Nel film Poker Face, Russell Crowe ci insegna che nella vita i bluff non funzionano come al tavolo da gioco.
La vita è come una partita di poker, come va dipende dalle carte che ti sono capitate. A Jake, che si presenta come un facoltoso uomo d’affari, le carte toccate in sorte non sono state buone, perché all’inizio del film gli viene diagnosticato un male incurabile.
Non è sempre andata così, però. Dopo una giovinezza stile Stand by Me nelle terre sterminate della selvaggia natura dell’Australia insieme a un gruppo di amici, tutti appassionati di poker fin da ragazzini, aveva creato un software per il gioco che li aveva resi multimiliardari, anche grazie a una successiva conversione in un sistema di controllo dati venduto a vari governi.
Jake, dopo una parentesi mistica nell’ashram di una specie di sciamano, decide di organizzare un ultimo incontro con loro nella sua spettacolare villa persa nelle lande del South Wales australiano. Mano a mano che gli amici entrano in scena, si comprende che non tutti hanno avuto la sua stessa capacità e alcuni si sono allontanati dai valori della vecchia amicizia.
Mentre sono intenti al loro gioco, che inevitabilmente verte su una partita a poker, che però Jake ha in qualche modo truccato, nella villa, stracolma di opere d’arte di valore inestimabile, fanno irruzione tre malviventi, il che costringe il gruppetto di amici a rifugiarsi nella panic room di Jake.
Russell Crowe avrebbe meritato un film migliore.
Quello che si avviava ad essere un thriller psicologico, diventa di colpo un film del genere home invasion, anche perché sul posto, come da manuale, sopraggiungono ignare la seconda moglie di Jake e la di lui figlia.
La situazione precipita tramutando definitivamente la storia in qualcosa di molto diverso da quanto presentato prima. La conclusione poi, abbastanza frettolosa, la porta in ancora altra direzione.
Perché questo è il difetto principale del film Poker Face, mutare troppe volte direzione e non fluidamente, con un perfetto incastro di elementi, ma bruscamente e in modo incongruo.
Una storia di amicizia forse tradita, di affetti forse fraintesi, di valori persi e ritrovati, di riflessioni su caso e destino, si conclude con una serie di scontate massime in stile new age, con la macchina da presa a indugiare su verdi e idilliache praterie.
Poker Face, distribuito da Vertice 360, alla fine viene percepito come un film davvero senza senso, scritto, diretto e interpretato da Russell Crowe, dopo l’esperienza del 2014 con The Water Diviner, radunando al suo fianco un gruppetto di amici, alcuni della sua stessa nazionalità, riservandosi il ruolo del protagonista e regalandoci comunque una sua sentita interpretazione, degna di una storia di maggiore compattezza. Ricordiamo il suo successivo film, L’esorcista del papa e gli auguriamo un futuro migliore.
Probabilmente in quello che era un normale action (il progetto del film è arrivato a Crowe di seconda mano) l’attore ha inserito qualche suo particolare rovello esistenziale e qualche riflessione sul valore dell’amicizia, temi più personali che però cozzano con il resto della vicenda e avrebbero meritato un contesto diverso.
Scheda tecnica
Regia: Russell Crowe
Cast: Russell Crowe, Liam Hemsworth, Elsa Pataky, Aden Young, RZA
Distribuzione: Vertice 360
Genere: azione, thriller