Nel film L’ultima vendetta, Liam Neeson è ancora una volta un giustiziere, immerso però in un contesto politico particolare.
Siamo In Irlanda del Nord, nel 1974, gli atroci anni della sanguinosa guerra civile che fino alla fine degli anni ‘90 ha devastato il paese, provocando infiniti lutti, distrutto relazioni sociali, rovinato il rapporto con la politica.
Il film si apre infatti su uno dei “soliti” attentati dell’IRA, una macchina carica di esplosivo davanti a un locale pieno di gente. I responsabili sono tre uomini comandati con pugno di ferro da una donna e si rifugiano in una casa della zona, con cui hanno stretti rapporti per via di parentele varie.
Intanto facciamo la conoscenza di Finbar, uno che per tutta la vita ha distribuito morte, come esecutore di sentenze per conto di un rappresentante della “giustizia” locale, non ufficiale. Ma è stanco, vorrebbe una vita normale, ha una gentile vicina di casa con cui gli piacerebbe fraternizzare.
Soprattutto lo disgusta la leggerezza con cui le nuove generazioni continuano a somministrare la morte, mentre da tempo lui si sta interrogando su tutto il sistema. La sua strada incrocerà quella dei terroristi a causa della loro arroganza, perché uno di loro commetterà una colpa che richiamerà la sua attenzione.

Quante volte abbiamo visto Liam Neeson dietro la canna di una pistola.
Una volta che il meccanismo di punizione e conseguente vendetta si metterà in moto, non potrà che arrivare alle estreme conseguenze. A raccontarla, la storia di L’ultima vendetta (in originale In the Land of Saint and Sinners), distribuito da Vertice360, sembra migliore di quando poi si riveli, perché il film è poco riuscito sia sul versante della messa in scena del momento storico, sia nel ritratto convenzionale di un “giustiziere” stanco e disilluso.
Non erano tutti santi e martiri i “patrioti”, non erano tutti delle carogne assassine i “nemici” inglesi, in questo caso il personaggio della terrorista è costruito per attirare forte antipatia, una sadica assassina, una fanatica psicopatica, i cui colleghi sono degli imbecilli capaci solo di fabbricare bombe.
Santi e peccatori vengono riuniti in una mortale zona grigia e delle ragioni del conflitto, della storia vera e propria non si dice nulla e chi non sa non viene stimolato a informarsi (sulla guerra civile irlandese c’è sono una quantità di film validissimi e assai istruttivi). Qui i terroristi sono semplicemente i Cattivi e Finbar/Liam è un ex cattivo che però è il Buono, visto che li combatte, sacrificandosi per la piccola comunità.

Kerry Condon, una terrorista spietata.
È risolto in modo convenzionale anche il suo rapporto con un disgraziato ragazzo del posto, uno che fa il killer apparentemente quasi per divertimento, che Finbar sceglie quasi come suo pupillo, offrendogli una possibilità, là dove nessuno gliene aveva mai data una.
Nello splendore naturale dei luoghi si consuma lo scontro finale di una storia che potrebbe quasi essere un western (sensazione indotta anche dal commento musicale). Nel cast troviamo Kerry Condon (Gli spiriti dell’isola, Night Swim), ottima attrice costretta però in un ruolo-figurina, e Jack Gleeson, quasi irriconoscibile dopo la sua pausa sabbatica per riprendersi dalla partecipazione a Game of Thrones, in cui era l’odiato Joffrey.
Compaiono più brevemente anche due attori del calibro di Ciarán Hinds e Colm Meaney. Dirige Robert Lorenz, già con Liam Neeson nel film Un uomo sopra la legge, in cui era un personaggio privo delle sue certezze di gioventù, che trovandosi a stretto contatto con quanto aveva combattuto da una vita (immigrazione clandestina), si trovava a dover cambiare campo (come nella serie tv Coyote con Michael Chiklis).

Liam Neeson e Jack Gleeson, il maestro e l’allievo.
Liam Neeson dopo avere fatto il vendicatore a oltranza da Taken in poi, negli ultimi film è stato un working class hero in L’uomo dei ghiacci e un padre di famiglia che difende la sua prole in Retribution (remake dello spagnolo Desconocido). In Memory è la malattia, l’Alzheimer, a fargli capire di dover sistemare i sospesi finché riesce a ricordarsene e in Honest Thief è stato un anziano ladro pentito, per poi calarsi nei panni d’epoca di uno stanco Marlowe.
Qui è un uomo maturo, che ha vissuto in nome della violenza, rassegnato ad accettarla finché è lui a dispensarla. Nel momento in cui sotto i suoi occhi accade qualcosa che lui si rifiuta di accettare, si illude che le vecchie regole possano funzionare ancora.

Come la storia insegna, nessuna regola funziona per sempre, tranne quella della sopraffazione, della violenza, della mancanza di ragionevolezza, semplicemente del buon senso. Almeno questo, pensando agli anni che sarebbe seguiti, può essere uno spunto di riflessione per un film deludente nonostante il valido cast.
Scheda tecnica:
Regia: Robert Lorenz
Cast: Liam Neeson, Kerry Condon, Ciarán Hinds, Colm Meaney, Jack Gleeson
Distribuzione: Vertice360
Genere: drammatico, azione