Jeanne du Barry racconta la vita della cortigiana più famosa della storia, romanzando parecchio una vita già romanzesca.
Nata nel 1743 e morta nel ’93, Jeanne du Barry è stata la cortigiana più celebre della storia, ultima favorita di Re Luigi XV.
Erano tempi in cui se non si era privilegiati dalla nascita, per una donna che volesse compiere un salto di classe sociale non c’era altra strada che vendersi, sperando di finire davvero al miglior offerente.
E al migliore arriva Jeanne, figlia senza padre di una donna di umilissime origini, che per sua fortuna, grazie alla sua bellezza ma anche alla sua voglia di apprendere e migliorare, riesce a usare gli uomini che la useranno, personaggi di un buon livello sociale che la metteranno in evidenza, facendola reclutare come compagna del Re per qualche notte di distrazione.
Ma il loro rapporto prenderà una piega ben diversa, per il sentimento che nascerà fra i due, osteggiato con ferocia dal resto della corte, specie dopo il suo insediamento a Versailles.
La presentazione ufficiale a corte.
Circondata da un’ostilità invidiosa, Jeanne affronterà l’ostacolo più arduo, l’arrivo a corte di Maria Antonietta, prossima sposa di Luigi XVI, figlio del Re. Mentre la narrazione si svolge, sappiamo che a incombere su molti dei protagonisti è la Storia, perché nel 1789 arriverà come un uragano la Rivoluzione, seguita dal periodo del Terrore, che concluderà la parabola di Jeanne.
Per riuscire a raccontare la storia che vuole, Maïwenn, che scrive, dirige e interpreta Jeanne, modifica non poco la storia vera e questa è una decisione che lascia sempre perplessi. Una volta scelto un personaggio, amato oppure anche odiato, positivo o negativo, andrebbe raccontato come è stato nella realtà, non modificando gli eventi e i caratteri in base al proprio piacimento.
Senza considerare che, come in tutti i film che ricostruiscono rapporti non documentati fra personaggi storici, anche in Jeanne du Barry possiamo solo decidere di credere a quanto ci viene raccontato, alla quotidianità dietro i grandi eventi storici.
L’intimità esibita nei giardini di Versailles.
Se siamo certi di come tutto è finito, con la Rivoluzione francese, di come nel film i protagonisti ancora viventi sono stati tutti ghigliottinati, non altrettanto lo saremo sull’entità del legame fra il Re e la sua cortigiana, sull’intensità del loro sentimento, sulla qualità del loro rapporto.
Ma è bello voler credere che sia stato così, pur nell’atroce situazione femminile che traspare in ogni momento del film. Che si trattasse di svantaggiate popolane o di dame reali, le donne erano in balia del mondo maschile, amate o odiate, rispettate, temute o disprezzate, ma tutte in realtà prive di quel potere che viene dall’essere indipendenti e davvero padrone del proprio destino (pur nelle regole di “mercato” che vigono ancora oggi, e non solo per le donne).
Jeanne da questo film esce beatificata, un personaggio totalmente positivo, privo di ombre, perché così si è deciso di raccontarlo e, nella costruzione di questa sceneggiatura, diventa un toccante condensato di tante figure femminili che hanno lottato per tutta la vita per sottrarsi a un destino infausto e poi mantenere la posizione raggiunta.
Anche i Re piangono.
Non un’eroina femminista, sia chiaro, ma una donna sola contro un mondo che ben conosce, di cui sa come sfruttare le debolezze, ben conscia di non poterlo combattere. E al quale alla fine soccomberà.
Così anche Luigi XV risulta un Re “perbene”, dispotico ma capace di ridere delle sue regole, annoiato ma spiritoso, mai inutilmente crudele. Poco interessato però alle faccende pubbliche, perché troppo preso dal suo privato. Johnny Depp lo interpreta, recitando in francese nell’originale, con sobrietà e leggerezza. Ottimo Benjamin Lavernhe nel ruolo del cortigiano mentore della giovane donna.
Jeanne du Barry, presentato a Cannes, distribuito in Italia dal 30 agosto in tutte le sale da Notorious Pictures dopo molte anteprime, è un film di grande bellezza formale, con una serie di personaggi assai ben tratteggiati, da quelli principali a quelli in secondo piano, grazie a un’ottima scelta degli attori e a una scrittura brillante, se vogliamo considerare il film un’arguta commedia in costume.
Comunica però un messaggio contrastante, perché proviene da una donna come Maïwenn, affermata e stimata regista oltre che sceneggiatrice e attrice, sicuramente indipendente e padrona del proprio destino, che ha molto amato ed è stata riamata da uomini noti e affermati.
Qui però, come nel suo intenso Mon roi, differente storia di fascinazione e conseguente sottomissione verso un maschio dominate, sembra mostrare come ogni donna nel fondo del suo cuore vorrebbe solo essere la regina di cuori del suo Re.
Scheda tecnica:
Regia: Maïwenn
Cast: Maïwenn, Johnny Depp, Benjamin Lavernhe, Pierre Richard, Melvil Poupaud
Distribuzione: Notorious Pictures
Genere: drammatico, storico