L’Occidente alza muri per chiudersi dentro zone sicure, sentendosi assediato e preso d’assalto da minoranze affamate.
Nel mondo sta aumentando la povertà, aumenta la quantità di persone che non riescono a mantenere o trovare un lavoro decente, aumentano quelli che sono sempre sopravvissuti a stento, specie nei paesi da noi lontani, aumentano gli sfruttati e quelli privi di diritti. La classe media si sta impoverendo da decenni, i grandi ricchi invece aumentano.
Nelle metropoli luccicanti si restringono i limiti territoriali su cui le amministrazioni garantiscono un controllo, alcune hanno abbandonato interi isolati agli homeless, ma senza gestirli, senza assistenza, senza nemmeno acqua o servizi igienici.
Aumentano i senza tetto e i drogati (in America stanno scontando anche la diffusione del Fentanyl, in aggiunta a quella dell’Oxycontin), anche nelle città votate al turismo nelle notti le zone del lusso si riempiono di giacigli di fortuna (guai ai portici) o addirittura di tende fornite da qualche associazione di volontari.
Di pari passo aumentano gesti di delinquenza, aggressioni, furti, espropriazioni dettati da collera ma anche astuto calcolo, visto che per disperazione (della pubblica amministrazione) negli USA sono stati depenalizzati i furti inferiori a 950 dollari.
Uno dei tanti muri di illusorio contenimento.
Un Medioevo prossimo venturo è alle porte, in cui i ricchi si rinchiuderanno in restricted areas, soggette a sorveglianza para-militare, mentre fuori si affolleranno i miserabili? Noi soli dentro la stanza e tutto il resto fuori, per parafrasare una nota canzone?.
E solo quelli che hanno mestieri atti alla gestione delle cose dei ricchi, gravitando nella loro sfera, ne ricaveranno di che sopravvivere, all’esterno però, come ai tempi dei Signori rinchiusi nella loro rocca armata?
Inutile dire che solo i più ricchi si potranno permettersi studi che possano formarli adeguatamente, perché tanto per gli umili lavori della plebe basterà l’insufficiente istruzione impartita da sistemi statali sempre più in affanno.
Jodie Foster, la leader spietata di Elysium.
E anche nei paesi più civilizzati, moriranno i più poveri, a causa di una sanità sempre più approssimativa, in cui conseguire medici e cure valide sarà possibile solo per chi se lo può permettere. Intanto orde di essere viventi che stanno ancora peggio di noi, arriveranno da guerre e carestie, in cerca di una vita anche di poco migliore, rispetto a quella atroce dalla quale fuggono.
Su gente sempre più ignorante e disperata non smetterà però di funzionare la propaganda del Sistema, anzi troverà sempre maggiori agganci, additando sempre altri “colpevoli” della situazione e indicando però ancora e sempre nuovi modelli di consumismo, mentre VIP di vario livello e influencer in malafede esibiscono le loro vite scintillanti e irraggiungibili, illudendo le masse. Certo uno su mille ce la fa e ciascuno è convinto che potrebbe essere lui.
Inevitabile pensare a quante storie di questo genere ci hanno raccontato romanzi e film, molti dei quali appartengono al genere fantascienza, perché è stato in questo ambito che già intorno agli anni ’30 del secolo scorso ci sono state le narrazioni più drammaticamente profetiche, in ambito sociale e tecnologico.
Sean Connery mantiene l’ordine per il Vortex, in Zardoz.
Questo ci ha richiamato alla memoria tanti titoli che fra loro si collegano, qualche volta si copiano mentre rimescolano temi comuni, tutti interessanti e in grado di far risuonare echi poco ottimisti nella mente di chi la abbia visti, di indurre suggestioni che ci facciano riconoscere nella realtà che ci circonda agganci con quanto sembrava solo fantasia.
Il primo che viene in mente è Zardoz, film di culto del 1974 regia di John Boorman, con Sean Connery. Un’elite attraverso orde di Sterminatori mantiene il controllo sulla necessaria plebe, emanando ordini nascosta dietro la maschera di una misteriosa divinità chiamata Zardoz. In realtà i sopravvissuti se la spassano nell’idilliaco Vortex. Nel tempo però la loro immortalità li consuma, privati come sono di ogni impulso vitale.
