L’esorcista del Papa – Recensione

L’esorcista del Papa, horror convenzionale alla Dan Brown, si avvantaggia di una convinta interpretazione di Russell Crowe.

Possiamo immaginare che oggi, anno di grazia 2023, fra le voci di spesa del vaticano possa risultare lo stipendio per un Capo Esorcista?

Fino a qualche anno fa c’era di sicuro e si trattava di Padre Gabriele Amorth, morto nel 2016, eccentrico e multiforme personaggio, scrittore, giornalista, appassionato di Lambrette, 100.000 esorcismi eseguiti, di cui, a suo dire, solo un due per cento attribuibili al Male. Gli altri tutti casi da ospedalizzazione.

Al religioso è stato anche dedicato un documentario nel 2017, The Devil and Father Amorth, diretto quasi ovviamente da William Friedkin. Ma è indiscutibile che si tratti di un personaggio dalle opinioni e inclinazioni piuttosto discutibili.

La parte introduttiva del film L’esorcista del Papa, tratto liberamente dai libri di memorie Un esorcista racconta e Nuovi racconti di un esorcista, scritti dallo stesso Amorth, non potrebbe essere più tradizionale (banale).

Russell Crowe
un professionale Russell Crowe fornisce una convinta interpretazione, nonostante tutto.

Una famigliola devastata da un lutto recente si trasferisce in Spagna in un’antica e imponente abbazia, ricevuta in eredità. La madre è ancora devastata dalla perdita dell’amato marito, la figlia adolescente è ostile e aggressiva come da manuale, il figlioletto minore ha smesso di parlare dalla morte del padre.

L’abbazia potrebbe essere venduta e sistemare le finanze della povera donna, ma i lavori di restauro portano allo scoperto una parte sotterranea che avrebbe dovuto restare dimenticata per sempre. Da lì si scatena un demone che si impossessa del già gracile ragazzino.

Dopo la solita vana trafila fra medici e ospedali, il caso arriva alle orecchie addirittura del Papa (breve partecipazione di Franco Nero), che convoca il suo esorcista di fiducia. Perché dentro a vecchi tomi qualcosa gli ha fatto capire che si tratta di un caso speciale.

Russell Crowe
Un bizzarro esorcismo nel nostro Meridione agricolo.

Sul posto sopraggiunge quindi Amorth (nel film sembra che si faccia Roma/Spagna in Lambretta, chissà), imponente, autorevole, cordiale, rassicurante, una fiaschetta di whiskey sempre in tasca, fra Indiana Jones e un supereroe (vista la sua infrangibilità).

Non tarderà però a rendersi conto che il demone in questione è uno di classe superiore e non ha in mente solo di impossessarsi di un povero ragazzino ma attraverso lui insinuarsi nel cuore della Chiesa Cattolica, del Papa stesso (l’azione si svolge nel 1987 quindi potrebbe trattarsi di Giovanni Paolo II).

Solo grazie all’aiuto di un impreparato pretino locale e alla forza della povera madre, Amorth riuscirà a prevalere.

Russell Crowe
Certi segreti dovrebbero restare nascosti per sempre.

Tutto suona ripetitivo, già visto, trito e ritrito, nonostante la convinta interpretazione di Russell Crowe, sulle cui spalle si regge tutto il film, che aggrappato al crocefisso, ruggisce le sue fruste formule, lasciandosi scaraventare contro i muri e quasi possedere dall’antipatico demone.

Che, come da manuale, sfrutta antichi sensi di colpa per spezzare le certezze del religioso. Si torna infatti a ripetere che come nelle crepe dei muri si insinua l’acqua che ne provocherà la caduta, così anche le ferite dell’anima lasciano entrare le forze del Male.

In italiano è doppiato dalla sua storica voce, Luca Ward, ma il film andrebbe recuperato in originale, per sentire l’accento italiano con cui Crowe fa parlare il suo personaggio, che era originario di Modena.

Russell Crowe Daniel Zovatto
L’Esorcista del Papa e un suo giovane e inesperto aiutante.

Fra urla, imprecazioni, invocazioni, mutilazioni, teschi, pozzi, sotterranei, mummie, malefiche donne (nude e insanguinate, ricordiamoci che il diavolo è sempre donna) e così via, si sciorina tutta la mercanzia di repertorio. Nel finale si fa balenare la possibilità di un sequel, il che ci lascia perplessi.

Cinemaccio di genere, si potrebbe dire. Ma ne abbiamo ancora bisogno? E senza un guizzo di originalità a salvarlo? Nel pasticcio si lasciano apprezzare le musiche di Jed Kurzel, fratello del regista Justin, già autore di varie belle colonne sonore, fra cui Babadook, Macbeth, Alien: Covenant, Overlord. Che era anch’esso diretto da Julius Avery, che qui mette insieme senza originalità la baracconata, prodotta da Sony/Warner Bros.

Come si può attualizzare un genere abusato, dopo il “padre” di tutti questi film, l’inarrivabile Esorcista di William Friedkin, che nel 1973 aveva terrorizzato le platee mondiali?

Erano anni di maggiore innocenza e ci si spaventava più facilmente, resta però che l’impianto di base è stato vanamente replicato in troppi film il cui elenco si trova facilmente su Wikipedia.

Qui si cerca di vivacizzare la storia inserendo la figura di un personaggio realmente esistito e mettendo in atto una specie di revisionismo storico alla Dan Brown. Infatti si cerca di assolvere la Chiesa cattolica dalle colpe dell’Inquisizione, attribuendo alla possessione satanica la mostruosa devianza che ne è seguita.

Ingenuo tentativo, da non prendere sul serio, che il giudizio sul film ne uscirebbe ancora peggiorato per la tentata mistificazione. In ogni modo il film, invece che come horror, andrebbe rubricato come fantasy.

 Scheda tecnica

Regia: Julius Avery

Cast: Russell Crowe, Alex Essoe, Daniel Zovatto, Franco Nero, Alex Essoe

Distribuzione: Warner Bros.

Genere: horror

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.