John Wick 4 – Recensione

Quarto capitolo per il malinconico eroe John Wick, sicario inarrestabile, uomo solo contro tutti quelli che se lo meritano, perché “le regole hanno conseguenze”.

Chi avrebbe scommesso, nel lontano 2014 che il personaggio di John Wick sarebbe arrivato a un quarto capitolo?

Non molti, perché sulla carta, non era molto originale la figura del killer a pagamento che, una volta ritirato dal suo onorato mestiere, è costretto a tornare sulla piazza da fattori di vario genere, rivelandosi una vera furia omicida, tale da gettare nello sgomento gli incauti che hanno risvegliato il can che dormiva (Jason Statham docet).

Ma così è andata e ora siamo qui per raccontare del quarto episodio della sanguinosissima e divertente saga, che tante soddisfazioni ha dato ai suoi autori, all’interprete e agli spettatori bisognosi di qualche catarsi, anche se virtuale, già grati a Liam Neeson o a Denzel Washington (ma tutto risale al 1974 con Charles Bronson).

Non poteva non entusiasmare l’entrata nel nostro immaginario di un personaggio cool come John Wick, una macchina di distruzione camuffata da essere umano, affidato ad un impassibile ma sempre fascinoso Keanu Reeves (scelta di casting assai oculata).

John Wick 4 Keanu Reeves
John Wick, che ancora crede nell’anima.

John Wick, il cui nome mette tutti sull’attenti, anche i boss più potenti e spietati, non è come potrebbe sembrare, un letale uomo nero, lui è quello che si chiama per ammazzare l’uomo nero. John, uomo con un passato che si rivelerà poco alla volta nel corso della narrazione con inattese ramificazioni, si è ritirato dall’attività per amore (manovra che sappiamo difficile in quel particolare mestiere).

Subisce la tragica perdita dell’amatissima moglie e rimane da solo con i suoi fantasmi e un vellutato cucciolino di beagle come unica compagnia. Si trova però trascinato di nuovo in quella violenza che aveva deciso di rifuggire da una banda di arroganti figli di papà, che gli ammazzano il cucciolo, gentaglia russa che si sa che nei film sono fra i cattivi più succosi.

La sua vendetta sacrosanta aveva occupato il primo film, poi nel secondo aveva affrontato le conseguenze del suo ritorno in campo, costretto a partecipare a una faida fra ferocissimi mafiosi italoamericani. La sceneggiatura del terzo film, il meno appassionante, serviva appena a sostenere un’iperbolica sequela di combattimenti. John era stato espulso per eccesso di infrazioni anche dall’hotel Continental, suo luogo di rifugio, e sottoposto ad una scomunica da parte dell’organizzazione della Gran Tavola (una specie di Spectre degli hitman), oggetto di una taglia che gli aveva scatenato alle calcagna i peggiori ex colleghi del pianeta.

John Wick 4 Laurence Fishburne
Laurence Fishburn è il Re della Bowery.

Tutti i film avevano inanellato una serie di ammazzamenti, combattimenti, inseguimenti, massacri multipli molto vari e nel complesso validi ai fini dell’intrattenimento più “ignorante”, tali da far venire voglia ad alcuni di contare quanti colpi venissero sparati, quanti fossero gli scagnozzi deceduti (si dice più di 200 nei tre film).

Nel corso dei quali abbiamo fatto conoscenza con il pittoresco “mondo di sotto” di quel misterioso giro di assassini e malviventi vari, un universo parallelo in cui si muovono fluidamente i criminali, un mondo segreto di appoggio fatto di zone franche, di luoghi di rifornimento, di isole di non-violenza e di assistenza, regno di un sornione Ian McShane, coadiuvato dall’impassibile Lance Riddick.

Quello che veniva sempre rammentato era che quel mondo parallelo viveva sì sfrenatamente ma in base a precise regole che era assai rischioso infrangere. Perché i codici d’onore sono rigidissimi. E, come spesso ricordato, le regole comportano conseguenze.

John Wick 4 Rina Sawayama
Rina Sawayama, erede di una famiglia nobilmente criminale.

Mentre tutto il mondo si scatenava contro di lui, sparatorie degne di una guerra vera fra nazioni, combattimenti di violenza distruttiva, inganni e trappole di ogni tipo non hanno mai avuto la meglio sul laconico John, che è passato quasi indenne attraverso eventi che avrebbero messo in difficoltà un supereroe Marvel.

A parte l’impressionante arsenale di armi, John è stato aiutato da audaci tecnologie, come non citare l’indispensabile completo in kevlar, vera armatura contro pallottole, mazzate e cadute. Del resto, se qualcuno trovasse da ridire sull’invulnerabilità di gente come Bond o Bourne, bene, si metta il cuore in pace, perché John Wick di più.

John Wick 4, distribuito da 01 Distribution, si apre sulla citazione dantesca “ Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’eterno dolore”, e su questo non ci sono dubbi. In pratica siamo in presenza di un proseguimento/copia del precedente Parabellum, puro pretesto per mettere Wick in mezzo a una quantità di situazioni sempre più iperboliche, alzando l’asticella in modo tale da ricordare a tratti le avventure di Willy il Coyote (non sembri blasfemo dirlo, anche volendo prendere sul serio il resto del film).


John Wick 4 Keanu Reeves
Wick e uno dei suoi tanti avversari senza volto.

