One to One John & Yoko – Recensione

One to One: John & Yoko è un documentario che racconta i primi anni newyorkesi della famosa coppia, fra vita privata e pubblica.

Avevano appena cominciato a correre gli anni ‘70, impregnati delle promesse, dei sogni, del decennio precedente, pronti a deformarsi, a spegnersi, a contaminarsi negli anni successivi. Ma in quel momento chi li viveva da protagonista, da personaggio pubblico, si sentiva in obbligo di rappresentarli al meglio.

Non esistevano ancora gli youtuber, gli influencer, i content creator, a caricarsi di questo compito erano personaggi famosi, cantanti, attori, scrittori, cui si chiedeva un impegno in linea con il momento storico.

Il documentario One to One ci racconta un momento nella vita di due che in quegli anni di attenzione ne richiamavano tanta, John Lennon e Yoko Ono, che si conoscevano dal 1966 ma si erano ufficialmente uniti solo lungo il ‘68/69.

Coppia scandalosa, per i fan dei Beatles addirittura intollerabile, perché Yoko era stata decretata responsabile della loro rottura, vera “strega” da bruciare su roghi mediatici che già funzionavano bene, anche in era pre-social.

John Lennon Yoko Ono

Un momento creativo condiviso.

Quindi One to One, distribuito da Nexo Studios, ha dalla sua più di un motivo di interesse. Infatti non traccia solo il quadro di un momento storico (vedi anche l’altro documentario USA contro John Lennon del 2006), raccontando nel dettaglio tutta la storia riguardante l’ostilità dell’amministrazione Nixon nei confronti dei due.

Ostilità che si esplicava con intercettazioni telefoniche e pedinamenti, culminata nel tentativo di espellere Lennon dal paese rifiutando di rinnovargli la Green Card, su precisa indicazione dell’FBI, allora governata da Edgar Hoover, uomo particolarmente indifferente alle violazioni dei diritti civili.

Ma grazie a tanto materiale d’archivio sempre prezioso e interessante (le “collezioni” di materiale audio/video lo sono sempre e comunque), getta uno sguardo sulle meccaniche della chiacchieratissima coppia e, soprattutto, induce a una riflessione sul ruolo delle celebrities, allora rispetto a oggi, diverso e diversamente informativo rispetto al Get Back di Peter Jackson (visibile su Disney plus).

La coppia più presenzialista del momento.

Kevin Macdonald sa fare il suo mestiere, come ha già ampiamente dimostrato vincendo un Oscar nel 2000 per Un giorno a settembre, documentario sulle Olimpiadi di Monaco e Settembre Nero, che citavamo parlando del film da poco uscito, September 5.

Gli dobbiamo poi film di finzione sempre ben ancorati alla realtà, come La morte sospesa, L’ultimo Re di Scozia, State of Play, l’ottimo The Mauritanian, e altri documentari come quello del 2012 su Bob Marley (nettamente migliore del film di fiction One Love) e su Whitney Houston nel 2018.

Nel materiale di repertorio tanto Nixon e Vietnam, battaglie per i diritti civili contro la discriminazione razziale e i diritti civili insieme all’attivista Jerry Rubin, al poeta Allen Ginsberg, mentre Dylan si sottraeva.

John Lennon Yoko Ono

Un amore di cui non sapremo mai davvero tutto.

Poi il concerto tenuto da John al Madison Square Garden il 30 agosto 1972, che ha dato il titolo al documentario, e chiacchiere dei due protagonisti fra e su di loro, sulle loro situazioni famigliari e sociali (compresa l’attenzione dell’FBI), alcune riflessioni sembrano davvero sincere.

E anche un bizzarro tormentone su una partita di mosche vive da acquistare per una qualche performance artistica. Importante il sostegno speso per i pazienti dell’ospedale psichiatrico Willowbrook State School, per bambini con problemi psicologici o varie altre disabilità, il solito orrido lager fatiscente per persone senza i mezzi per pagarsi una clinica privata.

Quanto al gossip, l’amore è cieco, come si usa dire, e quindi non ci aggiungiamo agli odiatori di Yoko, perché quello che importava era che lui amasse lei e, come pochi convinti femministi nella storia hanno fatto, la sostenesse nelle sue pretese artistiche, la coinvolgesse in ogni azione, la ascoltasse probabilmente come la sua migliore consigliera, lei di origine più altoborghese (anche se decaduta) di lui.

Si evidenzia qualche ingenuità quasi da radical chic, ma, almeno da parte di John, un’ingenua convinzione che qualcosa si potesse fare, tutti uniti, individuando volta per volta i giusti bersagli.

Nel suo estremo idealismo, che molti a quei tempi condividevano, ma nel suo sincero impegno, prima dei vari movimenti per salvare il Terzo Mondo, Lennon incitava alla partecipazione, alla militanza, conscio che andare ai concerti non è sufficiente per cambiare il mondo.

Discorso più che mai valido oggi, dove si ha addirittura l’illusione che informarsi, firmare petizioni online, scambiarsi messaggi in genere, standosene seduti al computer connessi col mondo esterno ma non presenti fisicamente, possa bastare. Come tutti sanno, “You may say I’m a dreamer but I’m not the only one, I hope someday you’ll join us and the world will live as one”. Non è andata così. Ma almeno allora ci avevano sperato, perché a quei tempi si sperava e poi di conseguenza si agiva. Oggi?

Scheda tecnica:

Regia: Kevin Macdonald – Sam Rice-Edwards

Cast: John Lennon, Yoko Ono

Distribuzione: Nexo Studios

Genere: documentario 

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.