Saw X è il decimo capitolo di una saga iniziata nel 2004, in cui ritorna il sadico Enigmista in una versione più “umana”.
Riprende la celeberrima saga Saw, iniziata nel 2004 grazie all’accoppiata di autori/registi James Wan e Leigh Whannell, coppia di amici che si sono conosciuti in Australia in una scuola di cinema e insieme hanno partorito un altro progetto di grande successo come Insidious (Wan singolarmente ha ideato anche la saga The Conjuring), avviandosi a carriere di gran successo.
La sanguinosissima saga, che definire horror è limitativo, per la lunga serie di sadiche torture, fisiche e psicologiche, che ha messo su grande schermo, ruota intorno all’ineffabile John Kramer, aka Jigsaw, personaggio che si dice abbia soppiantato Freddy Kruger nei cuori degli adolescenti di Internet, forte di ragguardevoli cifre quanto ad incassi e spettatori.
Saga lunghissima, 8 film e uno spin-off, dal primo capitolo divenuta sempre più crudele ed efferata grazie alle sue attrezzature mortali così diaboliche da far sospettare derive psichiche nei creatori (per noi il top si era raggiunto nel sesto film, in cui la fantasia nell’ideazione delle varie macchine di morte aveva raggiunto l’eccellenza).
Questi macchinari, ideati per sottoporre le vittime a sevizie fisiche e psicologiche, a mutilazioni terribili e poi a morti atroci, sono sempre stati il punto di forza della serie, di tale sadica genialità da riuscire veramente divertenti, anche se il termine risulta improprio, necessarie per mettere in scena la gran macelleria di questi film, a mostrare corpi dilaniati, frantumati, affettati, sminuzzati e frullati in tutti i modi più fantasiosi.
Torna Tobin Bell nel ruolo che lo ha reso famoso.
Certo i debiti nei confronti di film come Seven (che nell’horror ha fatto la differenza, come Blade Runner per la fantascienza), sono infiniti: le tonalità scure, la fotografia “sporca”, gli arredamenti fatiscenti di molti set, l’efferata macchinosità delle uccisioni e soprattutto il movente pseudo “morale” nella scelta delle vittime.
Alla lontana il primo film poteva ricordare anche Cube, altra storia di personaggi rinchiusi in una trappola mortale, costretti a rischiare di morire in modi orribili tentando di fuggire (ma lì il discorso era più metafisico). In ogni modo, tutti i personaggi di questa narrazione hanno commesso colpe e peccati contro la vita, altrui ma anche la loro stessa, e la punizione sarà proprio dover trovare il modo per salvarsi, riscattandosi con la sofferenza.
Guai ai depressi o agli scontenti, quindi, anche se la vita non è stata tenera con voi e ne avreste ben donde, mai una lacrima, una crisi, un mugugno, una pillola, potreste trovarvi reclutati a forza nel programma di rieducazione dell’Enigmista che ama prendersela con quelli che, a suo giudizio, non sono abbastanza riconoscenti per il “dono” della vita.
Una delle maschere più famose della serie di film.
Questo almeno finché l’ampio arco narrativo non è stato completamente esplicitato. E’ indubbio che il progetto Saw nella sua completezza, sia degno di nota, la cosa risultava particolarmente evidente soprattutto dopo la visione del quarto episodio, nel quale era apparsa chiara la reale consecutio dei diversi piani temporali e delle diverse vicende che avevamo visto nelle precedenti puntate.
Ignoriamo se tutto il “progetto” fosse già ben delineato nelle menti di Leigh Whannell e James Wan, o se poi si sia giocato ad aggiungere tasselli e incastri per far levitare il tutto, come un atleta progressivamente pompato di steroidi. Quando finalmente la serie si dovesse concludere (dovrà pur avvenire prima o poi) potrà essere un esercizio divertente, anche se per stomaci forti, riguardarsi tutti i film di fila, magari approfittando di un momento di convalescenza da qualche lunga malattia.
