Con Il sol dell’avvenire Nanni Moretti ritorna con un film come ci aspettavamo da anni e non speravamo più.
Giovanni è un anziano regista di culto, uno che fa un film ogni cinque anni, sempre più a fatica.
Al suo fianco ha Paola, la moglie, anche produttrice, amata ma in secondo piano rispetto “all’arte”, perché nella sua vita i personaggi sono più importanti delle persone, le sue storie più della sua realtà.
Giovanni sta girando un film, in cui racconta del sofferto conflitto interno al Pci riguardo la repressione russa della rivoluzione ungherese nel 1956, i cui protagonisti sono Silvio Orlando e Barbora Bobulova, che incarnano due atteggiamenti opposti.
Durante questa crisi, nel quartiere periferico dove si trova la piccola sede di partito, arriva un circo proprio ungherese, con tigri ed elefanti, i cui componenti rimangono bloccati là dall’avanzare della repressione russa.
Intanto anche Giovanni resta bloccato perché finiscono i soldi del produttore francese suo grande amico (Mathieu Amalric) e potrebbe subentrare Netflix (spunto per l’ennesima spassosa presa in giro del “colosso dello streaming”).
Mentre lotta per il suo film, Giovanni ne sta pensando già un paio di altri: la storia di una coppia e del loro amore quarantennale raccontata attraverso una serie di canzoni italiane e un trattamento dal romanzo Il nuotatore di John Cheever (già film con Burt Lancaster), l’avventura di un uomo in crisi.
E ogni tanto ricorda i suoi primi tempi con Paola, quando tutto sembrava più facile, almeno nel ricordo, mentre in realtà non lo era mai stato (perché nessuno cambia mai veramente). Paola però sta andando da un analista per trovare la forza di lasciare Giovanni.
Nel film Bobulova si scontra con l’amato compagno che non si decide a prendere posizione. Il finale, tragico, è già scritto, che cosa mai potrebbe cambiarlo? Perfino i personaggi sembrano ribellarsi e gli attori che li interpretano scalpitano.
Se le tante trame raccontate sembrano troppe, se gli argomenti sembrano già trattati, specie nel cinema di Nanni Moretti, questo non tragga in inganno, perché questa volta l’autore centra perfettamente il bersaglio, realizzando un film (mal servito da un trailer poco attrattivo), che si ricollega ai suoi più grandi successi, facendo coincidere finalmente il suo personaggio con se stesso, senza bisogno di chiamarlo con altro nome.
Moretti intreccia alla perfezione tutti i fili narrativi, si toglie tanti sassolini dalla scarpa, minimali e più sostanziosi, lancia strali di esilarante malevolenza contro tante delle cose che palesemente oggi lo irritano (lo hanno sempre irritato): i social, le interviste inutili, i sabot, i registi epigoni di Tarantino, altri film che non gli sono mai piaciuti.
Intanto parla di perdite, di cambiamenti, di cose non dette e di quelle che si sarebbero dovute dire, di rimpianti e di progetti. E si cita, con ironia e non fastidiosamente, e mette in scena il suo racconto con sarcasmo, acidità, humor, nostalgia, tenerezza (che “non vuol dire melensaggine”) e pure un paio di momenti cantati e una nuotata.
Sempre ammantato regalmente da quella dichiarata mancanza di empatia di cui ha fatto la sua bandiera ma che ce lo ha reso unico. In questa dimensione anche il suo noto eloquio scandito e sempre più rallentato trova di nuovo la sua ragion d’essere, mentre non lega con i personaggi di finzione di altri suoi film.
Questo modo di parlare è di Moretti, questo personaggio è Moretti. Punto. Si chiude fellinianamente, dopo aver esplicitamente citato il Maestro, con una parata che è un ringraziamento. Fa piacere vedere che gli antidepressivi (veri o immaginati) facciano un così bell’effetto.
Divertente e malinconico, con un paio di occasioni da pura commozione per chi ami lui e il cinema italiano e gli anni ormai lontani in cui tutto (canzoni comprese) era più bello, Il sol dell’avvenire, distribuito da 01 Distribution, è finalmente il film (un film con dentro due e più altri film) che ogni volta ci siamo aspettati, per tanto tempo.
Ed è arrivato. Di questo siamo grati a Moretti e per questo gli auguriamo ogni fortuna per questo suo film d’amore e di politica. Perché sappiamo bene che “il privato è politico”.
“Fischia il vento, soffia la bufera, scarpe rotte e pur bisogna andar, a conquistar la rossa primavera, dove sorge il sol dell’avvenir”, prendiamolo come un incoraggiamento, anche se la primavera oggi ha un colore diverso.
Scheda tecnica
Regia: Nanni Moretti
Cast: Nanni Moretti, Margherita Buy, Silvio Orlando, Barbora Bobulova, Mathieu Amalric, Jerzy Stuhr
Distribuzione: 01 Distribution
Genere: commedia