La città proibita – Recensione

La città proibita è il nuovo film di Gabriele Mainetti, un originale e riuscito mix fra commedia romantica, kung fu e melodramma.

Quando due mondi diversi si scontrano può essere una catastrofe, sicuramente la collisione avrà un effetto dirompente, tale da cambiare le rispettive nature per sempre. Lo stesso quando i giovani si opporranno finalmente ai vecchi, rifiutandosi di trascinare nel tempo antichi odi, rancori, divisioni, luoghi comuni.

Ritroviamo la giovane Mei, che nel prologo ambientato in Cina abbiamo vista addestrata dal padre al kung-fu fin da piccina, mentre risale la catena criminale della tratta degli esseri umani e finisce in un famoso ristorante cinese da cui si impone un feroce boss, La città proibita.

Che a sorpresa scopriremo essere proprio a Roma, nel quartiere Esquilino. In quella stessa zona ad elevato tasso di multietnicità, sopravvive a fatica uno storico ristorante italiano, Da Alfredo, a conduzione famigliare, il cui proprietario però ha lasciato la famiglia per una giovane amante orientale.

Nelle cucine si affanna con disperazione Marcello, il figlio, alla cassa sta Lorena, la depressa moglie abbandonata, fra i tavoli si aggira Annibale, il bonario amico di famiglia di sempre, e da sempre innamorato di Lorena, che però fuori ha ben altra faccia.

Yaxi Liu

Una protagonista impavida come una delle donne di Kill Bill.

E’ infatti un piccolo boss della zona che taglieggia, impone pizzi, presta a strozzo, sfrutta, vessa e minaccia, soprattutto i più deboli dei deboli, gli immigrati. Mei è arrivata dalla lontana Cina in cerca dell’amata sorella, Marcello cerca l’affetto di una famiglia da cui in fondo vorrebbe fuggire, Annibale come un cuculo si aggira in cerca di un posto dove sistemarsi.

Perché tutti cercano di sopravvivere in un mondo difficile, qualcuno sembra riuscirci meglio di altri perché ha più pelo sullo stomaco, ma la corazza del cinismo e della brutalità non rende invulnerabili.  La freccia di Cupido può trafiggere anche l’acciaio, basta avere da qualche parte ancora un pezzetto di cuore.

Di mezzo ci sono le leggi cinesi che per 20 anni hanno proibito ai cinesi di avere più di un figlio, la crudeltà di tutte le organizzazioni criminali, la malavita miserabile ma spietata del sottobosco romano, la potenza sotterranea della mafia cinese, quella di cui meno si parla e che si fa finta di non vedere, la situazione di drammatica sopravvivenza degli immigrati, tutti sfruttati e sempre ricattabili.

Marco Giallini

Marco Giallini è Annibale, il piccolo boss feroce ma in decadenza.

La città proibita, distribuito da PiperFilm, è un film sorprendente, il terzo lavoro diretto da Gabriele Mainetti, che anche scrive insieme a Stefano Bises e Davide Serino, la sua anomala “storia d’amore e di coltello” in salsa action/kung-fu, un melodramma con denuncia sociale annessa e tre storie d’amore diversamente travolgenti.

Mainetti, dopo Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out, realizza un film che mescola con stile alcune ottime sequenze di combattimento (una anche con gusto estetizzante) a tanti elementi che possono aver anche fatto parte della narrazione cinematografica nostrana (oltre che internazionale) ma mai mescolate in modo così omogeneo e con il supporto di un cast così valido.

La riprova è che il film dura due ore e un quarto e non se ne sente il peso. Enrico Borello (visto in Lovely Boy e Settembre) è Marcello, il protagonista giustamente invocato/evocato con il giusto accento straniero durante un romantico giro notturno in Vespa fra le meraviglie di Roma.

Enrico Borello Yaxi Liu,

Un’inattesa parentesi da “vacanze romane”.

La giovane cinese Yaxi Lui, debuttante assoluta, fa le sue mosse di combattimento dimostrando un’ottima preparazione atletica, ma riesce a essere efficace anche nei brevi momenti più sentimentali.

Marco Giallini, del quale ci siamo ormai rassegnati a perdere qualche battuta qua e là, causa la sua nota voce gorgogliante, riesce però a trasmettere le non poche sfumature del suo personaggio. Lo abbiamo visto da poco in FolleMente. Luca Zingaretti compare in un paio di scene solamente, ma rende credibile un personaggio che si rivela l’opposto di quanto narrato in precedenza.

Sabrina Ferilli interpreta Lorena, una donna succube di un mondo di uomini, che sotto un aspetto ancora obbligatoriamente procace, nasconde un’anima ferita e fragile. Intorno un gruppo variegato di appartenenti a varie nazionalità, che rendono plausibile l’ambientazione nel multietnico quartiere romano.

Dove tutti potrebbero vivere più sereni, se tanti smettessero di prevaricare, sfruttare e disprezzare, qui e anche al di là di altri oceani. Eppure la gran parte del mondo procede così, ciecamente.

Mainetti però, autore che si è lasciato contaminare da tanto immaginario di varia provenienza, che elabora e restituisce in forma personale, riconoscibile, nel finale lascia trapelare un filo di luce, perché anche il vituperato amore può fare la differenza.

Scheda tecnica:

Regia: Gabriele Mainetti

Cast: Enrico Borello, Yaxi Liu, Marco Giallini, Sabrina Ferilli, Chunyu Shanshan, Luca Zingaretti

Distribuzione: PiperFilm

Genere: avventura, commedia, drammatico, thriller

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.