Saltburn, su Prime Video, racconta la storia di una scalata sociale feroce e spietata.
Siamo a Oxford, nelle aule e nei cortili della celeberrima Università inglese, culla dell’intellighenzia, della nobiltà e dell’alta borghesia inglesi. Ma talvolta anche un umile proletario, anche solo un piccolo borghese, può tentare l’ingresso, l’integrazione, l’ascesa, specie se assai dotato intellettualmente.
In mezzo a tutte quelle belle menti, nell’anno di grazia 2006, il brillante Oliver Quick (Barry Keoghan) dovrebbe trovare un ambiente accogliente, che lo aiuti a integrarsi, trasmettendo quanto di buono possiede e accogliendo altrettanto dall’ospite.
Nel mondo dei sogni ovviamente, perché quando Oliver fa il suo ingresso nel sacro luogo, viene subito disprezzato, deriso, isolato, come fossimo ancora indietro di un paio di secoli.
Ma il giovane uomo non si arrende, si guarda in giro e resta folgorato dal ricchissimo Felix Catton (Jacob Elordi), splendido esemplare della sua elevata classe sociale, di charme inarrivabile e pure meno becero dei suoi parassitari amici.
Un piccolo borghese in cerca di affermazione.
Oliver riesce a farsi notare e, immediatamente “adottato” dal gentile ragazzo, viene invitato per il periodo estivo nella loro magione a Saltburn, imponente castello nella campagna inglese.
Il ragazzo è guardato come un povero cucciolo da rimettere in sesto da personaggi convinti di beneficiarlo solo con il loro contatto, tutti fermamente convinti della propria innata superiorità.
Ma Oliver inizia a mostrare la sua vera natura, con una subdola scalata verso l’Olimpo degli happy few che lo circonda, un universo superficiale, una malevola Dowton Abbey che merita solo di estinguersi.
L’insostenibile leggerezza della seduzione.
Assai ben scelto Barry Keoghan, con la sua faccia comune e un po’ atona, che invece trasmette calcolo e tensione nel suo apparente autocontrollo. Lo ricordiamo nel nerissimo Il sacrificio del cervo sacro e Gli spiriti dell’Isola.
In Saltburn per la prima volta ha avuto il ruolo principale, anche protagonista di una provocatoria scena conclusiva che farà chiacchierare. Lo splendido Jacob Elordi, lanciato dalla serie tv Euphoria e che vedremo presto in Priscilla, svetta sul suo protetto, fisicamente al suo opposto.
Il suo personaggio è ben scritto e riesce a compensare la negatività del resto dei suoi sodali in modo intelligente, così da lasciare lo spettatore spesso in dubbio su un giudizio che altrimenti sarebbe fin troppo facile.
Quando uno ti invita a casa sua per il weekend….
Rosamund Pike è la madre di Felix, altezzosa ex modella che ha finito per credere di essere una nobildonna solo perché sposata con uno svampito riccone (un sempre perfetto Richard E. Grant), Alison Oliver è la sorella che pensa che ogni eccentricità le sarà concessa, dato il suo lignaggio.
Il cugino che vive a rimorchio dei ricchi parenti è l’antipatico Archie Madekwe (protagonista di Gran Turismo, visto anche in Heart of Stone). Compare brevemente Carey Mulligan, che era la protagonista del film precedente di Emarald Fenell, il controverso Una donna promettente, storia durissima e provocatoria di abusi sulle donne da parte di una minoranza che l’aveva sempre fatta franca grazie a potere e soldi.
Dimostrando che, almeno per ora, questo tema sta a cuore all’autrice, che è anche attrice (è Camilla In The Crown) oltre che regista, e che ha anche scritto alcuni episodi dell’originale serie tv Killing Eve.
I ricchi sono cool anche in mutande.
Qui Fennell scrive la storia per mettere in scena un mondo alto borghese di totale decadenza, cui si adeguano con slancio anche i servi, su cui spicca l’altezzoso maggiordomo (Paul Rhys), peggiore dei suoi padroni.
Il film è girato in 4:3 con la splendida fotografia di Linus Sandgren (Babylon, No Time to Die), le scenografie di Suzie Davis e Charlotte Dirickx e i costumi di Sophie Canale. Ottima anche la selezione di musiche e canzoni d’accompagnamento e la colonna sonora di Anthony Willis.
Saltburn non racconta una storia originale, di film sul desiderio di rivalsa, sull’arrampicata sociale, sull’oppressione anche distratto degli “inferiori” e sulla loro ribellione, ne abbiamo visti tanti.
Una festicciola in costume.
Nella sua cattiveria Saltburn, ispirato dichiaratamente a Ritorno a Brideshead di Evelyn Waugh, citato nel film come amico della ricca famiglia Catton, ricorda in qualche modo Il servo di Joseph Losey, anno 1963, e pure Teorema di Pasolini, anche se il fine ultimo dell’ospite è ben diverso.
Ma più ancora Il talento di Mr. Ripley di Patricia Highsmith e Match Point di Woody Allen, perché anche qui il protagonista è come un insetto, un “Parasite” che si installa in un corpo estraneo per divorarlo da dentro.
Il film si potrebbe iscrivere nella categoria della satira sociale ma resta imparagonabile rispetto ai recenti Triangle of Sadness o The Menu. Da un punto di vista squisitamente “giallo”, la conclusione lascia perplessi per una certa faciloneria sul versante tecnico (forse sarebbe stato meglio retrodatare di più la narrazione, non possiamo dettagliare per non fare spoiler).
Un after party da veri ricchi.
Non è questo però il punto della narrazione, che aggiunge anche tanto Shakespeare e vampiri e labirinti e minotauri, tutte allusioni palesi. Portando lo spettatore a chiedersi chi sia il mostro e chi Teseo.
Anche la giustificazione della fortissima attrazione sessuale decade, perché si tratta in fondo solo di un mezzo e non del fine, anche se i danni collaterali saranno indiscutibili.
Mitigati però dalla conclusione definitiva della storia, che è beffarda e crudele. Inutile illudersi che i nuovi barbari siano migliori di quelli vecchi, l’emulatore non è migliore del suo modello, anzi.
Saltburn, visibile in streaming su Prime Video, si diverte a mostrare che, nell’arrembaggio verso chi ci sta sopra e ci opprime, si possano sviluppare i peggiori istinti e che al male possa subentrare un male diverso anche peggiore, per nulla virtuoso, inclusivo, generoso.
Del resto quella è la lezione ricevuta proprio da chi doveva essere modello di vita, faro di civiltà. Non ci sono più i ricchi illuminati di una volta. Ma ci saranno mai stati o anche quella è tutta letteratura?
Scheda tecnica:
Regia: Emerald Fennell
Cast: Barry Keoghan, Jacob Elordi, Richard E. Grant, Rosamund Pike, Paul Rhys, Alison Olivier, Archie Madekwe, Carey Mulligan
Distribuzione: Prime Video
Genere: drammatico, thriller