Napoli New York è una gentile favola di buoni sentimenti, diretta da Gabriele Salvatores, tratta da un vecchio soggetto di Federico Fellini.
Nella Napoli devastata del 1949, due bambini, Celestina e Carmine, 9 anni lei, 12 lui, senza famiglia, senza amici, perché tutti pensano solo a se stessi, cercano di campare come possono, arrangiandosi come fanno tutti i disperati della terra.
Celestina però ha una speranza, ha un sogno, lei ha una sorella emigrata a New York per stare con un americano che si era innamorato di lei. Carmine, che la ama anche se non lo sa, per lei si farebbe ammazzare.
E quindi riesce a salire con lei a bordo di una nave passeggeri e a fare la traversata grazie all’incontro con Garofalo, un burbero Commissario di bordo dal cuore però tenerissimo (Pierfrancesco Favino). Arrivati a New York le cose sfuggono di mano, i due si perdono, la sorella di Celestina non è in condizione di aiutare nessuno, incombe la durezza del Sistema, incombe la tragedia di quando si perdono le speranze.
Potranno le cose finire male, in questa fiaba gentile che Salvatores ha tratto da un soggetto di Federico Fellini, sceneggiato da Tullio Pinelli? Fin dai trailer, dalle musiche, dalla tonalità vintage della fotografia e dalla messa in scena colorata della mitica città vista con gli occhi dei piccini, la risposta è no.
Pierfrancesco Favino, un severo Commissario di bordo col cuore in mano.
Perché Napoli – New York si pone come una storia per famiglie per bene, gente civile e democratica che in questa piccola storia di formazione, dove non c’è nessuno veramente “cattivo”, vedrà una denuncia delle ingiustizie che subiscono i poveretti di tutto il mondo in fuga dalla miseria senza speranza dei loro posti, devastati da guerre e sciagure di ogni genere.
E infatti, per l’ennesima volta, nel finale sono citati i dati dei milioni di italiani emigrati nell’arco di un secolo dall’Italia agli Stati Uniti. Non tutti erano brave persone, il Padrino docet, ma la maggior parte sì e forse sarebbero stati anche di più se fossero stati accolti meglio. Ma gli USA erano razzisti nel midollo già allora, anche peggio di oggi, wasp contro il resto del mondo, per non parlare dei neri che già si erano portati in casa.
Nel film viene infilato anche il tema della violenza sulle donne e della loro rivolta, attraverso la “discesa in campo” delle femministe ante litteram. La storia dei due piccini e degli adulti che si collegano a loro ha un tono da libro Cuore, in una messa in scena che non si vuole risparmiare nessun passaggio obbligato del genere.
Per le strade di Little Italy.
Riesce ugualmente a fare tenerezza a tratti, grazie alla bravura dei due ragazzini, che recitano in napoletano (Dea Lanzaro e Antonio Guerra) e alla bravura degli adulti, attori amati dal pubblico come l’eclettico Pierfrancesco Favino (ben diverso dal suo inquietante personaggio di Adagio e che vedremo fra poco in Maria di Larrain) e poi Antonio Catania e Anna Ammirati, la Signora Garofalo.
Nel cast del film, distribuito da 01 Distribution, si riconoscono anche le facce note di Tomas Arana (Gladiator) e Omar Benson Miller (CSI Miami, Miracolo a Sant’Anna). Ma la tesi del film è troppo dichiarata e riesce indigesta, ci chiediamo di che tono fosse l’originale, la cui origine risale agli anni ‘40.
Apprezzabile la scelta di alcune della canzoni aggiunte, mentre se la semplicità scarna di alcuni effetti in CG inizialmente può sembrare un omaggio ai “trucchi” poetici del cinema felliniano (che viene omaggiato con un’affettuosa citazione di Paisà), in seguito in altre occasioni lascia solo perplessi.
Il rubamazzetto ha un ruolo importante nel film.
Siamo quindi troppo cattivi oggi per un film del genere, siamo troppo inferociti e vorremmo denunce più attuali e decise e non poetiche metafore? Sì, personalmente sì, e questo film pur nei suoi valori formali, ci sembra fatto apposta per andarne a parlare da Fabio Fazio, con il cuore in mano, perché siamo tutti brava gente, mentre sappiamo benissimo cosa stia succedendo qui e altrove.
Non basta andare al cinema per fare una veloce riflessione sui collegamenti alla situazione attuale e così sentirsi con la coscienza a posto. In un’intervista, Gabriele Salvatores, oggi al suo ventunesimo film, ha detto: “Soprattutto, in un momento come quello in cui stiamo vivendo, pervaso da egoismo, indifferenza, diffidenza, rabbia e addirittura odio, mi sembrava bello fare un film che parlasse di solidarietà, accoglienza, sogni e speranze e, in fin dei conti, di amore”. Gilene diamo atto, magari avesse ragione lui.
Scheda tecnica:
Regia: Gabriele Salvatores
Cast: Dea Lanzaro, Antonio Guerra, Omar Benson, Pierfrancesco Favino, Tomas Arana, Anna Ammirati, Antonio Catania, Anna Lucia Pierro
Distribuzione: 01 Distribution
Genere: drammatico