Il film Mia racconta una storia drammatica e plausibile, come abbiamo visto in tanta cronaca recente, sconsigliabile a genitori ansiosi.
Mia come aggettivo possessivo o come nome proprio? Proprio Mia si chiama la giovane protagonista del film, quindicenne esemplare, figlia affettuosa di una coppia legata ancora da un bel rapporto.
Padre più apprensivo della mamma, mamma amichevole e attenta, Mia è una studentessa normale, normali amici di livello non entusiasmante ma c’è di peggio, sportiva il giusto, attenta al look il necessario per la sua giovane età in fiore. Tutto bene, fin quando si innamora di una vera carogna.
Che però non sembra tale, è di famiglia benestante, non ha un aspetto estremo, sembra innamoratissimo. Ha cinque anni più di lei, che sarà mai, in fondo è pur sempre un ragazzo. È un po’ troppo presente, quasi ossessivo, sarà il troppo amore, si pensa. Così ovviamente non sarà e poco alla volta la ragazzina, nonostante la preoccupazione e poi la reazione della famiglia, si trova avviluppata in un rapporto soffocante.
Sorretta da genitori e amici, prova a liberarsi. La sua ingenuità, la sua imprudenza, costeranno un prezzo altissimo. Mia, distribuito da 01 Distribution, è scritto (insieme a Valentina Ferlan) e diretto da Ivano De Matteo (Villetta con ospiti, La vita possibile, Gli equilibristi).
Tutta la costruzione è giustamente ansiogena, perché graduale e senza eccessi, con il suo prevedibile climax. Peccato per una deriva conclusiva dai toni eccessivi, che riguarda la figura del padre, e sciupa una storia che altrimenti sarebbe stata più efficace. Impegnati sobriamente tutti gli interpreti, fra i quali il più noto è Edoardo Leo, girato senza virtuosismi, resta un film che farà stare malissimo molti genitori.
La storia è assai plausibile nel suo nascere e svilupparsi, anche se chiarisce un po’ troppo tardi come anche la figura del padre sia discutibile, nella sua negazione a priori, ostinata, della nuova persona che sta diventando quella che era la sua adorata piccina, di cui si ostina a guardare i video dei tempi in cui era piccolissima (mia come aggettivo).
Il personaggio più equilibrato, che tenta anche senza successo un’altra strada, restando stritolata fra le due tragedie, è quello della madre, non a caso donna anche lei. Forse che il film ci vuole dire che comunque un uomo non può capire certi problemi? No, non ci sembra quella l’intenzione di De Matteo.
Un padre certo si sente particolarmente violato da una storia come questa, più frequente di quanto si possa pensare, anche senza eccessi così drammatici. La crescita equilibrata, lo sviluppo di una personalità serena sono il mito di ogni genitore civile, che spesso si scontra contro l’ostacolo più grave: l’insorgere della sessualità, che fa deflagrare ogni altro problema, proprio nel periodo in cui la fanno da padroni l’insicurezza, la mancanza di autostima, le incertezze di un’età difficile.
Arduo anche per il genitore stesso riconoscere la mutazione della propria amata creatura, specie se femmina. Va detto che spesso l’attrazione fisica, che è l’elemento scatenante di tanti rapporti, viene scambiata per amore, mentre ne è solo parte. E da lì possono solo nascere equivoci devastanti.
Senza nemmeno sapere se il regista volesse suscitare anche questa riflessione, che resta però un po’ sepolta dalla virata melò finale, e senza voler fare un discorso troppo me too, per noi il fulcro del problema per la povera Mia starà nell’attimo in cui esplicherà la sua sessualità, disprezzata da chi quella scelta gliela ha fatta fare e disconosciuta da chi quella sua scelta, quel suo cambiamento proprio non lo accetta.
Per Mia, o per chi passasse i suoi guai, non resta che ricordare il vecchio motto di Lucy dei Peanuts (anni ’70): “io sono mia”. Con la maiuscola o minuscola non cambia.
Scheda tecnica
Regia: Ivano De Matteo
Cast: Edoardo Leo, Greta Gasbarri, Riccardo Mandolini, Vinicio Marchioni, Milena Mancini
Distribuzione: 01 Distribution
Genere: drammatico