Lee Miller – Recensione

Lee Miller racconta la seconda metà della vita della celebre fotografa di guerra, donna che avrebbe potuto scegliere una vita ben più frivola. 

Al di fuori del pessimismo che i nostri tempi facilmente inducono, bisogna ammettere che di personaggi femminili forti come Lee Miller, protagonista del film a lei dedicato, non ce ne sono più in giro molti.

Miller nasce in America nel 1907, cresce in un contesto in cui sviluppa interessi artistici, dai vent’anni in avanti diventa modella e si mette a fare la “bella vita” in quel giro mondano intorno al quale da sempre gravitano i personaggi famosi, a vario titolo.

Nel 1929 imprime la prima svolta alla sua vita, diventando musa, collaboratrice e amante del fotografo surrealista  Man Ray, mentre stringe rapporti di amicizia e collaborazione artistica con personaggi come Picasso, Paul Éluard, Jean Cocteau, Marlene Dietrich, Coco Chanel.

Poi prosegue da sola, viaggia, conosce gente, sposa un ricco egiziano, finche nel 1937, lungo la strada del suo scontento, reduce da molteplici esperienze artistiche e sentimentali, incontra il pittore e curatore d’arte Roland Penrose. Ed è qui che inizia il film Lee Miller, a lei dedicato.

Kate Winslet

Costa azzurra fine anni ’30, ancora la belle vie…

Donna bella e in un ambiente privilegiato non aveva mai perso di vista i propri interessi, senza perdersi in frivolezze, vizi e mondanità, mai oggetto ma sempre soggetto, anche quando era entrata a far parte di quell’ambiente da jet set ante litteram, quel mix irripetibile della high society degli anni ’30/40.

Nel 1942 riesce a farsi riconoscere come corrispondente di guerra dall’Esercito americano e a farsi mandare un mese dopo il D-Day nella Francia, seguendo l’avanzare delle truppe alleate che respingevano verso Est le truppe tedesche in rotta. Sarà un percorso umano che la cambierà tantissimo, con l’attraversamento dell’inferno che è sempre un dopo guerra.

Perché l’orrore non si esaurisce quando si finisce di sparare, anzi nel silenzio successivo, quando cala la polvere del combattimento, allora si vedono con chiarezza i danni presenti e le conseguenze future. Lee si renderà anche conto di come la guerra avesse devastato il gruppetto dei suoi più cari amici francesi.

Kate Winslet

Pochi anni dopo, un cambiamento epocale per Lee Miller.

Seguirà il comprensibile choc dell’ingresso nei campi di concentramento di Buchenwald e Dachau, di cui nessuno aveva conoscenza. Durante questa avventura, passerà per Monaco, in una delle residenze di Hitler (che in quei giorni stava per suicidarsi), dove si farà scattare dall’amico collega David Sherman la foto che è passata alla storia, lei che fa in bagno nella vasca di Hitler.

Al ritorno per lei sarà PTSD (allora non riconosciuto), sarà la rabbia del vedere respinte da Vogue Europa le sue foto. Sarà anche la maternità e una vita per cui non era tagliata, con un disagio che la porterà a eccedere nell’alcol, pur senza perdere le sue frequentazioni intellettuali e la fama di fotografa.

Il film Lee Miller, diretto da Ellen Kuras (molte collaborazioni con Gondry come direttrice della fotografia, oltre che in numerosi film di successo), è stato fortemente voluto da Kate Winslet, che anche co-produce. La sceneggiatura è tratta dal libro del figlio Anthony Penrose, The Lives of Lee Miller, che nel film è interpretato da Josh O’Connor (Challengers).

Kate Winslet

Kate Winslet/Lee Miller nella celebre foto nella vasca di Hitler.

Nel resto del cast troviamo Andy Samberg (Sherman), Marion Cotillard e Andrea Riseborough. Il film, che parte a raccontarcela poco prima della partenza per la zona di guerra, ne fa una donna dura, ostile, perennemente all’attacco per uscire dagli schemi che la società le voleva imporre, che non usava la sua avvenenza se non per avere gli amanti che voleva, per il tempo da lei deciso.

La parte più toccante sta nel rapporto doloroso con il figlio, la cui intensità (e la vastità dei traumi) si intuirà solamente nel finale, unico momento sentimentale della narrazione. Si sfuma sulla prima parte della sua vita, quella più fatua/mondana di cui si mostra solo l’incontro fatale con Penrose (Alexander Skarsgård).

Anche perché Lee Miller (distribuito da Vertice 360) non intende essere una biografia classica (infatti si accenna solo alla fine all’evento traumatico della violenza subita a 7 anni, per aggiungere un atto d’accusa nel confronto del mondo degli uomini, a quel punto della narrazione quasi superfluo).

Ma la storia è interessante e potrebbe essere istruttiva per tante giovani donne, con la dimostrazione che qualunque ferita si riceva, qualunque affronto la vita provi a farci, non ci si piange addosso, si va avanti come spade lungo la strada che abbiamo scelto, rispondendo sempre e solo a noi stessi, rifiutando ogni tipo di condizionamento, di inquadramento.

A patto di avere una passione, un fuoco sacro da seguire. Questa è la vera libertà. In un’epoca di piagnistei continui, di vanterie vacue, di “mestieri” auto glorificati ma risibili, di personaggetti che si auto-esaltano sul nulla, una figura di questo livello merita di essere conosciuta almeno attraverso un film, che la affiderà all’eternità più di quanto abbiano saputo fare le sue eccezionali fotografie.

Scheda tecnica:

Regia: Ellen Kuros

Cast: Kate Winslet, Alexander Skarsgård, Andrea Riseborough, Marion Cotillerd, Andy Samberg, Josh O’Connor

Distribuzione: Vertice 360

Genere: biografico, drammatico

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.