La stanza delle meraviglie S1 – Recensione

Nella serie tv La stanza delle meraviglia, Guillermo del Toro ci consiglia di non aprire mai troppe porte.

Nel corso del 1500, tempi in cui a permettersi di viaggiare erano in pochissimi, inizia l’usanza di collezionare ed esporre oggetti strani, esotici, artistici o bizzarri, di qualità o di cattivo gusto, veri o falsi, purché fuori dal comune. Il termine wunderkammer nasce per definire queste collezioni, sorta di musei dell’insolito, del mai visto.

Guillermo del Toro è stato regista e scrittore di storie a volte bizzarre (pensiamo a Hellboy, Crimson Peak, la serie The Strain), altre volte macabre, angosciose eppure poetiche e melanconiche, come La spina del diavolo, Il labirinto del fauno, La forma dell’acqua, il recente La fiera delle illusioni, autore anche dei tre Hobbit.

Qui si è divertito a fare da collante a una serie di storie tutte diverse, che hanno come filo comune la stranezza, l’originalità, la sorpresa. Il tutto giocato nella chiave di una gotica cupezza, fra Edgar Allan Poe e H. P. Lovecraft, in un equilibrio un po’ demodé fra Zio Tibia e I racconti della cripta con spruzzata di Twilight.

Cabinet of Curiosities, questo il titolo originale, colleziona otto episodi, che sono distribuiti da Netflix dal 25 ottobre 2023, al ritmo di due episodi al giorno, spaziando fra sovrannaturale, macabro, fantascientifico, grottesco, inquietante, con un tono sempre moraleggiante (le colpe meritano un contrappasso, gli errori si pagano). Sempre Netlix distribuisce anche la rilettura di Pinocchio da parte stesso regista.

f. murray abraham

Le autopsie garantiscono sempre momenti inquietanti.

La serie è antologica, come un libro di racconti se ne può leggere uno solo o tutti, si può seguire l’ordine cronologico che si vuole.

In ordine sparso faremo strane conoscenze in ambiti sempre cupi e dolorosi, dove lutti, miseria, avidità, rimpianto devastano gli animi, creando terreno fertile per le sventure in cui tutti incappano.

Per I ratti del cimitero, siamo nei primi del ‘900, il custode di un cimitero profana le tombe per procurarsi i soldi con cui pagare i propri debiti. Ma se la deve vedere con eserciti di topi che gli sottraggono i cadaveri da saccheggiare. L’orrida lotta si trascinerà lungo claustrofobici cunicoli putrescenti. Dirige e scrive Vincenzo Natali, da un racconto di Henry Kuttner.

rupert grint

Un amore senza tempo fra due fratelli.

Nell’angoscioso e cupo L’autopsia, negli anni ‘50 un anatomopatologo esegue una serie di autopsie su un gruppo di minatori, morti in seguito a un misterioso gesto criminale. Da uomo di scienza cerca una risposta nell’esame dei corpi e troverà una terribile risposta. Eppure in qualche modo sarà la razionalità a vincere. Da una sceneggiatura di David S. Goyer, tratta da un racconto di Michael Shea.

In L’apparenza, una mite e infelice giovane donna, indiscutibilmente e irrimediabilmente brutta (l’attrice Kate Mincucci, imbruttita dal trucco e da due enormi occhi sporgenti), umiliata dalle sue colleghe di lavoro, procaci e volgari e ossessionate dal sesso, si lascia irretire dal messaggio di un imbonitore televisivo, che promette miracoli a chi userà la sua crema di bellezza. Amaro e sarcastico finale, da un racconto di Emily Carroll.

Nell’episodio Il modello di Pickman, si afferma che la bellezza sta negli occhi di chi guarda, ma l’orrore? Nei primi decenni del ‘900, un giovane e ambizioso pittore resta invischiato nel rapporto malato con un collega, che attraverso i suoi quadri lo trascina in sconvolgenti incubi, che forse sono realtà. La punizione sarà atroce. Tratto da H. P. Lovecraft.

cabinet of curiosity

Momenti di horror classici.