Nel ricordo lo abbiniamo a La fuga di Logan (1976), subito gran culto in quei tempi assai politicizzati con il suo mix fra fantascienza e sociologia. Ambientazione e tema che ritornano in Elysium (2013), con i ricchi rifugiati sulla loro stazione orbitante e i poveri a dibattersi sulla Terra abbandonata a se stessa, come farebbe un benestante cittadino che decidesse di lasciare un quartiere che nel tempo si è degradato, diventando un lurido ghetto, troppa sporcizia, troppa brutta gente, troppo disordine, ormai invivibile.
In La fuga di Logan l’immortalità dei potenti diventa una condanna.
Non resta che rinchiudersi altrove, mantenendo però il feroce controllo sull’immigrazione di chi tenta di approdare al paradiso dei privilegiati. Il regista Neill Blomkamp qui torna ad atmosfere che gli sono congeniali, dopo il suo esplosivo esordio con District 9, altro film che può entrare in questa lista.
Nella serie tv Altered Carbon (2018), su Netflix, vita eterna e clonazione nell’anno 2384: i corpi sono solo “custodie” di identità immagazzinate in supporti digitali, che passano così di corpo in corpo in un’eternità che solo i più ricchi si possono permettere. Tratta dal romanzo Bay City (2002) di Richard K. Morgan.
The Island (2005, dirige Michael Bay). Anno 2019, la Terra è ormai troppo contaminata per essere vivibile. I sopravvissuti vivono in una struttura dove la vita è controllata con feroce severità. Una lotteria concede ogni tanto a pochi sopravvissuti il trasferimento in un’isola dove la vita potrà essere di nuovo felice. Situazioni che si somigliano, trattate con toni diversi, surreali a volte, di satira, eppure la conclusione è sempre drammatica per il singolo individuo.
Solo i ricchi si possono permettersi l’immortalità di un corpo nuovo, in Altered Carbon.
Che resta schiacciato dai potenti ingranaggi, vittima della mano che manovra le leve, dal profetico capolavoro Brazil, scritto e diretto nel 1985 da Terry Gilliam, a film di intrattenimento più dichiarato, ma che contenevano temi ripresi da tantissimi altri.
Pensiamo ad Atto di forza, tratto da Philip Dick, un trattamento in stile anni ’90, diretto da Paul Verhoeven con Arnold Schwarzenegger, da rivalutare oggi, anche rispetto al remake Total Recall del 2012, dove il popolo viene tenuto buono con la realtà virtuale. Il tragico Repo Man (2010), dal libro The Repossession Mambo di Eric Garcia, dove puoi vivere solo se ti puoi pagare eventuali organi artificiali e se non paghi qualcuno verrà a riprenderseli.
Equilibrium (2002), dove Christian Bale è lo spietato capo della polizia segreta che controlla l’ordine del regime dittatoriale della città di Libria, che vieta qualunque memoria del passato (come anche la bella serie tv Silo, tratta dai romanzi di Hugh Howy, con l’umanità costretta a vivere in un profondissimo silo sotterraneo). Ma diventa un ribelle, una volta che smette di assumere una droga che impedisce di provare emozioni.
Ewan McGregor in The Island fugge da un inganno.
Anche in L’uomo che fuggì dal futuro, di George Lucas (1971), l’umile operaio THX 1138 si trova in una situazione simile, strumentalizzato e sedato (nume tutelare di tante storie di questo genere è il grande scrittore Ray Bradbury e sempre George Orwell).
Anche in Snowpiercer i poveri sono rinchiusi in luoghi meno accoglienti e confortevoli delle élite, film e serie tv in cui la struttura sociale si snoda in orizzontale lungo un treno, e non un’astronave, ed è nel vagone di testa che si trova il Potere. In Gattaca (1997, regia di Andrew Niccol), la lotta di classe è fra chi possiede un proprio patrimonio genetico e chi è nato da programmazione genetica, ovviamente i ricchi hanno più diritti.
