L’esorcismo di Emma Schmidt – Recensione

L’esorcismo di Emma Schmidt ci ripropone un argomento molto sfruttato con taglio sobrio ma inefficace.

Iowa, 1928: Padre Steiger viene coinvolto suo malgrado nell’esorcismo su una giovane donna, lui che è un religioso progressista, che vorrebbe ampliare i suoi orizzonti, forse troppo per il tempo e il luogo.

La ragazza ha alle spalle già un doloroso percorso, l’anziano frate esorcista che la accompagna, Padre Riesinger, è un personaggio bizzarro, oppresso dalle troppe esperienze accumulate nella sua lunga “carriera”.

Riesinger è lontano dalla mentalità anche troppo raziocinante di Steiger ma anche lui è scosso da dubbi dopo tanti anni di fatti mai davvero rubricabili con certezza, che però spesso sembrano non avere proprio altra spiegazione che non sia quella della possessione da un’entità malvagia.

Steiger invece ha un approccio medico, convinto che tutti questi casi andrebbero trattati come patologie psichiatriche. La conclusione di questo caso non darà a nessuno dei due, e nemmeno allo spettatore, la certezza su ciò cui hanno assistito.

Abigail Cowen Al Pacino

Un momento topico di queste narrazioni.

Nel 1973 è uscito quello che è considerato il capostipite, il capolavoro di genere L’esorcista, diretto da William Friedkin, tratto dal libro di William Peter Blatty, che prendeva spunto a sua volta dal libro Die Basessenheit di Traugott Oesterreich, che raccontava di eventi che si erano verificati nel Maryland, caso che ha fatto testo.

Anche questa narrazione ne trae ispirazione, con la dichiarata volontà di trattare l’argomento con rigore filologico. Peccato che nel frattempo siano passati 50 anni e infiniti film sull’argomento. Senza considerare che oggi forse più che 50 anni fa si guarda con grande scetticismo a questi casi.

Correva l’anno 1928, dicevamo, grande depressione, miseria, ignoranza e superstizione, e siamo nello Iowa, allora come oggi Stato che non ha mai brillato quanto a progressismo.

Dan Stevens è il “prete giovane”, che vorrebbe un altro approccio.

Ma conta la messa in scena e quindi, che si sia credenti o meno o che si cerchi solamente un’occasione per qualche “divertente” spavento, L’esorcismo di Emma Schmidt (in originale The Ritual) risulta poco convincente.

Il film ha un approccio rigoroso, si intende evitare la solita narrazione orrorifica, ricca di urla, ruggiti bestiali, vomito e altri dettagli disgustosi. Il rigore purtroppo non compensa la stanchezza, la noia diremmo, che pervade questa fin troppo sobria narrazione.

Che si tiene lontana dagli strepiti di altre versioni e non concede alla vittima performance davvero demoniache (niente teste che girano, altri contorcimenti inquietanti o gente che si arrampica sui muri).

Al Pacino

Al Pacino per fortuna non eccede nel suo ruolo di esorcista.

Ma appunto 50 anni sono passati, il palato degli spettatori si è adeguato a gusti sempre più forti e L’esorcismo di Emma Schmidt (distribuito da Midnight Factory) non è nemmeno abbastanza trash da far sobbalzare con qualche jump scare.

Quindi per una volta il rigore documentaristico si rivela negativo. Dissentiamo anche dalla tecnica di ripresa impiegata dal regista David Midell (anche autore della sceneggiature insieme a Enrico Natale), con la macchina da presa in costante, traballante movimento, con i troppi zoom in e out sulle facce dei protagonisti.

Al Pacino non gigioneggia, sobrio pure lui, Dan Stevens (che ricordiamo nel divertente cameo in Abigail), cerca di dare credibilità al suo scialbo personaggio. Le donne sono la santa (la suora Ashley Green), l’indemoniata (Abigail Cowen) e la Madre Superiora Patricia Heaton, faccia nota vista in tanti film, qui però troppo “ritoccata” per essere credibile in una narrazione dei primi anni del secolo scorso.

Esorcisti e aiutanti ugualmente terrorizzati davanti all’inspiegabile.

Il film ci lascia però con un bel rovello, dovuto ai tanti film sull’argomento che abbiamo visto negli anni. Abbiamo collezionato tante ragazze possedute (molti i casi che si dichiarano ispirati a storia vera), mettiamo per primo quello storico di Regan (che ha avuto due sequel e una parodia con Leslie Nielsen, Riposseduta), ma in precedenza c’era già stato Il demonio (1963 diretto da Brunello Rondi).

Proseguendo citiamo Emily Rose (vero nome della vittima Anneliese Michael, protagonista anche del film Requiem), poi Molly Hartley, Anna Ecklund (pseudonimo proprio di Emma Schmidt) e Hanna Grace.

Poi appunto Anneliese Michel (film Requiem) e Maria Rossi (L’altra faccia del diavolo), la figlia del Reverendo Cotton Marus (L’ultimo esorcismo), la figlia dei due protagonisti in The Possession.

E donne erano tutti i soggetti di altri film come Il rito, Liberaci dal male, The Possession, L’esorcista- Il credente, il coreano The Priests, il rumeno Crucifixion. Con ragazze possedute ha spesso avuto a che fare la coppia Warren, quella di Conjuring (solo Russell Crowe in L’esorcista del papa e Aaron Eckhart in Incarnate avevano a che fare con un ragazzo). Quindi, concludendo: ma sempre le donne vengono “possedute” e devono essere esorcizzate? Con questo interrogativo degno di #metoo chiudiamo.

Scheda tecnica:

Regia: David Midell

Cast: Al Pacino, Dan Stevens, Abigail Cowen, Ashley Greene, Patricia Heaton

Distribuzione: Midnight Factory

Genere: horror

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.