Con Il Gladiatore II il regista Ridley Scott ci riporta sui luoghi del suo fortunato film del 2000, con protagonisti nuovi e qualche ritorno.
Vent’anni dopo. Non stiamo parlando del romanzo di Dumas, sequel de I tre moschettieri. Perché siamo a Roma nel 200 d.C. circa e l’Impero non smette di espandersi, trascurando il benessere dei suoi cittadini.
Siamo in Numidia, mentre la flotta romana sta per espugnare la città dove si trova il giovane Annone, il protagonista della nostra storia, che vedrà morire le persone a lui più care per mano degli spietati invasori romani, guidati dal Generale Acacius (Pedro Pascal), gran combattente ma stanco di inutile espansione al costo di troppe vite umane.
Sono passati vent’anni dalla morte tragica ma gloriosa di Maximus Meridio, che dopo essersi vendicato del malvagio Commodo si era finalmente ricongiunto a moglie e figlio nei Campi Elisi. Annone subirà il triste destino di tanti suoi concittadini e sarà trascinato in catene a Roma per diventare carne da arena.
Finisce sotto l’ala protettiva di un ricco e ambizioso mercante di schiavi, Macrinus (Denzel Washington), vera eminenza grigia, che, come già il Proximus di Oliver Reed, sembra appoggiare la sete di vendetta del ragazzo, anche per suo calcolo personale.
Paul Mescal, il promettente attore scelto per essere il nuovo Gladiator.
Intanto Roma, assediata da questuanti e lebbrosi, affollata di una plebe affamata ma sempre manipolabile, puzzolente e decadente, subisce la tirannia di due imperatori gemelli, Caracalla e Geta, due pervertiti smidollati, che, come Commodo, tengono a bada le masse con il solito panem et circenses.
Annone finisce quindi a combattere al Colosseo, come un ben noto e amato personaggio rimasto nel cuore degli antichi romani (oltre che del pubblico in sala) e in quello di Lucilla (Connie Nielsen), la figlia di Marco Aurelio, ancora presente a corte, che nel tempo ha consolato il suo cuore spezzato legandosi proprio al Generale Acacius.
Fra combattimenti iperbolici, trame di palazzo, riconoscimenti e agnizioni, il fumettone che è questo Gladiatore II cerca di intrattenere senza annoiare ma senza mai davvero appassionare. Ci sono vari accenni che potrebbero preludere a una svolta più interessante, ma si rivelano solo tali.
Denzel Washington, uno che i “bianchi” romani vorrebbe vederli bruciare.
Accenni appunto, come un’insistenza sul “Sogno romano”, che allude forse a quello di ben altra nazione, il sogno di quella Roma che avrebbe dovuto diventare faro di civiltà e accoglienza per tutti i popoli e invece.
Si ripete due volte la definizione di vendetta, la migliore è non diventare come chi ci ha offeso (valida massima, imbarbarirsi per combattere i barbari non ci farà diventare come loro?). Bella anche la frase qui attribuita a Cicerone: uno schiavo non anela a essere libero ma ad avere anche lui uno schiavo.
Sono piccolezze però, quasi non percepibili nel colossale “peplum” che ci regala anche qualche momento di kitsch imperdonabile, come gli squali che nuotano nel Colosseo allagato per ricreare una battaglia navale e i pessimi (quanto a CG) babbuini assassini del primo combattimento di Annone. Lascia perplessi anche il rinoceronte, tigri e leoni non bastavano? E sorvoliamo su un “graffito” in inglese.
Connie Nielsen, come non fossero passati 24 anni.
Stigmatizziamo inoltre il fatto che tutte le sinossi presenti online da mesi rivelino la vera natura del personaggio di Annone, togliendo così allo spettatore la sorpresa un po’ da feuilleton riguardo le sue origini (ma qui non è responsabilità di Ridley Scott).
In ogni modo la visione del film, che è distribuito da Eagle, richiede la conoscenza di quello precedente, perché altrimenti si perdono molti riferimenti, anche se nei bei titoli di testa in disegno animato assistiamo a un veloce recap (opera di Gianluigi Toccafondo, autore del logo della Scott Free, la casa di produzione dell’86enne regista).
Non tutto si butta, sia chiaro, ci sono alcune scene di massa ben coreografate, meglio che in Napoleon, ma nel complesso a latitare è l’anima del film, questo Gladiatore II in molti punti dei suoi 141minuti di durata sembra un copia/incolla del glorioso film precedente, senza mai arrivare a quella intensità da nobile melodramma in costume che era riuscita a contraddistinguerlo.
Tigri o leoni sembravano poco.
Del resto alla sceneggiatura non c’è John Logan (da L’ultimo samurai a The Aviator e Skyfall e Spectre), ma David Scarpa, che dopo Tutti i soldi del mondo e Napoleon avremmo anche messo in stand by.
Gli unici momenti emotivamente coinvolgenti sono quelli in cui ritorna come un’eco la figura di Maximus, sempre accompagnati dai temi del primo film, per cui Hans Zimmer passa giustamente all’incasso, perché la colonna sonora del suo “discepolo” Henry Gregson-Williams è del tutto irrilevante, puro tappeto musicale su cui far scorrere le immagini, priva di un suo tema portante.
Spiace vedere sprecato in un ruolo che non è nelle sue corde un attore promettente come Paul Mescal, che ha già ben dimostrato cosa può fare in presenza di personaggi e sceneggiature ben scritte (la serie Normal People, i film Creature di Dio, Aftersun, Estranei).
Perdo Pascal è il disilluso Generale Acacius.
Pedro Pascal riveste dignitosamente la sua figurina, Connie Nielsen, che già faceva parte del cast precedente, è sempre affascinante, regale e disperata. I due esagerati Twins Emperors sono Joseph Quinn (Geta) e Fred Hechinger (Caracalla), che farà senatore la sua scimmietta preferita, alludendo forse al mitico caso di Catilina e del suo cavallo.
L’unico personaggio ben costruito, nella sua ambiguità e nel crescendo del suo machiavellico piano, è quello di Macrinus, in cui si compiace di gigioneggiare un sempre godibile Denzel Washington.
La sceneggiatura butta lì quello che era il perno del film precedente, il toccante tema della riunione con le persone amate che però se ne sono andate anzi tempo, e magari anche con crudele ingiustizia, con quell’aldilà a portata di mano, basta arrivare alla porta che ci aspetta in fondo alla strada e spingere l’anta per ritrovarli e avere finalmente pace, qui accennato e poi perso per strada. Sarà mica che pensano a un sequel?
Scheda tecnica:
Regia: Ridley Scott
Cast: Paul Mescal, Connie Nielsen, Pedro Pascal, Derek Jacobi, Fred Hechinger, Joseph Quinn, Lior Raz, Peter Mensah, Alexander Karim, Denzel Washington, May Calamawy
Distribuzione: Eagle Pictures
Genere: azione, storico, drammatico