Poi elenchiamo Ghost in the Shell, lo stupendo film in animazione del 1995, poi trasposto in live action nel 2017 con Scarlet Johannson. Tratto dal manga di Masamune Shirow, è stato fonte di ispirazione per Matrix, film sul quale è inutile aggiungere nulla, se parliamo di inganni del potere, di illusioni da cui farci cullare e restare tranquilli a fare il gioco del Potere.
Spesso il Potere si compiace di comunicare attraverso gli schermi, qui in Atto di forza.
Ma anche A.I. di Spielberg, le serie tv Dollhouse e il film Il mondo dei replicanti hanno trattato questo argomento in modo intrigante. E se di inganni parliamo, la serie tv Westworld avrebbe tanto da dirci, nella sua espansione dal romanzo originale di Michael Crichton, nella rilettura di Jonathan Nolan e Lisa Joy.
Se già Blade Runner mostrava un empireo di demiurghi che governano su umani e replicanti, tanti film successivi su questo tema riprendevano il tema di un’umanità dove gli strati più umili vengono sostituiti con robot, cloni, umanoidi, “lavori in pelle” di vario tipo.
Ancora a Philip Dick dobbiamo Minority Report, che nel 2002 prediceva sviluppi del controllo dell’ordine pubblico (sempre nel senso e nell’interesse del potere) con sistemi di cui oggi si parla in relazione alle capacità della A.I. messa al servizio delle forze dell’ordine.
Altri schermi dittatoriali in Equilibrium.
In Dredd (1995 e remake del 2012) il ristretto gruppo dei Giudici governa un’umanità che si è radunata in pericolose megalopoli dove vige la legge del più forte. Nel 2018 Steven Spielberg dirige Ready Player One. Il Sistema ha una deriva orwelliana nel totale controllo/asservimento della società dei poveretti, grazie allo strabiliante grado di tecnologia raggiunto.
Se la realtà vera fa proprio schifo, non resta che rifugiarsi nel virtuale, vivendo vite bellissime in luoghi di sogno, divertendosi sfrenatamente con sesso e vita dissoluta, o ammazzando gente (ciascuno ha le sue preferenze), con un visore calato sugli occhi, dimentichi dell’orrore quotidiano di una vita miserabile. Solo così si potrà volare, combattere, ballare, giocare, amare, viaggiare. Essere liberi, essere eroi.
Nella serie tv in animazione Arcane, tratta dal videogame League of Legends (2009), di cui è prequel, una ricca “città di sopra” domina la miserabile “città di sotto”. Un gruppo eterogeneo di personaggi ben costruiti si muove fra molti fili narrativi che si intrecceranno in un universo steampunk, in cui la famiglia e l’amore hanno sempre il peso maggiore. Livello altissimo quanto a disegno (uno stile visivo che ricorda la pittura ad acquerello), animazione, musiche, ambientazioni.
La “banalità del male” in Snowpiercer.
Nel film In Time del 2011 i lavori che la plebe svolge per il Potere sono pagati con maggiore tempo da vivere, nella serie coreana Black Knight manca l’aria e per le bombole d’ossigeno di contrabbanda e si muore (questa nazione ha dato parecchie soddisfazioni nel trattamento delle degenerazioni postapocalittiche, ne parlavamo qui).
Per mantenere un equilibrio fra i felici pochi e la plebe brulicante, i poveri vanno contenuti, non devono riuscire a sopravvivere facilmente e moltiplicarsi, meglio mettere in atto strategie volte al loro controllo.
Perché i ricchi di tanti film sono spesso sterili, quasi per un castigo divino (pensiamo anche alla serie tv The Handmaid’s Tale), come ci raccontava Alfonso Cuarón nel suo I figli degli uomini, del 2006, tratto dal romanzo della scrittrice P. D. James.
In Black Knight si contrabbanda aria per respirare.
In Soylent Green (titolo italiano 2022: i sopravvissuti), il Potere nutre le masse con gallette ricavate dai cadaveri di chi non ce l’ha fatta, mentre solo i benestanti mangiano cibo vero (dal romanzo del 1966 di Harry Harrison), e nell’angoscioso Non lasciarmi i ricchi usano i corpi umani di esseri viventi, cresciuti a questo scopo, come contenitori di organi da trapiantare (dal romanzo di Kazuo Ishiguro).