Pensiamo però che tagliando un po’ sulla lunghezza degli scontri fisici, delle interminabili sequenze di lotta o delle sparatorie, si sarebbe potuto aumentare un poco lo spessore del protagonista, la cui costruzione in fondo rimane quella elementare del primo film, accresciuta appena da notizie riguardanti le sue origini balcaniche come affiliato della pittoresca famiglia criminale Ruska Roma e la sua precoce appartenenza alla Gran Tavola.

Sempre meno loquace (qui bisognerebbe divertirsi a contare quante battute pronuncia più che quanti nemici uccide), John cerca solo il modo per liberarsi dei suoi debiti nei confronti dell’organizzazione e trovare la sua pace. Questo gli è costato e gli costa il doloroso stillicidio di morti o tradimenti obbligati da parte dei pochi amici che ha raccolto nella sua tragica esistenza.

Inevitabilmente, perché il motto dell’associazione è “Viviamo perché dobbiamo morire”. Però, come abbiamo detto altre volte, in presenza di film di lunghezza abnorme, si avverte la sensazione che si sarebbe potuto stringere. Qui 169 minuti di scontri di vario genere sono troppi. E vanno visti tutti perché c’è una scena alla fine dei titoli di coda.


John Wick 4 Keanu Reeves
La solitudine dell’eroe.

Nonostante tutto, va detto che il regista mette in scena alcune sequenze memorabili. Quanto a scenografia segnaliamo la strage nella discoteca, fra fumi, luci, pioggia, musica, folla danzante, con un cattivo che non avrebbe stonato in un Batman di Tim Burton. Come coreografia d’azione si impone all’attenzione il lungo inseguimento/combattimento in una Parigi notturna, in mezzo al traffico rotante intorno all’Arco di Trionfo.

Da puro videogame invece la sparatoria con pallottole incendiarie, stanza dopo stanza, in un enorme appartamento ripreso dall’alto come non ci fossero i soffitti, in un suggestivo piano-sequenza. E come non nominare la faticosa salita di Wick al Sacro Cuore, ostacolato da una quantità mostruosa di assassini, da far sembrare la scena della Sposa contro gli 88 folli in Kill Bill una passeggiata.

Keanu Reeves asciutto in viso e nel corpo, si mostra sempre all’altezza del suo stanco eroe, con il suo malinconico allure. Laurence Fishburne si ripresenta nel ruolo del secondo film, il Re della Bowery. Torna anche l’ineffabile Ian McShane, il mefistofelico gestore del Continental, l’hotel zona-franca per gli assassini.

John Wick 4 Bill Skarsgård Scott Adkins
Bill Skarsgård, un villain troppo attento al look.

New Entry per l’odioso Marchese de Gramont (Bill Skarsgård), esageratamente dandy, personaggio al quale verrà giustamente ricordato che l’ambizione di un uomo non deve mai superare il suo reale valore, e per Donnie Yen, una specie di Daredavil perché cieco, che è un ex killer anche lui costretto a tornare di malavoglia in azione.

Nel cast entra anche Shamier Anderson (visto nella serie Invasion), un killer solitario e dal look un po’ casual, che lavora in simbiosi con un letale pastore belga. Nel cast tante altre facce note e amate in questo genere di film, come Clancy Brown, Hiroyuki Sanada, Natalia Tena, Scott Adkins. E Lance Reddick, da poco precocemente deceduto.

Dirige per la quarta volta l’ex stunt di Reeves in Matrix, Chad Stahelski, coadiuvato alla produzione dal suo socio David Leitch, con il quale ha fondato l’87 Eleven, una richiestissima società di stunt. A scrivere la non molto innovativa sceneggiatura, ci sono Shay Hatten e Michael Finch, questa volta è assente Derek Kolstad, che figura sempre come “padre” del personaggio originale. L’azione si sposta fra Giordania, New York, Osaka, Berlino, Parigi. Sempre appropriate le musiche di Tyler Bates e Joel J. Richard e da segnalare la fotografia di Dan Lausten.

John Wick 4 Keanu Reeves

Eroe suo malgrado, perché assassino che si nobilita ammazzando gente peggiore di lui, John Wick è un personaggio che agisce in nome del principio di pura causa/effetto, piegano la testa a logiche degeneri, in quanto sono i pilastri su cui si basa il nero mondo in cui vive, dove i codici d’onore rigidissimi garantiscono la sopravvivenza di tutti.

Più hardboiled di quanto potrebbe sembrare, più cinema orientale (e perfino western) che Kill Bill o Sin City, John Wick è un personaggio cupo e disperato, disegnato come in una graphic novel più che in un videogame. Quella di John Wick è un’altra catartica e iperbolica storia di vendetta, in cui si ha la certezza che i cattivi pagheranno il fio delle loro colpe.

Oggi non è poco, anzi basta e avanza per godersi un film senza impegno. Certo che fra i generi, si potrebbe anche inserire “fantasy”.

Scheda tecnica

Regia: Chad Stahelski

Cast: Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Lance Reddick, Rina Sawayama, Ian McShane, Natalia Tena, Donnie Yen, Scott Adkins, Clancy Brown, Bill Skarsgård, Hiroyuki Sanada, Shamier Anderson

Distribuzione: 01 Distribution

Genere: azione, thriller

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.