Resta obbligatoria la necessaria “sospensione dell’incredulità”, perché spesso ci si è chiesti come abbia potuto un ometto gracile e per di più malato, anche se geniale, “addobbare” da solo (non risultano imprese appaltatrici) tutti i luoghi nei quali si è svolta la saga, dotati di macchinari pesantissimi di incredibile complessità, pareti scorrevoli e marchingegni diabolici di ogni tipo, cunicoli e passaggi segreti.
Una delle colpevoli vittime.
Lo spettatore è sempre stato costretto a vari contorcimenti mentali (indispensabile una memoria di ferro pure), per ricollegare tutti i fili sparsi lungo i film del nucleo centrale. Anche lo spin-off Spiral uscito nel 2021, proponeva una storia di vendetta (o poetic justice), ottenuta tramite un piano strutturato su modello della storica serie.
Nel corso degli anni a volte a pagare il fio sono stati soggetti che se lo meritavano, a volte le punizioni sono state fin eccessive, ma di soggetti che meriterebbero una sorte simile ce ne sarebbero molti, ancora oggi, guardandosi in giro non c’è che l’imbarazzo della scelta.
In un gruppetto di questo genere incappa Kramer, nel lungo calvario della sua malattia (il personaggio è terminale di cancro al cervello, dato per morto alla fine del terzo capitolo e questo episodio cronologicamente si pone fra il primo e il secondo film).
Un altro ritorno, l’inquietante Billy.
John, reso vulnerabile dalla sua situazione, finisce come pollo da spennare da parte di un’efferata organizzazione che sfrutta la disperazione di malati condannati a morire dalla scienza ufficiale. Si può immaginare che qualcuno possa pensare di truffare Jigsaw?
Infatti se sapessero chi è davvero l’emaciato vecchietto, i biechi personaggi fuggirebbero all’estero, in un altro pianeta, ma invece, ignari, proseguono nel loro piano. Ovvio che quando Kramer se ne accorge, scateni tutta la sua creatività ed efficienza per castigare adeguatamente gli immorali sfruttatori, capitanati da un’algida dottoressa svedese.
Quindi questa volta più di altre, siamo chiamati a solidarizzare in qualche modo con il personaggio, perché i suoi prigionieri sono davvero a vario titolo meritevoli di morire male. In questo modo l’Enigmista assurge al ruolo di sacrosanto Giustiziere, perché se anche negli episodi precedenti molte delle sue vittime avevano la coscienza gravata da orribili peccati, in questo caso sono indiscutibilmente delle pessime persone.
Uno dei soliti sadici marchingegni della serie.
Tornano due personaggi ricorrenti, non li nominiamo per non fare spoiler, uno compare solo nella scena a metà dei titoli di coda. Solita fotografia granulosa e sporca e dominanti scure, camera a spalla, montaggio frenetico (Kevin Greutert è stato regista anche del 6 e 7 ed ex montatore o produttore di altri film della saga), sonoro a palla, antri fatiscenti, niente alta definizione per i monitor, e terribilissimi aggeggi da tortura, per infliggere un inferno di mutilazioni aberranti e sadiche alternative (una è debitrice a Takashi Miike e il suo Audition).
La trama è più lineare del solito ma il film resta consigliato solo ai cultori del personaggio, ben addentro nella sua storia. Come sempre per questa serie di film, possiamo solo dire che Saw X, distribuito da Eagle Pictures, non è consigliato ai deboli di stomaco o ai cultori dell’horror vecchio stile, del resto la sua notorietà dovrebbe proteggere anche lo spettatore più distratto.
I fan invece saranno abbastanza soddisfatti, nel ritrovare armamentario, sevizie e personaggi nello stile della saga, la maschera da maiale e l’inquietante pupazzo Billy, e un finale aperto su un possibile sequel. Resta un prodotto di grande successo ma destinato a un pubblico di nicchia, fatto da veri aficionados.
Scheda tecnica:
Regia: Kevin Greutert
Cast: Tobin Bell, Synnøve Macody Lund, Shawnee Smith, Steven Brand, Michael Beach, Costas Mandylor
Distribuzione: Eagle Pictures
Genere: horror