Per I sogni della casa stregata, siamo negli anni ’30, quando un povero ragazzo si vede morire l’amata sorella gemella sotto gli occhi, trascinata contro la sua volontà in un angoscioso aldilà. Divenuto adulto, non smette di cercare disperatamente di riportarla nel mondo dei vivi, sottraendola a quel limbo in cui è confinata, e per questo rinuncia alla sua vita, alla sua carriera. Finirà in balia di cupe entità, degne di quel Lovecraft da cui nuovamente è tratta la storia. Amara la conclusione.

Pan Cosmatos scrive e dirige La visita: nel 1979 un misterioso miliardario invita nella sua misteriosa residenza quattro personaggi male assortiti, tutti dei mezzi falliti, ingolosendoli con promesse di fama. La serata avrà una svolta assai imprevedibile.

Il brusio è scritto dallo stesso Del Toro, una classica ghost story. America, anni ’50. Una coppia di ricercatori soggiorna in una vecchia casa abbandonata durante uno studio sui piovanelli e i misteriosi e affascinanti movimenti dei loro giganteschi stormi. Ma la donna, che sta invano cercando di elaborare un insopportabile lutto che sta mettendo in crisi il suo matrimonio, inizia a sentire voci e ad avere visioni inquietanti.

cabinet of curiosity

Mutazioni mostruose.

In Lotto 36, che Del Toro scrive oltre che dirigere, un uomo abbrutito da una vita in cui niente è andato per il verso giusto, mentre sgombera il magazzino di un vecchio, scopre un segreto spaventoso. La sua avidità, il suo egoismo, lo perderanno.

Quanto al cast, si spazia fra volti noti, Murray Abraham, Ben Barnes, Crispin Glover, Rupert Grint, Paul Weller, Sofia Boutella, Andrew Lincoln, Tim Nelson, ad altri meno, ma tutti ben scelti (David Hewltt, Kate Micucci, Martin Starr, Ismael Cruz Cordova, Essie Davis).

Del Toro si pone come un rassicurante Virgilio, che all’inizio di ogni episodio introduce brevemente ciò che sarà messo in scena e mostra una statuina con le fattezze del regista di turno.

kate micucci

La morte non ti fa bella.

Il limite dell’operazione sta però nella scelta delle storie, alcune di nobile matrice letteraria, tutte però poco originali, incapaci di suscitare il “sense of wonder” nello spettatore, abituato ormai a prodotti più innovativi, magari più trash ma di maggiore presa. Il che fa di La stanza delle meraviglie un’operazione senza dubbio di buon livello ma dal gusto un po’ sorpassato.

Guillermo del Toro ha dichiarato: “Abbiamo scelto e curato un insieme di storie e narratori per presentare questi racconti che provengono dal cosmo, dalle tradizioni soprannaturali o semplicemente dalle nostre menti. Ciascuno di questi otto racconti è una meravigliosa sbirciatina all’interno dell’armadietto delle meraviglie che esiste sotto la realtà in cui viviamo”.

La paragoniamo alle parole con cui Rod Serling introduceva gli episodi di Ai confini della realtà: “C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce; è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità”.

Nella maggior parte di questi racconti, questa quinta dimensione sembra sempre essere l’incapacità dell’essere umano a scegliere la retta via, a pagare il prezzo delle proprie azioni se ha sbagliato, a concedersi di essere felice con quello che ha, se altro non è possibile.

Scheda tecnica

Ideata: Guillermo Del Toro

Cast: Murray Abraham, Ben Barnes, Crispin Glover, Rupert Grint, Paul Weller, Sofia Boutella, Andrew Lincoln, Tim Nelson

Distribuzione: Netflix

Genere: fantasy, horror

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.