Smile 2 – Recensione

Smile 2 è un sequel che riprende e enfatizza l’idea originale del film del 2022, ripetitivo ma con una sua macabra efficacia.

Smettiamola di illuderci, il Male non perde mai, vince sempre. E vittorioso lo avevamo lasciato alla fine di Smile, il primo film del 2022, trasmesso dalla sventurata Rose (era Sosie Bacon, la figlia di Kevin) all’altrettanto sventurato Joel (Kyle Gallner), nonostante lei avesse capito il diabolico meccanismo.

Perché questo era il gioco che si era inventato il regista Parker Finn, una tragica versione del “ce l’hai” in versione super horror/splatter.E lo stesso meccanismo si ripete infatti anche nel sequel, Smile 2, da oggi in sala.

Incontriamo Skye, una pop star simil-Britney, che è caduta nel tunnel della droga, ha provocato un incidente mortale, è entrata in rehab e adesso gira per i talk show facendo ammenda, in vista del suo nuovo tour mondiale.

Ma è sotto pressione, ha una mamma insopportabile (la veterana Rosemarie DeWitt), un team opprimente, ha dolori conseguenti all’incidente, e quindi una sera, incautamente, va a cercare un vecchio amico spacciatore (Lukas Gage).

Naomi Scott

La protagonista Naomi Scott (Aladdin, Charlie’s Angels) non delude.

Ignora la tapina che il ragazzo è infettato dal mortale contagio e che da quella notte la sua vita diventerà un tragico incubo. Naomi Scott, vista in Aladdin e nel Charlie’s Angels del 2019, su cui non avremmo scommesso visto il salto di genere, riesce a restituire il suo personaggio in modo convincente, anche se più che terrorizzata, sbigottita, sconvolta, disperata non deve essere.

Senza scomodare demoni babilonesi, entità malefiche stile Conjuring, il terribile Boghuul di Sinister, Babadook o un cenobita, Satana e Lucifero che vogliono conquistare il mondo, qui il contagio malefico è come un virus, che porta al degrado il corpo che lo ospita attraverso un livello di follia che cresce come una febbre che sale a livelli insopportabili, per poi portarlo all’autodistruzione.

Ma l’infezione va trasmessa (i virus vogliono vivere) e quindi deve essere pronto un soggetto ricevente. Pur derivativo in molti passaggi, Smile 2 si lascia vedere con divertimento, grazie anche a un ottimo montaggio, un uso disturbante degli effetti sonori e un’ottima colonna sonora che mischia note a suoni, rumori, ruggiti, gorgoglii, rantoli e tutto quanto possa aumentare la pur prevedibile suspense di certe situazioni.

Lucas Gage

Lukas Gage, con un sorriso assai inquietante.

Il difetto del film sta nella sua durata (127 minuti, nessuna scena alla fine dei titoli di coda), che è determinata solo dall’accumulo di jumpscare tutti sulla stessa base, comunque efficaci, perché il film ha una sua inesorabile progressione, con una cattiveria che oggi anche nell’horror sembra bandita, o almeno molto mitigata, e tanto splatter, ma fa parte del gioco.

E il finale potrebbe dare una risposta alla nostra perplessità nel vedere la marea crescente di follia che sembra infettare l’umanità che ci circonda. Il contagio qui si trasmette senza contatto fisico, non c’è bisogno di alitarsi in faccia, niente bave che colano o contatto di sangue o acque (come in Night Swim), nessuna evocazione stile Talk to Me, basta un innocuo sorriso.

Visto come andiamo in giro oggi, senza mai guardare in faccia nessuno, col naso tuffato nel cellulare, oppure con aria tesa e arrabbiata, anche un sorriso potrebbe diventare un segnale di pericolo.

È evidente però che Parker Finn dovrà farsi venire in mente qualche altra idea originale, per proseguire la sua carriera, che sembra promettente. Pare sia al lavoro su un remake di Possession, film del 1981, diretto da Andrzej Żulawski, con Isabelle Adjani, attendiamo con curiosità.

Scheda tecnica:

Regia: Parker Finn

Cast: Naomi Scott, Rosemarie DeWitt, Lukas Gage, Kyle Gallner,

Distribuzione: Eagle Pictures

Genere: horror

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.