Con Non sono quello che sono Edoardo Leo scrive, dirige e interpreta una sua interessante versione dell’Otello, ambientandola fra i malavitosi romani di questo millennio.
Shakespeare meets Suburra. Sul litorale romano, zona Nettuno e Anzio, il cui scenografico degrado ambientale riflette quello esistenziale, Iago nutre rancore nei confronti del suo boss Otello, immigrato egiziano detto “Il Negro”, a capo dello spaccio nella zona, che come luogotenente gli ha preferito il belloccio Michele (Cassio nella tragedia shakespeariana).
Otello ha appena sposato la giovanissima Desdemona, bianca e figlia di un altro boss, che non gliel’ha perdonata. Sfruttando anche lo scontento di altri piccoli delinquenti dell’ambiente, Iago inizia a manovrare per destabilizzare il suo odiato capo, nel quale insinua il tarlo della gelosia.
Vista l’insita insicurezza di Otello, il mostro con gli occhi verdi arriverà facilmente al suo cuore, devastandolo, per arrivare alla nota conclusione. Edoardo Leo dirige molto bene la sua storia, con inquadrature ben scelte, un bel montaggio (esemplare la scena nella discoteca) e un ottimo commento musicale (di Gianluca Misiti).
Ormai al suo settimo lavoro come regista è arrivato a un livello di professionalità in cui non deve più dimostrare niente, ma qui si segnala anche per la trasposizione linguistica insolita. Quanto alla “rilettura” del soggetto, Leo afferma di essersi focalizzato maggiormente sull’uccisione di Desdemona che sulla problematica di Otello.
Javad Moraquib e Edoardo Leo, Otello e Iago.
Come interprete attribuisce al suo stolido, brutale personaggio lampi di incontrollata violenza e di subdola malvagità. Lo ricordiamo in un ruolo diverso nel recente film Mia, in cui era un padre disperato, perché incapace di difendere la figlia dalla violenza subdola dei nostri giorni. Evidentemente sono temi che in questi anni lo hanno colpito e coinvolto.
Valida la prestazione del resto del cast, Javad Moraquib (Mixed by Erry) è il vulnerabile Otello; Ambrosia Caldarelli (vista nella serie tv Circeo) è la giovane e ingenua Desdemona; Matteo Olivetti mette una faccia da bravo ragazzo al servizio del suo Michele/Cassio, bello e vulnerabile, mentre Emilia, la moglie soggiogata di Iago è Antonia Truppo (Iddu, Il treno dei bambini, la serie Mare fuori).
Nel film, distribuito da Vision, sono ben scelte anche le location, quel desolato mare d’inverno che sembra incalzare il gruppo dei protagonisti, che si agitano violentemente cercando invano di riempire il loro incolmabile vuoto. La storia viene raccontata con una serie di flashback, durante il racconto che Iago, ormai anziano, fa degli eventi a un’intervistatrice.
Lasciando però il finale in sospeso, quel finale da lui negato (Non sono quello che sono), di cui invece lo spettatore è al corrente. La recitazione è in romanesco e non sarebbe stato male inserire dei sottotitoli perché in alcuni passaggi, mormorati e in dialetto stretto, la comprensione è difficile.
L’anomala trasposizione, dalla corte dei dogi veneziani del 1500 agli spacciatori del lungomare romano nei primi anni 2000 funziona comunque, anche perché Shakespeare ha elaborato tutta la gamma dei sentimenti umani con tale chirurgica precisione e tale sensibilità da facilitare qualunque trattamento successivo ne sia stato tratto. Quanto alle interpretazioni, agli aggiornamenti e alle riletture, può sopportarne di ogni genere, Shakespeare ha le spalle larghe.
Scheda tecnica:
Regia: Edoardo Leo
Cast: Edoardo Leo, Javad Moraquib, Ambrosia Caldarelli, Antonia Truppo, Matteo Olivetti…
Distribuzione: Vision Distribution
Genere: drammatico