Con Il regno del Pianeta delle scimmie torniamo nella famosa saga che ha avuto inizio con il primo film tratto dal romanzo di Pierre Boulle.
Tutto è cominciato nel lontanissimo 1968, con Charlton Heston che restava a contemplare sgomento la Statua della Libertà semisepolta dalla sabbia di quello che, alla fine della sua avventura, si rivelava essere proprio il suo pianeta, gettandolo nella disperazione. Immagine fortissima, che è rimasta impressa nella nostra memoria, marcando quella narrazione per sempre.
La storia, tratta dal romanzo di Pierre Boulle (scritto nel 1963) era piaciuta molto al pubblico, e così sono seguiti altri nove film, due serie tv, fumetti e videogames. Dal 2011 è iniziata un’operazione di reboot, composta da tre validi film (il secondo nel 2014 e il terzo nel 2017).
Esce adesso il primo capitolo di un’ulteriore trilogia, a chiudere il cerchio (immaginiamo). Nel complesso si è trattato di una narrazione di apocalittica cupezza, una serie di tragici eventi sempre causati dalla follia dell’essere umano, con la messa in campo di molti spunti interessanti, per chi avesse voglia di riflettere.
In questo nuovo capitolo, Il regno del Pianeta delle scimmie, ci ritroviamo diverse generazioni dopo la morte di Cesare, l’amato leader che in War, il film del 2017, guidava la rivolta definitiva contro gli umani, una volta per tutte visti come irrimediabili nemici.
Noa e la sua alleata aquila.
Ma Cesare è morto e ha solamente lasciato un’eredità morale, una serie di principi che però sono stati dimenticati, nel migliore dei casi tramandati come imprecise leggende di pace e tolleranza, o addirittura al contrario usati per legittimare lo sterminio dei propri simili.
Infatti conosciamo lo scimpanzé Noa, che fa parte di una pacifica enclave che di Cesare non ha mai nemmeno sentito parlare dagli anziani della tribù, che vive in simbiotica convivenza con le aquile. Di Cesare si ricorda benissimo Raka, un vecchio orango, perché a lui, a quelli prima di lui, è stato ben inculcato il suo credo originario.
Lui però è l’ultimo della sua specie e tutto svanirà come una lacrima nella pioggia. E poi c’è l’orda feroce agli ordini dello spietato Proximus, ferocissimi scimmioni più potenti ma meno agili della razza di Noa (sono delle scimmie di Bondo), che usano le parole di Cesare come armi per sottomettere e distruggere.
Un umana, una sopravvissuta.
Ma in mezzo a questo tumulto di primati, qualche umano ancora resta, in condizioni di vita di animalesco regresso, tranne una ragazza, che però non si sa bene cosa sappia di Cesare, cosa abbia intenzione di fare e in base a quali principi. I loro destini si intrecceranno drammaticamente.
Dopo averci introdotto Noa e il suo gruppo, con un’idilliaca way of life in stile Nativi americani, la storia prende una piega drammatica con il violento assalto e conseguente strage da parte degli scimmioni, che riducono in schiavitù gli scimpanzé sopravvissuti, schiavizzandoli come il perfido Star King di Godzilla e Kong, rinchiudendoli in un campo nel loro insediamento.
Che ha sede nel relitto arrugginito di una gigantesca ex nave da crociera, arenata sulla costa. Da lì il brutale leader vuole dare inizio al suo impero, sfondando un gigantesco portale costruito dagli umani secoli fa lungo la costa, dietro il quale ci sono cose capaci di garantirgli il predominio assoluto (così lui pensa).
Proximus, il dittatore deviato.
Quanto agli infidi umani, sempre capaci di suscitare i peggiori sospetti sui moventi delle loro azioni, potrebbero avere in questo caso intenzioni comprensibili. Noa, giovane figlio di un re buono, compirà il suo canonico percorso di formazione e tornerà da dove era partito più maturo e conscio.
E dove approderà l’umana? Della riuscita della sua missione sapremo nel prossimo film. Spettacolare il comparto tecnico, sia la resa delle scimmie che dei panorami, con effetti speciali davvero stupefacenti, che concedono alla scenografia lo spunto per scorci molto suggestivi.
Questo capitolo, gravato da un’eccessiva lunghezza di quasi due ore e mezza (siamo d’accordo che superare le due ore è sempre un problema), si presenta come un veicolo per introdurre nuovi personaggi e nuove tematiche e in questo senso funziona, pur con qualche passaggio che richiede una dose maggiore della già concessa sospensione di incredulità.
Raka, il saggio orango.
Il film, distribuito da 20th Century Studios e Disney, è diretto da Wes Bell, reduce dalla saga Maze Runner, su sceneggiatura di Josh Friedman, con i personaggi creati da Rick Jaffa e Amanda Silver, e concede parecchie soddisfazioni ai fan del film originale. Noa chiama Nova la ragazza umana, come quella che veniva abbinata ad Heston; è praticamente uguale come struttura la scena di inseguimento e cattura degli umani nel campo di granoturco, e anche in questa versione hanno perso il dono della parola.
Uguali sono gli inquietanti spaventapasseri intorno all’insediamento delle scimmie; e il misterioso deposito ambito da Proximus allude alla caverna del vecchio film, nel quale si trova anche una bambola parlante. Concludendo, resta la solita riflessione che, come sempre nelle catastrofi che annientano l’umanità, noi e sempre solo noi siamo la causa dei nostri mali.
E il nostro egoismo ci rende indifferenti nei confronti delle generazioni future, che saranno lasciate a subire le atroci conseguenze degli errori commessi dagli avi. Lo spunto più interessante è però quello relativo alla figura di Cesare, la scimmia che avevamo conosciuto nel primo film, legata da grande affetto al suo umano (che era James Franco).
Che si era eccezionalmente evoluta a causa di quel virus che aveva quasi sterminato l’umanità, che aveva lottato e sofferto, pagando con lutti e dolori, per arrivare a un grado di coscienza davvero superiore, che aveva cercato di trasmettere ai suoi discendenti, affinché non commettessero gli errori che lui ben sapeva.
Ma qualunque messaggio sia lasciato da un leader, è destinato a mutare nei secoli, a essere modificato nella progressiva trasmissione, suscettibile di essere usato per scopi diversi, anche lontanissimi dall’intenzione primaria. Le stesse parole messe in bocca di personalità opposte ottengono opposti risultati. Da Gesù Cristo in poi è successo tante volte e questo, secondo noi, è l’argomento più interessante del film, specie ai nostri giorni. Il resto è azione e avventura con tanti effetti speciali.
Scheda tecnica:
Regia: Wes Ball
Cast: Owen Teague, Freya Allan, Kevin Durand, William H. Macy
Distribuzione: Disney/ 20th Century Studios
Genere: azione, fantastico