Il film Saturday Night è l’emozionante racconto della frenetica notte in cui è stato mandato in onda per la prima volta il mitico show televisivo.
Se per il venerdì si ringraziava Dio e nelle discoteche al sabato sera c’era la Febbre, in televisione la nottata del sabato, dall’11 ottobre 1975, è stata occupata da uno show della NBC, il Saturday Night, diventato poi il Saturday Night Live, “allevamento” incredibile per una quantità di personaggi che poi hanno fatto carriera e storia, fucina di ingegni, di sceneggiatori, “battutisti”, showman di ogni genere, 90 minuti diventati leggenda, 156 nomination agli Emmy Awards, vinti 36.
Si trattava di uno spettacolo per l’epoca di estrema rottura, destrutturato, frantumato in una sequenza di sketch con un sense of humor fuori dagli schemi convenzionali, demenziale si sarebbe detto poi, con rimandi all’attualità conditi di satira feroce. E interamente dal vivo, roba da far barcollare gli ingessati vertici dell’emittente. Ingessati ma non stupidi.
Oggi Jason Reitman, figlio dell’amato Ivan (ma che di talento ne possiede tanto in prima persona) scrive, insieme a Gil Kenan, e dirige un film che vuole ricordare la fatidica serata, un film frenetico ma elegiaco, esilarante ma a tratti emozionante, che ricostruisce il clima di quel momento in modo appassionante.
Lo stile narrativo è quello del walk and talk, che Aaron Sorkin ci ha fatto amare dai tempi di West Wing replicandolo poi nella bellissima serie Studio 60 (rimpianta da molti eppure considerata un flop commerciale). Tantissimi altri prodotti ci hanno dato la gioia di illuderci di essere nei backstage di film, spettacoli teatrali, show televisivi, serie tv, quando dal caos dei mille andirivieni, dai litigi e dalle polemiche, dagli infiniti incidenti di percorso, alla fine si verifica il miracolo, il tempo si ferma, riparte e magicamente e scaturisce lo spettacolo perfetto.

Una delle tante intemperanze di Belushi, interpretato da un leonino Matt Wood.
Qui sul palco dello show (e sullo schermo del film) si agitano infiniti personaggi, alcuni diventati notissimi (Belushi, Aykoyd), altri che già lo erano (Chevy Chase) e tanti che quella sera c’erano ma poi non hanno sfondato.
Soprattutto c’era Lorne Michaels (Gabriel Labelle di The Fabelmans), “padre” dell’operazione, dilettante assoluto, a cercare di condurre in porto la sua nave, nelle agitatissime acque dello Studio, fra le caratterialità dei comedians, nomi già affermati ed esordienti disperati, e le rivalità, gli eccessi, le polemiche, le ostilità, i sarcasmi, con la spada di Damocle della “dirigenza”, nei cui panni se la gode Willem Dafoe.
All’amante di cinema, teatro e serie tv risuonano corde che rimandano ai film corali di Altman, ad altri come Funny People, e serie tv come la già citata Studio 60 e poi 30 Rock o (pur narrata con stile diverso) La fantastica Signora Maisel, ma anche Rumori fuori scena e la serie tv Roadies di Cameron Crowe.

Il mitico “Bunch of Friends” dello show.
La notte viene raccontata come un frenetico countdown delle ultime ore prima della messa in onda, con la minaccio di essere sostituiti all’ultimo da uno show del consolidato Jimmy Carson. Ogni partecipante ha i propri rovelli, le speranze, i dubbi, le incertezze, le arroganti pretese e le umili richieste.
E si tratta di personaggi come Jim Belushi (l’attore Matt Wood, perfetto), Garrett Morris (l’attore Lamorne Morris di The New Girl), Dan Aykroyd (Dylan O’Brien, visto in Maze Runner), Jim Henson e Andy Kaufman (entrambi in interpretati da Nicholas Braun, del cast di Succession), e Chevy Chase, affidato a Cory Michael Smith (May December, Carol), Billy Preston (il cantante Jon Batiste, autore anche della colonna sonora), Billy Crystal, il più insicuro di tutti (Nichols Podany).
Il presentatore, più maturo ma più drogato dei giovani, è George Carlin, nel personaggio si diverte Matthew Rhys. E poi il mitico Milton Berle, adorato da Woody Allen (grandiosa esibizione di J.K. Simmons). Dick Ebersol, il sottovalutato mediatore della rete, è Cooper Hoffman (figlio di Philip Seymour), che è stato protagonista di Licorice Pizza.
Finn Wolfhard (Stranger Things, i due reboot di Ghostbusters) è l’entusiasta “butta dentro” da marciapiede, mentre l’autore Alan Zweibel, raccattato in un bar da Michaels, è Josh Brener, abbonato ai ruoli da “sfigato”. La moglie di Michaels, anche autrice dei testi, Rosie Shuster, è interpretata a Rachel Sennott (Shiva Baby).

Chevy Chase, l’unico già affermato del cast dello spettacolo (l’attore è Cory Michael Smith).
Ma la sfilata di facce note è infinita e tutti questi personaggi reali rivivono grazie a un cast di attori più o meno noti, scelti anche per l’aderenza fisica al ruolo, ma perfetti. Tutta la bellissima storia sembra una delle sintesi del famoso motto “l’immaginazione al potere”, perché solo da liberta creativa, irriverenza mai fine a se stessa, sprezzo del pericolo e tanto talento possono scaturire prodotti originali.
Saturday Night è anche un film sul potere della giovinezza, sul coraggio incosciente di buttarsi allo sbaraglio per concretizzare il proprio sogno. Oggi sarebbe ancora possibile? Questa è la domanda (e probabilmente anche la risposta) che fa immalinconire un attimo dopo la risata.

Saturday Night è stato distribuito da Eagle Pictures per soli tre giorni nelle sale (21, 22, 23 ottobre), in originale con sottotitoli in italiano (unico modo per apprezzare il film), non resta che aspettare che qualche streaming lo rimetta velocemente a disposizione del pubblico o che il passaparola induca altre sale a metterlo in programmazione.
Scheda tecnica:
Regia: Jason Reitman
Cast: Gabriel LaBelle, Rachel Sennott, Cory Michael Smith, Dylan O’Brien, Matt Wood, Willem Dafoe, J.K. Simmons, Lamorne Morris, Finn Wolfhard, Nicholas Braun, Cooper Hoffman, Jon Batiste, Matthew Rhys
Distribuzione: Eagle Pictures
Genere: commedia