Con L’esorcista – Il credente, David Gordon Green tenta un’operazione di rilancio come aveva fatto per il “marchio” Halloween, con risultato inferiore.
Qual è il sistema migliore per non essere posseduta da spiriti malvagi, da demoni oscuri, da Satana in persona? A parte non giocherellare fanciullescamente con tavolette Ouija, candele, libri maledetti, mani imbalsamate di medium (come nel recente Talk To Me), un sistema ci sarebbe: essere atei.
Perché se non crediamo in Dio, che interesse avrebbe il Diavolo a possederci, cosa mai dimostrerebbe, riempiendo uno spazio vuoto, senza la possibilità di scacciare un inquilino precedente?
Facevamo queste riflessioni durante la visione di L’esorcista – Il credente, film prodotto da Universal, in uscita oggi, ottobre 2023. Che chiamare Esorcista 2, anche solo per intenderci, suonerebbe davvero blasfemo nei confronti della gloriosa pellicola di William Friedkin che nel 1973 aveva ridefinito un genere, dando l’avvio a una serie infinita di film sull’argomento, che in 50 anni ha dato qualche soddisfazione ma anche tante delusioni (e sbadigli e noia).
Questo film si fregia della presenza di Ellen Bursytn nel ruolo della sventurata madre di Reagan e ci sarà anche un’altra nota presenza dal film capostipite. Ma cosa ci racconta questo nuovo capitolo, prodotto dall’ormai nota Blumhouse (il che è sempre garanzia di valori produttivi accettabili) e diretto da David Gordon Green, già responsabile del ripescaggio della saga Halloween?
Due è meglio di una.
Dopo un’inquadratura iniziale che cita l’incipit del film di Friedkin (ma dal senso completamente diverso), racconta di due famiglie, il papà Victor dolorosamente vedovo (e ateo) e Angela, la sua amata figlia tredicenne, coppia di colore, e di una coppia di bianchi, Miranda e Tony, assai credenti, con tre figlie di cui una, Katherine, coetanea di Angela e sua migliore amica, nonostante i padri non si frequentino.
Un giorno incautamente le due si addentrano nel bosco per compiere uno sciocco rito che dovrebbe riconnettere Angela con lo spirito della mamma mai conosciuta. Ma qualcosa va storto, le due scompaiono e quando vengono ritrovate non sono più le stesse. Lentamente nelle ragazze affiora una presenza malvagia che vuole distruggere loro e i trepidi famigliari.
Quando Victor comincia a comprendere che siamo in un territorio fuori da ogni razionalità, si mette in contatto con Chris MacNeil (Ellen Burstyn), che dopo la sua terribile esperienza è diventata un’esperta di possessioni ed esorcismi “laici”.
Le madri e i padri pagano le colpe dei figli?
Intanto intorno alle due ragazze si è formato un eccentrico gruppetto di bene-intenzionati, decisi a sconfiggere il Male anche in assenza della Chiesa vera e propria (che ha deciso saggiamente di non immischiarsi più negli esorcismi).
Quindi la novità di questo trattamento starebbe nell’avere una coppia di possedute e un esorcismo di gruppo. In più siamo, meglio è, potrebbero aver pensato il regista e i suoi compagni di scrittura, che in più hanno anche pensato di attualizzare in direzione del conflitto di razza/classe.
Il risultato però non è consolante, perché si raschia il barile dell’argomento, specie nelle solite trite sequenze in cui si cerca di convincere il cattivissimo Satana, digrignante e sputacchiante, ad abbandonare i corpi, con le ragazze che sono delle brutte copie della allora veramente terrificante Reagan.
La possessione del Maligno nuoce alla pelle.
La conclusione del film di presterebbe anche a una considerazione spicciola un po’ maligna, che però non possiamo condividere perché faremmo spoiler. Ma chi vedrà, potrà interrogarsi sulla forma di bizzarra poetic justice della storia.
Senza stare ad accanirci su una nuova lettura che perde di vista il fulcro che era nel primo film, a scapito di uno molto più banale, non c’è che rimarcare come i decenni siano passati e non sia più l’Età dell’innocenza nemmeno per lo spettatore medio.
E troppe ne abbiamo viste per spaventarci come un tempo, il nostro palato si è abituato a sapori fortissimi e quindi emozionarci con storie come queste è ormai impresa disperata, cui non si può sopperire nemmeno con il ricorso ai soliti jump scare.
Poche perle di genere brillano nel firmamento horror di questi decenni e le meglio riuscite sono quelle che hanno cercato di inserire qualche suggestione diversa, qualche contaminazione o deviazione, senza appiattirsi sull’ennesimo rifacimento di un argomento decotto.
Per cui, l’unico momento in cui lo spettatore proverà un attimo di emozione, sarà quando verso la metà del film, nella colonna sonora entreranno quasi di soppiatto le note di Tubular Bells, il celeberrimo tema musicale scritto da Mike Oldfield per il film di Friedkin. Ma è un po’ poco.
Scheda tecnica:
Regia: David Gordon Green
Cast: Leslie Odom Jr, Ellen Burstyn, Lidya Jewett, Olivia Marcum, Ann Dowd, Norbert Leo Butz, Jennifer Nettles
Distribuzione: Universal Pictures
Genere: horror