Silent Night – Recensione

John Woo torna con un classico revenge movie, genere sempre molto apprezzato, con Joel Kinnaman.

Come sono i tempi che viviamo? Orribili. Quanta fiducia abbiamo nei confronti del Sistema? Nessuna. Quanta fede nella Giustizia? Pochissima. E la Giustizia divina? Non pervenuta.

Questo substrato di scontento ha rappresentato fertile terreno per un genere cinematografico di grande gradimento, i film di vendetta, i “revenge movies”, che detto all’americana suona anche meglio.

Dai tempi del Giustiziere della notte, serie di film con Charles Bronson dagli anni ’70 ai ’90, si sono susseguiti tanti film su questo tema, film che la critica nostrana più impegnata definiva con disgusto film fascisti, senza comprendere che in assenza della protezione delle autorità preposte, che fossero di destra o sinistra, il cittadino medio male sopporta di essere vittima passiva e impotente di varie ingiustizie. E questo avveniva, avviene sempre, sotto qualunque governo. 

Parliamo di storie in cui un innocente viene ingiustamente massacrato da malvagi sconosciuti, colpito negli affetti più cari, magari anche rovinato finanziariamente. Nell’incapacità colpevole del Sistema di fare giustizia, al malcapitato non resta che provvedere da solo.

Joel Kinnaman

Un uomo cui è stato tolto tutto.

Ci sono stati film davvero angoscianti, facciamo un breve elenco: il coinvolgente Death Sentence con Kevin Bacon, il durissimo I Saw the Devil, il meno noto Blue Ruin, il giapponese Confessions, il lisergico Mandy con un Nicolas Cage ancora più istrionico del solito, Una donna promettente, tremendamente attuale. Deve ancora essere distribuito il truce e sanguinosissimo God Is a Bullet, diretto da Nick Cassavetes.

Anche Tre manifesti a Ebbing parlava di vendetta, anche se non spettacolarizzata dall’esibizione della violenza. Perfino in Italia abbiamo qualche film da citare, La mala ordina, Il borghese piccolo piccolo e Dogman di Garrone.

Questo solo per limitarci al filone di gente comune che vuole farsi giustizia da sé, perché se passiamo ai professionisti della violenza che vogliono vendicarsi di torti subiti stile John Wick (qui la recensione dell’ultimo capitolo) o Kill Bill, la lista sarebbe molto più lunga. Anche nel campo delle Forze del’Ordine spesso il poliziotto protagonista si è fatto Giustiziere, in presenza di leggi troppo lassiste, da Dirty Harry all’Equalizer di Denzel Washington.

Joel Kinnaman

Joel Kinnaman pronto all’agguato.

Con film così lo spettatore si accomoda felice, ben conscio di quanto lo attende, aspettando di vedere come finalmente i buoni si vendicheranno dei torti subiti e i cattivi pagheranno il fio delle loro azioni. Perché niente fa bene all’anima quanto una bella catarsi consumata comodamente seduti in poltrona.

Nel film Silent Night, distribuito da Plaion Pictures, a dirigere è John Woo dopo un decennio con ben pochi titoli, ma che tante soddisfazioni ci ha dato in passato, e la tragedia ci viene immediatamente sbattuta in faccia, con un uomo insanguinato e sconvolto che insegue due auto di bande di latinos che si sparano fra di loro.

Godlock, il protagonista, è un uomo come tanti, una brava persona, onesto lavoratore con amata famigliola e confortevole abitazione. Dall’alto dei cieli gli cala sulla vita il lutto più atroce che si possa concepire. Gravemente ferito e devastato nell’anima, si mette in caccia dei responsabili della sua sciagura, nella solita latitanza della Polizia.

Joel Kinnaman

Nei film di John Woo si spara sempre a due mani.

Godlock si rimette in forma, si addestra, si arma, indaga, prepara il suo piano e, divenuto un’inarrestabile macchina per uccidere, parte per la sua guerra personale, perché niente altro gli importa nella vita, se non la sua vendetta. E carneficina sarà.

Il film dopo una breve parte iniziale, è solo una strage progressiva, un’escalation di violenza sanguinaria, ma “moralmente” giustificata. E comprensibile. Del resto se vogliamo mettere in campo bande di delinquenti da sterminare senza fare una piega, quelli saranno latini (o anche russi), tatuati, spietati, perfidi e crudeli e chi più ne ha, più ne metta. Un carillon ricorrente che ricorda l’armonica di Bronson in C’era una volta il West, “carica” il protagonista alla successiva strage.

Joel Kinnaman mette tutta la sua presenza fisica al servizio del suo personaggio, muto in seguito alle ferite riportate, ma ugualmente capace di comunicare i suoi sentimenti con una prestazione degna di migliore occasione.

Joel Kinnaman

Nel covo del nemico.

Al suo fianco Catalina Sandina Moreno, la moglie, mentre il Malvagio supremo è Harold Torres, visto nella bella serie tv Zerozerozero e il film Memory con Liam Neeson. Il rapper oltre che attore Kid Cudi, interpreta un tutore della legge, misteriosamente afasico pure lui, che in modo poco chiaro latita fino quasi alla fine.

John Woo, dopo anni di attività scarsa e quel poco non distribuito in Italia, dirige il suo film come se gli anni ’80 fossero dietro l’angolo, senza preoccupazioni di “correttezza politica” di nessun genere, riprendendo tanti suoi vezzi stilistici, negli inseguimenti delle macchine, nelle sparatorie, in alcune scenografie e nell’uso delle musiche, con un sentimentalismo visivamente rappresentato in modo alquanto kitsch, specie nel finale.

Mancano solo le colombe. La sceneggiatura è opera di Robert Archer Lynn, che in parte riprende una sua storia precedente, narrata nel film Already Dead.

Nonostante mantenga tutto quello che prometteva, Silent Night, pur non essendo un brutto film, non riesce nemmeno a fare quel salto di qualità oggi necessario per rinnovare un genere che ha visto fin troppe varianti. Come invece è riuscito al primo John Wick. Ma garantisce il suo effetto catartico, lasciando un velo di malinconia, perché la vendetta in ogni modo non restituisce ciò che si è perso, anzi a volte porta via ancora di più.

Scheda tecnica:

Regia: John Woo

Cast: Joel Kinnaman, Kid Cudi, Catalina Sandino Moreno, Harold Torres

Distribuzione: Plaion Pictures

Genere: azione

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.