Perché solo chi se lo può permettere, riesce a sopravvivere dignitosamente. Ma la lista di film diventerebbe davvero infinita (e molti titoli li abbiamo citati in questo articolo sulla A. I.), comprendendo anche molti titoli del filone Youg Adult da Hunger Games in poi (The Maze Runner, Divergent, The Giver, Ember, Ender’s Game).
In Macchine mortali (2018 dal romanzo di Philip Reeve) nel solito mondo post-post atomico, la terra è devastata da conflitti distruttivi. Secoli dopo i sopravvissuti, in un sistema detto “darwinismo urbano” (il più grande letteralmente ingloba il più piccolo) si sono raggruppati in agglomerati su modello delle città d’origine, che però sono organismi in continuo movimento (le “città trazioniste”), le cui architetture si modificano a seconda delle necessità.
Ghost in the Shell, in live action, una “cena elegante” di potenti.
Per quanto riguarda la supremazia feroce di piccoli gruppi al potere su molti inferiori, tante soddisfazioni abbiamo ricavato da capolavori più dichiaratamente politici come V per vendetta.
Ma anche parlando di storia reale e non fantastica, dai tanti film che raccontano delle nefandezze che hanno libertà di verificarsi nei regimi dove vige un potere dittatoriale, in cui si sopravvive all’esterno solo se collaboratori o complici (in questo senso è stata maestra la cinematografia sud americana di diverse nazioni massacrate dalle spietate dittature militari).
Se 1997: Fuga da New York John Carpenter già metteva in scena l’ipotesi della “zona di contenimento” che qui riguardava gli “indesiderabili”, molto più realistica e contemporanea è stata la trama del film La zona, film spagnolo del 2007 che adombrava una situazione di realistica attualità.
Un’altra cena elegante in Minority Report.
Situazione che può portare alla degenerazione raccontata nella serie di film Purge – La Notte del giudizio, perché anche l’horror come la fantascienza ben si presta per raccontare storie di questo genere.
Sono narrazioni in cui dal particolare il significato si estende velocemente all’universale, chiara e articolata metafora di una situazione che sta vivendo il mondo occidentale, assediato da delinquenza, immigrazione, terrorismo, crisi economica, tenuto in costante allerta anche oltre misura dai mass media (una popolazione spaventata è sempre più manovrabile).
Ma rispondendo a odio e violenza con altrettanta virulenza, all’illegalità con altrettanta disinvoltura, si innesca una spirale degenerativa senza fine che non solo non risolve i problemi, ma li amplifica ed espande nelle future generazioni.
Il film La zona (2007) e non è fantascienza.
Né i muri costruiti per “contenere” i delinquenti di quartiere, né le ronde di cittadini-vigilantes addestrati dalla Polizia nei quartieri borghesi, e nemmeno le barriere ai confini con Messico o la Cisgiordania riusciranno a risolvere uno solo dei problemi che vorrebbero eliminare.
Né ci si può augurare che finiscano tutti annegati. Senza suggerire semplicistiche risposte e nemmeno l’assoluzione dei “poveri”, colpevoli di volersi appropriare di beni per loro irraggiungibili, i film intendono seminare interrogativi e riflessioni (stigmatizzare è facile, in effetti bisognerebbe trovarcisi).
Certo non ci saranno muraglioni abbastanza alti dietro cui rinchiudersi (e che vita sarebbe) per tenere fuori le “orde” dei diversi né campi di detenzione abbastanza grandi per tutti i nuovi barbari.
Ci ridurremo dietro una feritoia, come in Purge?
Ma se si stigmatizzano i comportamenti incivili del prossimo (interroghiamoci però sulle nostre responsabilità), non ci si deve imbarbarire per farvi fronte, diventando uguali ai nostri “nemici”, in un’escalation verso l’abbrutimento e l’abbandono delle regole sociali, che finiscono per generare anche al nostro interno dei comportamenti deviati.
L’errore è stato commesso tanto tempo fa, aumentando a immorale dismisura il divario fra chi ha troppo e chi troppo poco o addirittura niente, se non la propria vita. Ormai la soluzione appare irraggiungibile. L’Occidente è la Zona, fuori preme feroce il resto del mondo. Ci mangeranno vivi? Forse ce lo meriteremmo.