove si dice che il traffico esseri umani è una rete criminale da 150 miliardi di dollari all’anno (il film aggiunge che sono gli USA il maggiore mercato, ma chissà), non solo a fine sessuale, aggiungiamo, anche per riduzione in schiavitù e traffico di organi.
Non sappiamo se tutto questo pasticcio, che però ha reso molto in termini di incassi, sia avvenuto al di fuori delle intenzioni del regista, mentre le note posizioni ideologiche di Caviezel rendono la sua partecipazione più sospetta.
E, se c’è gente che inquieta più dei pedofili sono “Loro”, perché si può essere repubblicani o democratici, credenti o atei, ma per la sanità mentale c’è una linea di demarcazione precisa.
Scheda tecnica:
Regia: Alejandro Monteverde
Cast: Jim Caviezel, Mira Sorvino, Bill Camp, Eduardo Verástegui, Kurt Fuller, José Zúñiga
Distribuzione: Dominus Production
Genere: azione, biografico