Ken il Guerriero, mito di più di una generazione, torna sui grandi schermi in versione restaurata, filologicamente rispettosa dell’originale.
La trasposizione su grande schermo di un fumetto/serie tv di culto assoluto mette sempre in ansia i fan duri e puri, perché difficilmente l’oggetto di un grande amore può essere messo in scena in modo da mandare a casa tutti contenti. Questo non è stato il caso di un personaggio amato come Ken Il Guerriero, manga nato nel 1983 dalla penna di Tetsuo Hara, scritto da Buronson (Yoshiyuki Okamura).
Perché in Italia, fortunatamente, abbiano conosciuto la storia già grazie a una serie tv, divenuta mito televisivo degli anni ’80, distribuita curiosamente solo sui circuiti locali e fortunosamente doppiata, eppure grazie al passaparola divenuta un fenomeno imprevedibile.
Viene definita “multi generazionale”, sia per lo sviluppo della trama che copre diverse generazioni, sia per le varie fasce di età degli appassionati spettatori, sia perché si è diversificata su fumetto, serie tv, film e prodotto per home video. Così, alle spalle di questo prodotto, di materiale ce n’è una quantità sterminata.
Nel 1986 ne è stato tratto un film, Ken Il guerriero, che non è, come la serie tv, un adattamento fedele del manga, ma rielabora elementi dei primi 75 capitoli e adesso viene ripresentato in versione restaurata, con il doppiaggio che riporta a Ken la voce storica di Alessio Cigliano.
Ken il Guerriero della scuola di Hokuto.
In un cupo universo post-atomico, che ricorda il mondo di Mad Max, dichiaratamente ammirato da Tetsuo Hara (ma tanti si sono ispirati a questa visione in seguito, fino a Zack Snyder di Rebel Moon), vaga un’umanità ridotta a manipoli di pochi disperati che si aggirano in un inferno di dolore e sofferenza, dove amore, amicizia e solidarietà sono un lusso che pochi si possono permettere.
Tutto come sempre a causa della follia della guerra. Pochi eroi si contrappongono a schiere di malvagi, che si divertono a sterminare sadicamente i più deboli, infliggendo soprusi, ingiustizie, lutti. Finché all’orizzonte non si staglia la nota, eroica sagoma di Kenshiro. Il pubblico applaude.
Mai come oggi si agogna a un giustiziere invincibile che raddrizzi tutti i torti, rimedi a tutte le ingiustizie. Ma la sua è una vita solitaria, votata al dovere ed al sacrificio e intorno a lui muoiono amici e compagni.
Una vita dolorosa, quella dell’eroe solitario.
Anche Ken può trovarsi in difficoltà, nonostante la sua nota tecnica di combattimento, che consiste nel far esplodere dall’interno il nemico, attraverso la pressione dei punti vitali, perché i nemici che deve fronteggiare sono a loro volta potentissimi.
In questo film lo vedremo umiliato dalla malvagità di Shin, che gli sottrae l’amata Julia, da lui a sua volta desiderata. Quando Ken, sopravvissuto a stento, ricompare in scena, è solo per ritrovare lei, la donna della sua vita. Ma l’incontro con due ragazzini, Bart e Lin, e l’amicizia con l’eroico Rei, gli daranno il sostegno che gli mancava.
Lungo il suo cammino aiuterò deboli, raddrizzerà torti, preso per mano dal destino che lo condurrà dove deve essere, non solo per riprendersi la donna ma per affrontare il nemico più grande, il temibile Raoul, il fratello maggiore che vorrebbe farsi dio.
Ken e Shin, scuola di Hokuto e di Nanto a confronto.
Ben pochi attimi di serenità, pochissimo amore saranno concessi ai protagonisti, ogni attimo di felicità sempre rimandato in una saga che gronda lacrime e sangue, immersa in cupi e desolati panorami.
E’ un peccato che finora nessuno all’altezza sia stato capace di portare in un film live action una storia così intensa e ricca di archetipi, sanguinosa eppur romantica (allo spettatore meditare su un possibile casting), che con questo film rilancia gli aspetti psicologici che avevano intrigato all’interno di una narrazione piena di violenza e di sangue, di guerra fra scuole di arti marziali e di tecniche di combattimento diventate mitiche.
Assisteremo, finalmente supportati da grafica, doppiaggio e sonoro all’altezza, alla lotta fra le due scuole di arti marziali, Hokuto e Nanto, che con tutte le regole e le figure che le compongono sono entrate a far parte dell’immaginario collettivo e di conseguenza sono state citate in numerosi film di arti marziali, Tarantino compreso (e anche in leggerezza in Kung Fu Panda).
La melodrammatica saga di Ken ha impresso un segno indelebile nei cuori dei molti che, allora ragazzini e ignari della tradizione samurai e del Bushido, seguivano le eroiche vicende del loro eroe, che propagava valori per i quali era giusto e degno morire: onore, rispetto, giustizia, senso del dovere, sacrificio, in nome di incrollabili principi. Ma anche il “semplice” amore assoluto.
Crescendo, forse qualche volta si saranno trovati a disagio nel confrontare le inevitabili bassezze, i compromessi indispensabili, gli amori mediocri, l’elasticità dei principi morali, i comportamenti opposti a quanto esaltato dalle storie di cui si nutrivano, necessari però per sopravvivere nella vita reale. Ma si sa, la vita non è un film e nemmeno una serie tv…..
Dopo un altro classico come Capitan Harlock, a distribuire in sala Ken il Guerriero è Nexo Digital, nei giorni 14,15 e 16 ottobre.
Scheda tecnica:
Regia: Toyoo Ashida
Cast (voci): Akira Kamiya, Alessio Cigliano, Kaneto Shiozawa, Simone D’Andrea, Yuriko Yamamoto, Myriam Catania
Genere: animazione, post-apocalittico
Distribuzione: Nexo Digital