L’orchestra stonata – Recensione

L’orchestra stonata è un bel film francese che racconta una storia di sentimenti, individuali e collettivi, con la consueta leggerezza del cinema d’oltralpe.

Esiste un genere cinematografico preciso, anche se non codificato ufficialmente, la “commedia francese”, esempio lampante di come si possono raccontare storie verosimili di gente comune senza perdere originalità, intrecciando tematiche di genere diverso, senza evitare riferimenti precisi alla realtà quotidiana. Questo con una leggerezza e una capacità di appassionare lo spettatore che, vista dal livello attuale del nostro cinema, sembra irraggiungibile.

L’ancora giovane Thibaut, affermato compositore e direttore d’orchestra, scopre di avere la leucemia, solo un trapianto da un congiunto compatibile può salvagli la vita. Questo drammatico evento provoca nella sua vita una serie di altri scossoni.

Thibaut scopre infatti di essere stato adottato, che colei che ha sempre considerato una sorella, in effetti non lo è, mentre Jimmy, il suo vero fratello si trova in una lontana cittadina, a condurre una vita del tutto diversa dalla sua. Fin qui niente spoiler, perché tutto è già narrato nel trailer.

Quando Thibaut incontra Jimmy sembra che fra loro non possa nascere nessun tipo di sentimento, troppo lontane le vite che il Destino ha scelto per ciascuno di loro, celeberrimo artista uno, cuoco di mensa il secondo, luccicanti capitali internazionali per Thibaut e cittadina affossata dalla chiusura della locale miniera per Jimmy.

Benjamin Lavernhe Pierre Lottin

Un direttore d’orchestra e un trombone da banda, punto d’incontro la musica.

Eppure, misteriosamente, una cosa li accomuna, la musica, una passione capace di fare da ponte fra due vite totalmente estranee, fra due personalità cresciute in ambienti opposti.

Succederanno tante cose, in quella manciata di mesi in cui si verificherà l’effetto domino fra le tante vite che resteranno coinvolte, al centro o marginalmente, dal ritrovarsi dei due fratelli.

Un’orchestra stonata, distribuito da Movies Inspired e che vede non a caso fra i produttori “l’impegnato” Robert Guédiguian, è diretto da Emmanuel Courcol, già autore del mai dimenticato Welcome e più di recente di Nel nome della terra con Guillaume Canet e Un anno con Godot, da cui è stato tratto il nostrano remake Grazie ragazzi con Antonio Albanese.

Benjamin Lavernhe Pierre Lottin

Pierre Lottin e Benjamin Lavernhe, due interpreti di toccante bravura.

En fanfare, titolo originale, è un film corale, arricchito dalla bravura degli interpreti, i due principali sono Benjamin Lavernhe (che ricordiamo in Jeanne du Barry) e Pierre Lottin, circondati però da un sobrio coro di ottimi caratteristi.

Mai zuccheroso, mai ricattatorio, amaro eppure sorridente, mentre tocca una vasta gamma di temi senza mai calcare la mano, il film ci porterà a riflettere sul valore della famiglia e degli indirizzi che ci dà, su quanto possa contare, ammesso che esista, l’ereditarietà, sull’indifferenza del Sistema nei confronti delle persone e di ciò che spetterebbe loro di diritto, su quanto sia importante creare e mantenere il senso della collettività, l’ormai misconosciuta solidarietà.

E su quanto ci si possa volere bene, nonostante gli ostacoli che la sorte ha disseminato fra noi. Tutto questo lungo un filo conduttore che è la musica, “canzonette”, jazz o classica non importa, passione che pur esercitata in vario modo e a diversi livelli può aiutare a salvare la vita.

Quella vita che sì, ogni tanto si prende tutto ma ogni tanto in cambio qualcosa restituisce, a chi se lo merita. In ogni modo, preparate un fazzoletto.

Scheda tecnica:

Regia: Emmanuel Courcol

Cast: Benjamin Lavernhe, Pierre Lottin, Anne Loiret

Distribuzione: Movies Inspired

Genere: commedia, drammatico

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.