Il cinema e il genere Peplum – Articolo

L’uscita in sala di Gladiatore II ci ha fatto ripensare al genere Peplum, ai tanti film di quell’ambientazione visti a partire da anni assai lontani.

L’arrivo sui grandi schermi di Gladiator II, l’atteso sequel del mitico film del 2000, nuovamente diretto da Ridley Scott, ci ha fatto ripensare ai tanti film del genere cosiddetto “peplum” (in inglese detto “sword and sandal”), che hanno imperversato soprattutto a partire dagli anni ’50, raggiungendo il massimo sviluppo nel decennio successivo, anche se già il soggetto era stato trattato agli albori dell’invenzione del cinema (Cabiria, i primi Quo vadis? Spartaco e Ben Hur).

Antica Grecia, antica Roma, Egitto, altre civiltà mediorientali, i Vangeli e la Bibbia sono sempre stati molto attrattivi per la cinematografia americana, che con la faciloneria che non ha mai abbandonato, quando si tratta di ambientare una storia nel Mediterraneo, ci ha regalato anche perle di esilarante cattivo gusto.

Alcuni film sono invece diventati delle pietre miliari del cinema mondiale come Ben Hur con Charlton Heston, Spartacus di Kubrick, Quo vadis? con il Nerone di Peter Ustinov, La tunica con Victor Mature e Richard Burton.

E poi I dieci comandamenti con il Mosè di Heston e il perfido faraone Yul Brinner, La Bibbia di John Huston, Titus di Julie Taymor, Giulio Cesare con Marlon Brando. E come non ricordare il cult in negativo, Cleopatra, storico flop che nel 1963 aveva messo in ginocchio la casa di produzione 20th Century Fox.

Charlton Heston

Ben Hur e la scena della gara fra le bighe, passata alla storia.

Va detto che allora i film si vedevano rigorosamente doppiati e crediamo che in questi casi il nostro lavoro di adattamento non possa che avere avuto un effetto positivo. Il film che ha dato l’avvio a tutto è stato però l’italianissimo Le fatiche di Ercole del 1958 (diretto da Pietro Francisci) che aveva lanciato Steve Reeves, ex Mister Universo.

Nel 1961 con il genere si era misurato anche Sergio Leone con Il Colosso di Rodi. Oggi invece si scelgono validi attori che per avere il ruolo si devono costruire un fisico che fino a quel momento magari non faceva parte del loro aspetto.

Negli anni lontani, vista la scarsa professionalità degli attori chiamati a impersonare l’eroe positivo, gli attori migliori si potevano trovare nei ruoli da “cattivo”, con un’accentuazione dei toni che rendeva il risultato ancora più surreale ma gustoso.

Peter Ustinov

Peter Ustinov è stato un indimenticabile Nerone in Quo Vadis?

Ricordiamo l’infinita serie di film su Maciste, su Ercole, Sansone, Ursus e poi su Troia, Cleopatra, anche con commistioni surreali, Totò contro Maciste, personaggio contro il quale è finito per battersi perfino Zorro.

Si trattava di colossal/polpettoni/feuilleton in costume succinto, e possiamo dire che, dopo il lento declino degli anni ’70 e ’80, Matteo Rovere con il suo Il primo re del 2019 ha fatto la sua incursione nel genere, alla luce però di una quasi punitiva ricostruzione storica, con ambientazioni e costumi il più possibile aderenti a quella che si pensa fosse la realtà di quei lontani tempi.

Merita però una menzione anche l’Odissea televisiva del 1968, per la cura della trasposizione, e come non citare la Medea di Pasolini. Gli altri erano film a basso costo, i costumi costavano poco (tuniche e sandali), le sceneggiature erano un mischione fra mitologia e storia, con attori scelti per i loro muscoli e non certo per le capacità recitative, scenografie realizzate al risparmio, effetti speciali approssimativi e trame improbabili.

Yul Brinner

L’altero faraone di Yul Brinner nel capolavoro di genere I 10 comandamenti.

Una menzione a parte per i film di Ray Harryhausen (Gli argonauti) con il mitico stop motion di quei tempi. Dal Gladiatore del 2000, massacrato dalla critica anche per le imprecisioni nella ricostruzione storica, ma enorme successo commerciale con 5 Oscar, abbiamo assistito a un ritorno di interesse, con film però che confermavano quanto si diceva per i prodotti dei decenni passati.

Elenchiamo: un remake di Ben Hur nel 2003; Troy (2004) con il sexy Achille di Brad Pitt e Alexander su Alessandro Magno con un ossigenato Colin Farrell. Il sanguinario 300 nel 2006 per la regia di Zack Snyder, poi il surreale Thermae Romae di Hideki Takeuchi, primo film del 2012 e sequel nel 2014.

Nello stesso anno sono usciti anche Pompei di Paul W.S. Anderson, Exodus di Ridley Scott con Christian Bale e Hercules con The Rock. Gods of Egypt con Gerard Butler e Ave Cesar dei Fratelli Coen sono arrivati nel 2016. Ben tre film sono stati realizzati sulla mitica Legione IX Hispana, misteriosamente scomparsa nell’anno 120 d.C. (Centurion, The Eagle, L’ultima Legione).

Brad Pitt

Un biondo Brad Pitt per Achille in Troy.

Ricordiamo poi anche le serie tv Roma e Those About to Die con Anthony Hopkins, in streaming su Prime, oltre alla co-produzione italo/britannica Domina e Romulus, di nuovo di Matteo Rovere. Ma anche film come quelli della serie Percy Jackson e i due Scontro fra Titani sono lì a segnalare che la passione per il soggetto non è mai morta.

Il successo di Le fatiche di Ercole negli USA aveva ingolosito anche gli americani che si erano buttati sul genere, facendo la felicità (e la fortuna) della nostra Cinecittà, dove molti di questi film venivano realizzati (adesso si privilegia il Nord Africa).

Pensiamo che quei film che avrebbero potuto dare un’idea realistica della nostra civiltà-madre, aumentando grazie al mezzo cinematografico quell’interesse che era mancato durante le noiose lezioni scolastiche.

Dwayne Johnson

La rivisitazione di Ercole da parte di Dwayne Johnson.

Risultato conseguito da molti film storici di periodi successivi, più spesso con prodotti stranieri che italiani, perché raramente il nostro cinema ha messo mano al proprio passato svecchiandone la rappresentazione, rendendolo appassionante pur nella fedeltà della ricostruzione, come invece hanno saputo fare inglesi e francesi e perfino gli americani.

Invece il risultato conseguito è stato di confondere le idee, fra storia, mitologia e pura e semplice fantasia, perdendo un’occasione per approfondire, anche in frivolezza, la storia di una civiltà i cui metodi a ben guardare sono stati presi a modello da tante nazioni anche in tempi assai più recenti.

Pubblicato da Giuliana Molteni

Vado al cinema dalla metà degli anni ’50 e non ho mai smesso. Poi sono arrivate le serie tv.